Eroi di carta
Una Volta Invece
Cara Redazione
Il Corriere della Sera it scrive:
....Uno degli allarmi che arriva da insegnanti e presidi riguarda proprio la capacità di lettura degli studenti delle scuole superiori spesso compromessa da un’abitudine a una comunicazione veloce, per immagini. Ragazzi che non sanno più ascoltare, leggere, scrivere ma anche parlare in modo corretto, dotati di un vocabolario ridotto e strutture sintattiche elementari, anche se magari non è Internet che ci rende stupidi......
E' questo il progresso? Che sciocchi noi che cinquanta anni fa leggevamo i fumetti in rima baciata!
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Eroi di carta
Alcuni giorni fa, mi sono recato in una scuola media cittadina, per parlare del Medioevo carrarino, e sono arrivato proprio nell’ora della ricreazione. Devo confessare che sembrava di essere a un convegno di piccoli scienziati. Chi parlava al cellulare, chi ascoltava l’Ipod, qualcuno era impegnato con il videogioco, insomma, più che una pausa dalle lezioni, sembrava una riunione di super tecnici per il collaudo di qualche complicata apparecchiatura. Incuriosito, mi avvicinai a un gruppetto intento a vincere una “vita”, e chiesi a bruciapelo “chi di voi ha mai letto un fumetto?”
Mi guardarono con aria stupita, come se avessi chiesto di descrivermi la quadratura del cerchio, poi un biondino, con fare dottorale, e l’erre moscia, mi disse “ne ho sentito parlare, ma non so neppure come siano fatti!”
Effettivamente oggi sono ben altri i mezzi usati dai ragazzi per passare il loro tempo libero; allora con un sorriso gli raccontai com’erano, e cosa rappresentavano per noi bimbi di mezzo secolo fa. Il più noto era certamente il “Corriere dei Piccoli”, un settimanale che ha accompagnato la crescita di molte generazioni di bambini. Aveva le dimensioni leggermente più piccole di un giornale “da grandi”, e graficamente era molto ben fatto, con la prima pagina piena di vignette colorate di personaggi per noi notissimi, come il Sig. Bonaventura, Bibì e Bibò, o Sor Pampurio, che si alternavano settimanalmente. Non avevano i fumetti che uscivano dalla bocca, ma le didascalie sotto le vignette, ed erano tutte in rima baciata o alternata, all’interno, oltre ad altre storie, vi erano racconti a puntate di personaggi mitici, tratti da grandi romanzi, come Guerrino detto il Meschino, che narrava le avventure di un cavaliere alle crociate, per arrivare ai fantastici viaggi di Gulliver. Ricordo poi con nostalgia, la collana introdotta a circa metà degli anni cinquanta, che consisteva in una pagina intera di soldatini di diverse epoche, che potevano essere incollati su un cartoncino, per poi ritagliarli. Per i più grandicelli vi erano quelli che noi chiamavamo i “giornalini.” Fumetti a strisce, dal costo di 10£, con personaggi mitici come Il Grande Blek, che narrava le avventure di un “Trapper” durante la guerra d’indipendenza Americana contro le famose Giubbe Rosse inglesi. Accompagnato dai fidi Roddy Lassiter, e dal Professor Occultis, questo eroe, che nel grande Nord si vestiva con un giubbino di pelle senza maniche sul possente torace nudo, ci entusiasmava. Vi era poi Tex Willer, un Ranger del Texas, che gli indiani chiamavano “Aquila della notte”, che con il figlio Kit, l’amico Kit Carson, e il fido indiano Tiger Jack, cavalcava, e combatteva contro i soprusi, e le ingiustizie, dagli assolati deserti messicani, alle paludi della Florida, ma a noi questo errore geografico importava poco. Non mancavano gli eroi “misteriosi” come Zagor, che gli indiani chiamavano “Lo spirito con la scure” o l’Ombra che Cammina, che viveva in una grotta inaccessibile con l’entrata a forma di teschio, dentro una giungla impenetrabile. Questo fu certamente l’antesignano degli odierni supereroi, vestiva una calzamaglia rossa, e portava la maschera, era armato di due pistole automatiche, e aveva due anelli, uno serviva a “segnare” le persone buone, che potevano entrare senza pericolo nella foresta, l’altro a forma di teschio, si stampava sulle mascelle dei “cattivi” quando lui li atterrava con i suoi micidiali pugni. Vi erano poi Akim, un Tarzan a fumetti, accompagnato dal gigantesco gorilla Kar, e dalla dispettosa scimmietta Zig, animali che parlavano, ma solo con lui, Capitan Miki, un giovanissimo Ranger, che con i fidi Dott. Salasso, e Doppio Rum, combatteva Magic Face, un trasformista malvagio. Era geniale, il modo in cui gli sceneggiatori riproducevano graficamente i suoni, dal” bang” dello sparo, allo “zip” del fischio del proiettile, allo “smack” del pugno. La produzione fumettistica del tempo era veramente smisurata, e comprendeva anche i “fotoromanzi” per gli adulti, come il mitico Grand Hotel, dove alle foto era sovrapposto il fumetto che faceva parlare il personaggio. Anche se oggi tutto questo ci fa sorridere per la sua ingenuità, in un mondo quasi privo di Media, era l’unico modo possibile, ed economico, di passare il tempo, che ha avuto anche il merito di fare evolvere culturalmente intere generazioni. La lettura dei fumetti, infatti, poteva essere considerata una forma di “doposcuola”, che aiutava moltissimo, noi bambini, ma anche molti adulti semianalfabeti, a prendere confidenza con la lingua italiana. I giornalini erano anche materiale di scambio, e di scommesse tra di noi, oltre a essere i fedeli compagni, “antinoia” quando si era costretti a letto per qualche malanno. Mai osceni, rappresentavano, magari in modo un po’ retorico, la sfida tra il bene e il male, dove il buono vinceva sempre, e pur essendo quasi invincibile, non lo dava per scontato. Questi fumetti hanno formato dei grandissimi disegnatori come Guido Crepax, Hugo Pratt, Jacovitti, o Galleppini, solo per citare i più noti, e hanno portato il disegno italiano a livelli altissimi, tanto che a metà degli anni settanta, gran parte della produzione fumettistica mondiale, compreso quella della Walt Disney, era italiana. Oggi purtroppo, i giornali a fumetti, sono scomparsi, ridotti a essere oggetti da collezione per pochi appassionati, ma per quasi un secolo, i loro personaggi sono stati il punto di riferimento dei ragazzi; invincibili, incorruttibili, indomabili, insomma dei veri eroi, anche se solo... di carta!
Volpi Mario
17 settembre 2014
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