Nome e sopranome
Una Volta Invece
Spetta/le Redazione
Un tempo,qui da noi, era abitudine cambiare il nome alle persone, cosi lo zio Rodò, che per tutti era Rodolfo in realtà il suo vero nome era Giorgio e così via................Anche oggi sui social network è di moda scrivere e identificarsi attraverso nickname di fantasia, ma al contrario di una volta che tutti si conoscevano anche con nomignoli oggi siamo tutti Amici Sconosciuti
In realtà chi siamo veramente?
Nome e pronome
Nei tempi arcaici, le comunità umane erano poco numerose, composte d’individui appartenenti allo stesso Clan, che vivevano tutti nello stesso villaggio, quindi per distinguersi l’uno dall’altro bastava usare il proprio nome. Nel corso dei millenni però, la popolazione umana aumentò di numero, e cominciò a espandersi, formando numerosi Clan e villaggi, così per distinguere con precisione una persona dall’altra fu necessario usare un altro sistema. Fu l’evoluta Società romana, a eccellere in questa disciplina, inventando, per così, dire un sistema di riconoscimento personale composto di tre, e spesso, quattro nomi. Il primo era detto Prenomen, ed equivaleva al nostro nome. Il secondo era il Nomen, che indicava la famiglia di appartenenza, e il terzo il Cognomen, che era quello che indicava, l’attività, la nazionalità, perfino il sopranome dei membri della famiglia. Questo sistema di riconoscimento era pressoché perfetto per il tempo, e andò avanti per secoli, fino a quando la caduta dell’Impero Romano, e le successive invasioni barbariche non rigettò tutto nella più profonda anarchia.
Solamente nell’Alto Medioevo, quando le popolazioni barbariche si erano ormai installate stabilmente sul territorio, che si avvertì di nuovo la necessità di un qualche sistema che distinguesse con precisione un individuo dall’altro. Fu proprio la Serenissima Repubblica di Venezia, forse per agevolare i commerci che aveva in tutto il mondo al tempo conosciuto, che per prima ripristino l’uso del cognome, dopo il nome proprio. Ma da dove prendere i cognomi? Semplice, dalle attività che ogni individuo al tempo svolgeva, o dalle Corporazioni cui apparteneva. Nacquero così i cognomi che sono arrivati ai nostri giorni, come Fabbro, Ferraro, Fattore, Massaro, Bottai, o riconducibili a funzionari importanti che gestivano l’Amministrazione pubblica e religiosa Cancellieri, Capitani, Cardinali, o militari come, Balestrero, Balestrieri, Caporali, Cavalieri. Alcuni cognomi romani però, sono sopravissuti ai secoli, per giungere intatti fino a noi, come Callegari, e la variante Callegaris, che era l’antico nome romano del fabbricante di calzature, dapprima militare, e poi per tutti, o Territore derivato da texator ossia tessitore. Purtroppo però, con l’avvento della “lingua volgare,” ossia quella parlata dal popolo sottomesso dai romani, o subito dopo la sua caduta, pur discendendo dal latino, imbarbarì molto alcuni termini, che poi la successiva italianizzazione trasformò ulteriormente, facendo si che alcuni, fossero per lo meno imbarazzanti, anche se in origine molto distanti dal loro odierno significato. Uno per tutti, il cognome Troia, è certamente scomodo da portare, specie per una signora, ma il suo significato odierno è assai diverso da quello da cui si presume sia derivato. Con il nome latino di”Porcus Troianus” un tempo s’indicava una vera leccornia, ossia un maialino arrosto farcito con altri animali, chiaramente riferito al cavallo di Troia, si presume che la famiglia di commercianti che lo vendeva, abbia ereditato il sopranome di Troianus, poi nei secoli storpiato. Stessa sorte per altri cognomi come Vacca, Checca, Verga o Pisello. Questo problema è tanto sentito, che il Governo Italiano nel duemila, varò una legge che permetteva, tramite una semplice domanda al Prefetto, di cambiare il nome e il cognome, risultato ridicolo o imbarazzante. Mentre per gran parte del territorio Italiano l’origine dei cognomi è stata pressappoco identica, lo stesso non si può dire per Carrara. Come si è detto più volte, la storia di Carrara è per certi versi anomala, perché aveva un centro di comando centrale e i vari Paesi dislocati a km di distanza. Nel chiuso mondo delle Viciniee, i cognomi simili erano tantissimi, come i Musetti a Gragnana, i Dell’Amico a Bergiola, i Corsi, Corsini e Pisani a Fossola e Fontia, questi ultimi presumibilmente discendenti dei soldati mercenari corsi e pisani che costituivano la guarnigione di Moneta.
E’ chiaro che per distinguere individui con lo stesso cognome, e spesso con l’identico nome, si dovette escogitare un nuovo sistema; il sopranome. I carrarini diventarono maestri nell’affibbiare ai loro concittadini nomignoli che non solo li rendevano subito identificabili, ma che in qualche modo ne indicassero anche le peculiarità salienti, sia fisiche, che di carattere. Si assistette così a sopranomi dialettali tanto famosi, da sostituire addirittura il nome di alcune località del territorio, come “da la Gildona,” ” da Gelsè,” ” dal Diavlon,” ” da la Zopa” e così via. Anche la famiglia era un sicuro segno di riconoscimento, ad esempio Ricà d Berton, o Vincè d Cinovela, erano sicuramente i soli ad avere i natali con quei nomi. Ma anche il carattere, o le abitudini, servivano a far riconoscere con certezza un individuo, Zicà l’gnornt, o Francè ‘l ‘mbriach, solo per citarne qualcuno a caso, erano subito riconoscibili. In un mondo composto dalla quasi totalità di persone analfabete, dove le foto non esistevano, e i documenti erano rari e incomprensibili ai più, questo sistema funzionò egregiamente per secoli, arrivando intatto fino a ridosso dei nostri giorni. Oggi però tutto sta cambiando, freddi codici numerici, impronte digitali, bande magnetiche, e foto digitali, contribuiscono a far si che ognuno di noi sia facilmente identificabile, ma i furti d’identità, e le truffe con documenti falsi sono all’ordine del giorno. Così mentre nell’era del computer la nostra identità può essere falsificata, cento anni fa ‘l Pipa d Faù era sicuro di essere unico e inconfondibile.
Mario Volpi
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