Il rombo dell’Apocalisse - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
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Il rombo dell’Apocalisse

Medioevo carrarino

Spett/Le Redazione
Vi invio un'altro articolo sul medioevo carrarino. Fu sotto il dominio illuminato di Alberico I Cybo Malaspina, che nelle cave di Carrara, fu usato per la prima volta l'esplosivo. Alcuni storici individuano in Giovanni Battista Martinengo, il primo imprenditore a usare gli esposivi per uso civile , io ho immaginato che fosse proprio lui ad offrire i suoi servigi al Duca. Del resto Alberico fondò anche lOffitium Marmoris, e si dimostrò un regnante aperto alle innovazioni tecnologiche che rilanciarono l'estrazione del marmo, dando un minimo di benessere alla popolazione. In quegli anni a Castelpoggio era molto potente la Corporazione dei Fabbri. Non esistono documenti che spieghino il perchè di questa concentrazioni di fabbri in quel luogo, alcuni storici ipotizzano per sfuggire alla peste, altri, tra cui il sottoscritto, pensano che in realtà fosse per l'ottima qualità del carbone di legna, necessario per trasformare il ferro dolce in acciaio, oltre all'abbondanza e buona qualità dell'acqua, necessaria per la tempra. Buona lettura. Volpi Mario

Messer Giovanni Battista Martinengo, aveva chiesto udienza al Duca Alberico I Cybo Malaspina da più di una settimana, e ora finalmente il fatidico giorno era arrivato. Si era recato alla "Rocha"* ben in anticipo sull'ora terza come gli era stato indicato, un valletto lo aveva fatto accomodare nell'anticamera dello studio privato del Duca, e ora era lì in attesa. Il caldo quasi estivo, e la tensione, contribuivano a dargli un senso di soffocamento, che la Gorgiera * inamidata, amplificava facendolo sudare copiosamente. Avrebbe preferito dei vestiti più leggeri, ma non poteva presentarsi dimesso davanti al Duca, perché dalla sua decisione sarebbe dipeso il suo futuro. Finalmente il valletto gli fece segno di seguirlo, e lo introdusse alla presenza del Duca. Questi era seduto dietro un imponente scrittoio di legno massiccio, in piedi alle sue spalle, vi era un uomo già avanti con gli anni, vestito con una lunga palandra di seta nera, il volto rugoso e severo, era incorniciato da una folta barba bianca. Il Duca alzò gli occhi dal documento che stava visionando e disse "Venite avanti Messer Martinengo, sedetevi" "Vi ringrazio mio Signore" rispose l'uomo con una profonda riverenza, quindi andò a sedersi sulla sedia che gli era stata indicata. "Ho qui la vostra richiesta di udienza, in cui mi si dice che voi sareste capace di cavar … fuori la materia non, come si costuma per ordinario di fare, ma con estravagante modo, facendo un picciol foro nel sasso della montagna con la polvere dell'artiglieria, per aprire per forza et spezzare il monte, et così discoprire quello che là dentro vi si stava nascosto *… Avete forse la spada dell'Arcangelo Gabriele?" " No certo mio Signore!" Rispose l'uomo accennando un timido sorriso, "ciò nonostante vi posso assicurare che io non sono menzognero, e che è solo la verità che vi propongo". "E com'è possibile tale prodigio?" " Con la polvere da artiglieria, mio Signore, già io lo feci in quel di Schio, su incarico del Consiglio dei Dieci della Repubblica Serenissima di Venezia, per cavare minerale dalle miniere, con grandissimo risparmio di tempo e di denaro" *. Il Duca si alzò in piedi mettendo in mostra le muscolose gambe calzate in una  candida "brachetta"* di lino, fece alcuni passi avvicinandosi alla bifora aperta; per un lungo momento stette silenzioso carezzandosi la barba brizzolata, quindi di colpo si volse e disse" Messer Jacopo voi cosa ne pensate?" Il vecchio dopo una breve pausa rispose" Non udii mai di tale artifizio, mio Signore! Come posso credere a un tale prodigio?" Alberico si sedette di nuovo e quasi distrattamente presentò l'individuo alle sue spalle"Messer Jacopo è il Sovraintendente all'Offitium Marmoris, * tengo di molto conto del suo parere, ditemi Messer  Jacopo, quante brazza * cubiche si cavano in un mese nel modo che di solito si costuma?" " Questo dipende in gran parte dal Fato, mio Signore, se troviamo un "pelo al verso"*, anche venti brazza, se viceversa lo troviamo "al contro"*, meno della metà". Messer Martinengo vide l'occasione di riprendere il controllo di una situazione che gli stava sfuggendo di mano, e infrangendo clamorosamente l'etichetta, prese la parola senza essere interpellato e disse "Oltre il doppio ne sarà cavato dallo monte con lo mio artifizio!" Il Duca rimase chiaramente stupito da tale affermazione, ma da consumato politico non lo diede a vedere, dopo un'occhiataccia all'ospite disse " Quale sarebbe il costo per noi? E quanto la vostra mercede?" Riprendendo la speranza Martinengo rispose "per Vostra Grazia sarà solo di tre libbre di polvere da artiglieria, e la mia mercede sarà di 5 brazza cubiche ogni trenta cavate". Il Duca rimase pensieroso per un momento, quindi prese un foglio di pergamena e vi vergò sopra poche righe, sciolse un poco di ceralacca sul lumino posto sullo scrittoio, e dopo averla versata sulla pergamena vi appose il sigillo del suo anello, quindi porgendola a Martinengo disse" Voglio darvi fiducia, mostrate il mio sigillo al Capitano di Moneta  che vi darà la polvere che vi necessita,  Messer Jacopo vi farà vedere la cava, fra quindici giorni verrò a vedere il vostro operato, potete ritirarvi … Ma!" Aggiunse poco dopo"sappiate che a me non piace perdere tempo e soprattutto … scudi!" Il tono della sua voce, nonostante il caldo, provocò nell'uomo un brivido gelato lungo la schiena,  farfugliando qualcosa si affrettò ad uscire.
