C’è affare e affare!
Attualità
Spetta/Le Redazione
I mesi di novembre e dicembre sono da sempre dedicati
all'acquisto dei regali per le feste Natalizie. I commercianti lo sanno, e in
questo periodo quasi per miracolo fioriscono offerte di "affari
eccezionali," l'unica cosa che resta ignota è sapere ... per chi!
Noi italiani, siamo come delle spugne, sempre pronti ad assimilare usi, costumi, e tradizioni di altre culture, meglio se anglosassoni. Una di queste è certamente il cosiddetto “Black Friday” in italiano venerdì nero. Negli U.S.A, il quarto giovedì di novembre si celebra la Festa del Ringraziamento, e per tradizione dopo un giorno di chiusura, il venerdì successivo è dedicato alle vendite promozionali, in occasioni delle Festività Natalizie. Così anche in Italia questa tradizione anglosassone sta prendendo sempre più piede, con sconti veri o presunti in quasi tutte le categorie merceologiche. A differenza del Black Friday che dura solo un giorno, nel nostro Paese le svendite o saldi, sono rigidamente regolati, con un inizio e una fine ben codificate a seconda delle Regioni. I commercianti, sono obbligati ad apporre sul cartellino di vendita del prodotto, il prezzo prima della promozione, la percentuale di sconto, e il prezzo finale. Sulle percentuali di sconto, mi piace ricordare una gustosa scenetta a cui assistetti in un negozio cittadino alcuni anni orsono. Una signora un po avanti con gli anni, ma tosta, e soprattutto carrarina doc. visto che parlava solo in dialetto, stava scegliendo un abito per regalare forse alla figlia o alla nipote, e mentre lo osservava la commessa, le fece notare che quel capo, era un vero affare, perché era scontato del ben 70%. La signora con calma olimpica posò il vestito sul bancone e dicendo “o eravat ladri prima, o t m vo coionar mo’!” ( o eravate ladri prima, o mi vuoi fregare ora) e uscì dal negozio. Questo la dice lunga sull’autenticità degli sconti, che alcuni commercianti furbetti millantano con grande faccia di bronzo, pensando forse che i clienti siano tutti nativi del paese dei citrulli. Quelli della mia generazione, hanno assistito alla nascita dei primi “Supermercati” o “Stalle,” proprio perché i primi centri commerciali di quegli anni erano collocati in grandi stalle e capannoni in disuso. Ebbene, questi neonati centri commerciali, per attirare la clientela al tempo ancora un po sospettosa, in accordo con grandi produttori di generi vari, per poter vendere a prezzi più bassi dei normali negozi fecero fare le confezioni all’esterno uguali, ma il contenuto all’interno era di peso, o di capacità, inferiore. Per legge era tutto regolare, perché dichiarato in etichetta, in più il consumatore era felice, convinto di aver fatto un affarone, a tutto discapito dei “bot’gari” (bottegai) che, oltre a passare per ladri imbroglioni, perdevano immancabilmente i clienti. Qualche esercente di questi nuovi punti vendita, più disinvolto e disonesto degli altri invece, decise di mettere in atto una vera e propria truffa a danno delle grandi Ditte. Funzionava così. La prima volta acquistava una certa quantità di prodotto, e pagava prima della consegna. Questo per due o tre volte, per far credere alla Ditta fornitrice di essere un cliente più che affidabile, poi faceva un mega ordine, ad esempio di duemila fustini di detersivo con pagamento a sessanta giorni. Quando arrivava la merce la esponeva in negozio a un prezzo appena superiore a quello di acquisto. In pochi giorni la merce andava esaurita, ma alla scadenza della Tratta non pagava. La Ditta fornitrice, non poteva neppure più riprendersi la merce perché era stata venduta, e molto spesso per evitare cause legali e soprattutto una cattiva pubblicità per la sua dabbenaggine, accettava un “compromesso,” con un saldo di molto inferiore a quello pattuito. I proprietari di molti negozi di abbigliamento di un tempo invece, prima di effettuare i “saldi” si recavano presso i loro fornitori, dove acquistavano a poco prezzo fondi di magazzino o merce più o meno difettata, che poi vendevano a un prezzo “scontato.” Altra tecnica era quella detta dello “specchietto per allodole.” Si metteva in vetrina un capo pregiato a un prezzo irrisorio, ma quando il cliente arrivava, scopriva che il capo in vetrina era l’ultimo, e per giunta già venduto però, diceva il commerciante, c’era qualcosa che gli equivaleva a un prezzo ovviamente scontato, e gli vendeva ciò che aveva. Oggi è l’elettronica a fare la parte del leone durante le “svendite,” a sconti eccezionali. Un mio amico, che purtroppo non è più tra noi, faceva il camionista e mi aveva insegnato un sistema per comperare elettrodomestici risparmiando veramente. A quel tempo gli imballaggi non avevano le caratteristiche odierne, ed era abbastanza facile che magari un frigorifero, o un gigantesco televisore di quei tempi, riportasse dei piccoli danni durante il trasporto. Bastava chiedere al negoziante che si intendeva acquistare quel “determinato articolo” che mi aveva detto il mio amico, così un piccolo graffio sullo sportello di un frigo poteva far risparmiare trenta o quarantamila lire, che era una bella cifra. Oggi con l’E-commerce, tutto questo non è più possibile, ma ciò non toglie che ci sono regole che anche oggi possono far risparmiare. Innanzi tutto gli acquisti non vanno mai effettuati poco prima delle festività Natalizie, ma nei mesi precedenti dove i modelli dell’anno corrente devono essere venduti magari con uno sconto, per fare posto a quelli nuovi. Controllare nei mesi precedenti l’effettivo costo dell’articolo che s’intende acquistare, per verificare se “lo sconto” durante la promozione sia vero o fasullo. E soprattutto diffidare e non acquistare assolutamente articoli che millantano uno sconto superiore al 40%, perché, è assolutamente impossibile che un articolo abbia un ricarico tale da poter togliere una parte di profitto così rilevante. E soprattutto chiedersi se quell’articolo che ci fa gola perché scontato ci serve davvero, o che serve solo ad appagare la nostra voglia di fare un “affare.” Ricordando poi, che il vero affare lo fa solo uno dei due soggetti che effettuano l’operazione di compravendita, e quasi sempre non siamo noi.
Mario Volpi 9.12.22
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