Le strade maledette
Una Volta Invece
Cara Redazione
Qualcuno crede nella stregoneria e alle maledizioni, io personalmente no, però, a ben guardare le strade carrarine....chissà!!!!!
Le strade maledette
Qualcuno disse che la civiltà di un popolo si misura dalla qualità delle sue strade. Poche altre verità sono inconfutabili come questa, specialmente in Italia, dove sono ancora ben visibili, quelle costruite più di duemila anni fa, da un popolo geniale; gli antichi romani.
Gli Imperatori romani, erano consapevoli che per sottomettere le popolazioni occorreva il gladio, ma per governarle, e trarne il massimo profitto, occorrevano strade. Avevano capito che le vie di comunicazione erano esenziali per sviluppare i commerci, ma anche per fare arrivare rapidamente una Legione in qualunque punto dell’Impero fosse necessario. Così nel progettarle e costruirle, mettevano una cura quasi maniacale, cercando di adolcirne le pendenze, usando i magnifici viadotti ad archi per superare fiumi e dirupi, ma soprattutto curando il manto stradale, che doveva garantire una durata secolare. Era necessario anche fornirle di “servizi”, come le Tabernae, le antiche stazioni di servizio, dove era possibile mangiare e dormire, e se si andava di fretta, cambiare i cavalli e proseguire. Esse erano poste preferibilmente agli incroci di importanti strade, o prima dei valichi, o tratti particolarmenti difficili, ed è proprio l’esistenza di questi antichi nuclei abitati, che ha dato origine alla fondazione di città tutt’ora esistenti. Anche la nascita di Carrara, non si discosta troppo da questo schema. Si presume che il primo insediamento sia avvenuto a Vezzala, dove esisteva un guado sul Carrione, forse il proseguimento dell’antica via del sale che veniva da Castelpoggio e proseguiva verso Lucca. E’ invece assodato che fu la via Carriona, a far progredire economicamente la città, perché era su questa strada che transitavano i blocchi di marmo estratti dalle vicine cave, e imbarcati a Luni per Roma, e per tutto l’Impero. Nel corso dei secoli però, Carrara ha dovuto spesso subire una specie di “maledizione” sulla costruzione e l’ utilizzo di importanti strade, che sulla carta promettevano sviluppo e benessere, ma che nella realtà fallirono miseramente il loro scopo. Una di questa fu certamente la Via Vandelli.
Fortemente voluta da Francesco III d’Este, permetteva al Duca, oltre a favorire i commerci e il conseguente sviluppo economico di Massa e Carrara, di avere il tanto agognato sbocco al mare, che in caso di necessità avrebbe permesso di trasferire via mare un esercito dalla alleata Francia, a Modena, passando per le Alpi Apuane e l’Appennino. La via doveva essere a pagamento, e permettere il passaggio di pesanti carri per il trasporto lapideo, si progettò addirittura la costruzione di piazzole di sosta, che permettessero il passaggio di carri in entrambe le direzioni. Doveva essere munita di locande per il ristoro, e caserme di soldati per garantirne la sicurezza. Questa ardita opera ingenieristica fu affidata a un vero e proprio scienziato del tempo; Domenico Vandelli. I lavori cominciarono nel 1738, e durarono ben tredici anni. Furono molte le innovazioni tecnologiche che il Vandelli usò per completare il suo progetto, come l’uso massiccio dei primi esplosivi, e la costruzione di muretti a secco per consentire il drenaggio delle acque meteoriche, realizzati da maestranze specializzate piemontesi, un accorgimento che ha permesso a questa antica strada di giungere praticamente intatta fino a noi. Ma nessuna opera ingegneristica per quanto ardita può nulla contro la Natura. Nei mesi invernali la strada diventava impraticabile per neve, e gelo, e in pochi decenni venne completamente abbandonata, lasciando le due città più povere di prima. La maledizione tutta carrarina per le nuove strade però, non si era assopita, e puntualmente si ripresento in tempi più recenti, in occasione della costruzione di un’altra strada d’importanza vitale per Carrara; via Friedland. Siamo nei primi anni del 1800, e Carrara è dominata da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, che avverte la necessità, per incentivare il commercio soprattutto del marmo, di collegare in modo più stabile e sicuro le due città vicine, Massa e Carrara. Così pensò di sfruttare l’antico passo detto”della Foce” decisione che causò agli ingegneri Napoleonici non pochi grattacapi, visto la notevole pendenza, e l’asperità del terreno. Da buona amministratrice Elisa pensò di coinvolgere nell’operazione i ricchi proprietari di cave, sia carrarini che massesi, che fondarono una Società che ottenne tutti gli appalti per la costuzione della nuova strada. Così nel 1807 iniziarono i lavori, che dopo un primo slancio, a causa di difficoltà tecniche ma soprattutto economiche, languono, fino a fermarsi, provocando una piccola rivolta popolare per l’improvvisa perdita del lavoro, ma poi riprendono, e finalmente nel 1809 terminano, anche se il ponte sul Frigido non esiste ancora. In onore di una vittoria Napoleonica sui russi dello Zar Alessandro I, la nuova strada “postale” verrà chiamata Friedland. L’innesto della nuova arteria con il tessuto urbano di Carrara, risulterà problematico, tanto che qualche architetto, suggerisce l’abbattimento della Chiesa di S. Francesco, per collegarla direttamente allo “Stradone”, progetto che, anche se valido, viene fortemente osteggiato dal Clero, che ne decreterà il suo annullamento. Questa nuova e costosa strada, così fortemente voluta da Elisa, non porterà sostanziali migliorie economiche alle due città, fallendo così miseramente l’obiettivo che ci si era prefissato per la sua realizzazione. E’ però ai giorni nostri che la “maledizione” colpirà ancora più duramente. Per eliminare il passaggio dal centro cittadino di oltre mille camion giornalieri, dopo molti studi e tentativi, falliti, si decide di costruire un’arteria completamente nuova, denominata “Strada dei Marmi”. Questa passerà in un tunnel sotto le colline del Candia e della Foce, e collegherà le cave di Carrara, con l’Aurelia, correndo quasi per intero in galleria. Dopo otto anni di lavoro e con il costo di quasi 118 milioni di euro, di cui 22 dati della Ue, l’opera è pronta, ma…sorpresa, sorpresa! Per un assurdo accordo tra Regione Toscana, e Comunità Europea, questa opera è stata definita “strada specialistica, e fino al 2017 sarà interdetta alla circolazione dei cittadini. Ne consegue così che quest’opera resa possibile col denaro pubblico dei contribuenti, sia usufruibile, e in modo totalmente gratuito, solo agli industriali del marmo, mentre a carico della colletività restano naturalmente tutti i costi di manutenzione e gestione. Io non credo molto a queste cose, ma forse sarebbe il caso che la Giunta Comunuale consultasse un’esorcista, per vedere di togliere una volta per tutta questa “maledizione!”.
Mario Volpi
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