Le due settimane che seguirono furono convulse. Per prima cosa si recò a Case Poici, dove, su sua indicazione la Corporazione degli Homo faber * gli forgiò ben tre "fioretti "* di diversa misura, quindi si recò a Beduzzano, nella cava che Messer Jacopo gli aveva indicato. Questa si apriva quasi a semicerchio a mezza costa del monte, e per raggiungerla toccava inerpicarsi su un'impervia mulattiera attraverso un ravaneto. Era costituita da una "tecchia" * a gradoni, alta più di 6 "canne" * che sovrastava un piazzaletto ingombro di detriti. Individuò quasi subito una parte dove, una grossa fenditura correva dalla base fino alla cima del gradone, e decise che proprio in quel punto avrebbe agito, con l'aiuto di scale a pioli di legno raggiunse la sommità del gradone e con i suoi due aiutanti che si era portato da Venezia, cominciò il duro lavoro di preparazione. Egli stesso batté la mazza per giorni sui fioretti, per preparare alla perfezione i fori dove sarebbe stata messa la polvere, non poteva permettersi il lusso di sbagliare, il Duca gli l'avrebbe fatta pagare cara. Finalmente arrivò il giorno tanto atteso. La mattinata era splendida, ed egli con i suoi aiutanti era arrivato prima dell'alba, aveva acceso un focherello in prossimità dei fori per asciugarli dalla rugiada notturna, quindi vi aveva posto pigiandola dolcemente la polvere nera, una lunga miccia collegava i tre fori tappati alla sommità con stoppa e polvere di marmo; era pronto.
Il sole era già alto quando avvistò il corteo del Duca. Questi procedeva su di un mulo, scortato da dieci alabardieri a piedi, era seguito da diversi dignitari e dame che cavalcavano muli condotti a mano da servi appiedati. Prima che arrivassero sul piazzale Martinengo, si fece loro incontro e disse. "Vi do il benvenuto Vostra Grazia, ma non è prudente che voi sostiate in questo luogo, dovete arretrare di almeno trenta canne, dietro quel drappo rosso, e dire ai servi di impastoiare le bestie, e alle dame di tapparsi le orecchie". Il Duca lo guardò con malanimo, e con voce imperiosa rispose" Messere, guardate che io non sono nuovo a udire il rombo delle artiglierie, quindi cosa sono questi divieti?" Rosso in volto, il Martinengo rispose " Chiedo perdono a Vostra Grazia per la mia insolenza, ma vi posso assicurare che tra poco su queste montagne, si abbatterà il tuono dell'Apocalisse, polvere e marmo saranno in ogni dove, è io non mi perdonerei mai se succedesse qualcosa di spiacevole a voi o la vostra corte". Il Duca strattonando in malo modo il povero mulo arretrò seguito dalla corte fino al limite segnato dal drappo rosso, quindi smontò e diede ordine ai servi di legare gli animali.
Martinengo aveva i palmi delle mani completamente sudati mentre, con una bandiera rossa segnalava ai suoi aiutanti di accendere la miccia. Ne seguì un silenzio quasi irreale, poi all'improvviso, in un secondo, un gigantesco fiore di terra sbocciò dal nulla, seguito da un tuono spaventoso, che l'eco centuplicò. Una nuvola soffocante di polvere bianca avvolse uomini e animali, che terrorizzati, a stento furono trattenuti dalle pastoie, le dame urlarono atterrite, mentre cercavano di respirare in quella nube che tutto soffocava. Ci volle un bel po', prima che il polverone si posasse come un sudario su uomini, cose, e animali, ma quello che rivelò fu sorprendente. Un gradone non esisteva più, al suo posto decine di blocchi frantumati giacevano sul piazzale, ci sarebbe stato da lavorare per mesi. Il Duca vide quel risultato e rivolgendosi a Martinengo disse" Messere da oggi voi sarete il mio Sovraintendente al … Tuono dell'Apocalisse" Quindi con un sorriso risalì agilmente sul suo mulo per tornare in città.

Volpi Mario

  • Rocha            Attuale sede Accademia di belle Arti

  • Gorgiera         Antico colletto pieghettato indossato nelle cerimonie dalla Borghesia

  • Fuori la materia..      Da documento autentico

  • Brachetta         Antico indumento maschile medievale

  • Offitium Marmoris      Organismo creato da Alberico I Cybo Malaspina

  • Brazza            Antica unità di misura di lunghezza

  • Pelo al verso e al contro   Difetti quasi invisibili del marmo

  • Fioretto         Attrezzo usato per fare i fornelli da mina

  • Tecchia         Parete verticale di marmo

  • Canne            Antica unità di misura di lunghezza

  • Homo faber         Fabbro

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