Vederci chiaro
Spetta/Le Redazione
06 Gennaio 2014
Cara Redazione
Un tempo il portatore di occhiali era o deriso, o considerato quasi un "diverso" quindi da tenere alla larga. Non ha caso fino a tutti gli anni settanta, la maschera comica del "Rag. Geom. Filini," di Fantoziana creazione portava delle spesse lenti che erano lo spunto principale della comicità delle situazioni. Ora almeno nel mondo occidentale, gli occhiali sono diventati importanti per il look personale, mentre nel terzo e quarto mondo sono ancora essenziali, ma non accessibili per la maggior parte delle persone.
Negli anni cinquanta le persone con gli occhiali erano rarissime, e quelle poche che li indossavano, o erano persone importanti, o portatori di gravi patologie visive. Nei miei ricordi di bambino è sempre presente il ricordo di mia nonna che mi chiamava per aiutarla ad “’nfilar la gocia” (infilare l’ago), operazione che io facevo con estrema facilità, e che nella mia ingenuità infantile, pensavo che lei non volesse fare per pigrizia. Come è sempre presente il ricordo di un mio compagno di prima elementare, da noi chiamato “quatr’oci” (quattrocchi) perché portatore di un orribile paio di occhiali, con delle lenti circolari spesse come il fondo di un bicchiere, fissate su una montatura di tartaruga con le stanghette tenute insieme, dietro la nuca, da un elastico nero. Dopo tanti anni penso a quale, e quanta, sofferenza psicologica, possa avere provato quel bambino, per una cosa banale, come portare un paio di occhiali, ma che al tempo era paragonabile, più o meno, come avere una gamba di legno.
Negli anni cinquanta, portare gli occhiali non era comune, non per qualche capriccio o moda, bensì per due fattori molto importanti. Il primo perché, specialmente in Italia, il numero degli analfabeti era altissimo, quindi, non leggendo, la maggior parte della popolazione non si accorgeva neppure di avere difetti di vista, come la miopia, l’altro era il loro costo, non sopportabile per i più. A Carrara, in quegli anni vi era un alto numero di persone con gravi problemi alla vista, soprattutto “quadratori” (scalpellatori del marmo) che non portando sul lavoro, alcun tipo di protezione, erano soggetti a ferite da schegge, o di marmo, o quelle molto più pericolose, di acciaio, saltate della testa dello scalpello, che causavano spesso la perdita della vista dall’occhio infortunato.
L’occhiale è un’invenzione tutta italiana, nato a Venezia forse per caso, in una vetreria di Murano. Il primo documento certo a riprova di ciò, è un affresco datato 1352, opera di Tommaso da Modena, che ritrae il Cardinale Ugone da Provenza, mentre legge un libro inforcando un paio di occhiali.
Con la tecnologia disponibile fino a tutto il diciannovesimo secolo, un paio di occhiali per essere efficaci, dovevano avere delle lenti molto spesse e pesanti, in vetro minerale, come doveva essere grossa e robusta la montatura per sostenerle. Tutto questo ovviamente influiva pesantemente sulla fragilità, e portabilità degli stessi, che erano spesso la causa di fastidiose abrasioni, e arrossamenti, sul naso, o dietro alle orecchie.
Fu per cercare di ovviare a questi inconvenienti che proprio in America, attorno ai primi anni cinquanta vennero provate le prime lenti a contatto in vetro, erano grandi come tutto il globo oculare, ma ben presto ci si accorse che oltre ad essere scomode, non permettevano l’ossigenazione dei tessuti dell’occhio, si penso quindi di rimediare attorno agli anni sessanta, con l’introduzione delle prime lenti a contatto correttive, cioè lenti rigide da mettere poche ore al giorno, per cercare di modificare la conformazione del bulbo oculare per ridurre la miopia.
Nonostante i vari tentativi, fu solo dopo l’introduzione della plastica, che le lenti a contatto divennero di uso comune, fino ad arrivare ai nostri giorni dove ne esistono moltissimi tipi, da quelle usa e getta, a quelle colorate, fatte con un materiale morbidissimo, che permette ai tessuti oculari un’idratazione, e un’ossigenazione quasi perfetta. Bisogna però sottolineare che per quanto riguarda l’uso delle lenti a contatto esistono da sempre due scuole di pensiero: alcuni dicono che sono praticamente innocue, e che contribuendo alla soddisfazione personale di chi le indossa, favoriscono al suo benessere psicofisico, altri invece, affermano che per soddisfare un puro fatto estetico, non è accettabile un rischio, anche se piccolissimo, di infezione oculari che possono diventare anche gravi. Oggi si assiste a un vero e proprio paradosso, dove persone con reali problemi di vista fanno di tutto per nasconderli, mettendo lenti a contatto, mentre altri per seguire la moda mettono gli occhiali da sole anche la notte. Pochi sanno che l’Italia è leader mondiale nella produzione di occhiali, e non solo per qualità e designer, ma anche per quantità. Nel 2010 ne sono stati esportati qualcosa come ottanta milioni di pezzi. Il principale Polo industriale si trova nella provincia di Belluno, dove da oltre un secolo, fabbriche come la Lozza fondata nel lontano 1878, o l’acronimo SAFILO (Società Anonima Fabbrica Italiana Lavorazione Occhiali) assieme ad una miriade di altre piccole fabbriche, si occupano della produzione di tutti i componenti necessari a costruire un paio di occhiali. Anche la ricerca tecnologica di nuovi materiali è ai massimi livelli, tanto che negli ultimi tempi è stato possibile costruire montature in plastiche leggere, e molto resistenti, come l’Acetato di Cellulosa, o il Nylon, o di leghe metalliche come il Monel, l’Alpacca, o il nuovissimo Titanio, resistente come l’acciaio ma inossidabile e più leggero del 45%. Sulla vendita degli occhiali, si è scatenata da parte di stilisti più o meno affermati una vera e propria guerra commerciale, perché oggi esistono addirittura “occhiali da viso” ossia che devono “abbinarsi” alla forma del volto di chi li porta, con il risultato che il costo di un paio di occhiali può raggiungere anche cifre importanti, certamente non giustificabili dal loro valore di produzione, ma soltanto dalla griffe, più o meno famosa, stampigliata su di essi. Una volta tanto però, la tecnologia, associata alla generosità di un uomo, potrà aiutare milioni di persone. Un fisico inglese Josh Silver, docente in pensione della Università di Oxford, ha messo a punto un paio di occhiali dal costo di un dollaro, destinato a dare sollievo a milioni di persone con problemi visivi, nel terzo, e quarto mondo, senza dovere ricorrere a costose visite specialistiche. Questi rivoluzionari occhiali hanno una montatura circolare con due lenti in plastica che al loro interno sono cave, due siringhe montate sulle stanghette possono iniettare, con la semplice pressione delle dita, silicone trasparente. Quando il paziente giudica di avere una visione perfetta, basterà chiudere tramite una piccola vite le lenti, ed eliminare la siringa, e gli occhiali sono pronti. Lo Stato Indiano conta di distribuirne in un anno circa un milione. Sono sicuro che questo signore resterà sconosciuto ai più, al contrario di qualche navigato stilista, che avrà avuto soltanto il merito di essersi saputo vendere.
Volpi Mario