Casa su ruote
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Una canzoncina abbasta ingenua, spopolava negli anni
sessanta" Una casetta in Canada." Questo la dice lunga sull'oggetto
del desiderio degli italiani in quegli anni ormai lontani!
Fino
dalla Preistoria, il sogno dell’uomo era di avere la possibilità di poter
portarsi appresso un rifugio sicuro, in poche parole la casa. Mentre per il
genere umano questo desiderio è rimasto un’utopia per millenni, la Natura aveva
brillantemente risolto il problema munendo molti esseri viventi di un robusto
guscio trasportabile, come le Chiocciole, le Tartarughe, e ad alcuni, come ad
esempio il Paguro, aveva dato perfino la possibilità di “cambiare appartamento,”
con uno più grande a suo piacimento. L’embrione per la realizzazione di questo
desiderio, lo si deve a un giovane tedesco, che perdutamente innamorato della
sua bella che faceva la pittrice, nel 1931, gli costruì una rudimentale casa
mobile, per permetterle di soggiornare alcuni giorni in luoghi diversi, per
realizzare i suoi dipinti. In Italia durante la metà degli anni sessanta, in pieno
boom economico, la gente scoprì il desiderio di viaggiare, senza essere legati
a soggiorni in Hotel o Pensioni, ma a contatto con la Natura. Furono quegli gli
anni d’oro della proliferazione esponenziale dei Camping. Spesso abusivi, quasi
sempre sprovvisti di qualsiasi servizio igienico, vi si poteva soggiornare
spartanamente sotto una tenda spesso di pessima qualità, addirittura residuato
bellico dell’ultimo conflitto. Agli inizi degli anni settanta con l’aumento
delle auto in circolazione, copiando il “carrozzino,” che molte Jeep militari
americane avevano al seguito, nacquero i primi carrelli tenda, che permettevano
il trasporto di una tenda molto più confortevole, e soprattutto assai più
pratica nel montaggio. Ma anche se ancora quasi sconosciuta ai più, e non ha caso
in quel di Torino, patria dell’industria automobilistica Italiana, esisteva già,
da metà degli anni sessanta, la Nardi Caravans, un’azienda che faceva i primi
timidi tentativi per far conoscere agli italiani questo vero e proprio oggetto
misterioso; la Roulotte. Dopo la realizzazione dei primi modelli, quasi dei
prototipi, le roulotte di Romano Nardi, si fecero conoscere e apprezzare anche
in occasione delle prime Fiere Campionarie. L’inconfondibile designer italiano,
e le novità tecniche come i pannelli in alluminio per risparmiare peso,
decretarono il successo quasi immediato di questa giovane Azienda italiana. Gli
anni settanta videro la straordinaria proliferazione di nuovi Marchi e di
innumerevoli acquisti di roulotte, da parte di un pubblico sempre più
interessato a queste vere e proprie “case su ruote.” Il mercato nuovo, e per qualche
tempo privo di regole, causò non pochi incidenti, soprattutto dovuti
all’imperizia dei conducenti, alla rudimentale tecnologia delle roulotte, e
alla scarsa potenza del veicolo trainante. Macchine con il motore in fiamme nel
bel mezzo delle autostrade, roulotte che sorpassavano in discesa l’auto
trainante, e urti agli spigoli delle case in curva sulle strade di montagna,
funestarono per anni questo settore, fino a quando sia la tecnologia, sia il
Codice della Strada cercarono di porvi rimedio, con divieti e limitazioni.
Innanzi tutto si cominciò a legiferare, paragonando il traino di una roulotte a
un autotreno, con limiti di velocità sia in autostrada sia in vie urbane. Poi
si pose un limite alla larghezza della
roulotte rispetto all’auto, al peso trainabile con patente B, e una lunga serie
di regole e divieti che spaziavano dalla sosta in luogo pubblico, al divieto di
soggiorno delle persone all’interno quando la roulotte era viaggiante. Ma la
normativa più stringente fu quella dell’obbligo di omologare il gancio di
traino. Questo importantissimo accessorio fu, nei primi anni, alla base di
incidenti anche gravi, dovuti al suo sgancio accidentale, e perfino alla sua
rottura. Oggi il gancio oltre che omologato, deve essere installato da
un’officina autorizzata dalla Motorizzazione Civile, che provvederà in un
secondo tempo ad effettuare il collaudo tecnico. Nel frattempo le roulotte si
andavano modernizzando, montando freni sincronizzati con quelli dell’auto
trainante, coibentazione alle pareti, e soprattutto una serie pressoché
infinita di arredamenti, con mobili costruiti ad hoc. L’allestimento interno di
un gran numero di Marchi di roulotte, vide per anni primeggiare un Centro con mobilifici
di prestigio, Poggibonsi, che riuscì a diventare in poco tempo leader in questo
settore. Nonostante tutti gli aggiornamenti tecnologici, però, la roulotte
restava sostanzialmente dipendente dall’esterno per quanto riguardava l’energia
elettrica, gli impianti idrici e soprattutto quelli igienici. Nel frattempo i Camping
andavano via via munendosi di alcuni servizi essenziali, come attacchi per
l’energia elettrica, servizi igienici, e docce con acqua calda, però ovviamente
in comune. L’andicap maggiore per l’uso della roulotte era a detta di molti, il
suo parcheggio non sempre facile, e soprattutto, proprio la sua totale
dipendenza dall’esterno per tutti i servizi primari. I Costruttori sfornarono,
alla fine degli anni settanta delle roulotte “camperizzate,” ossia provviste di
batterie per la corrente e di un serbatoio d’acqua potabile, nonché la
possibilità di poterne montare uno anche per le acque grigie. Nonostante i loro
sforzi però, la vendita delle roulotte entrò in una profonda crisi che ne
determinò il declino. Oggi la quasi totalità dei campeggiatori, si serve dei
camper, costituiti dal telaio di un furgono o camion, su cui viene montato un
guscio di plastica. Super accessoriati, alcuni dal costo di un piccolo appartamento,
i più prestigiosi dispongono anche di sistemi idraulici che permettono di
raddoppiare la loro larghezza quando sono posti nel luogo di vacanza. Dotati di
ogni confort, dall’illuminazione a led,
al riscaldamento, e raffreddamento con radiatori e condizionatori inseriti nelle
intercapedini, sempre connessi alla rete Web sia per quanto riguarda
l’intrattenimento che per la diagnostica del mezzo, oltre ovviamente alla
“navigazione” stradale. Dispongono poi di bagni spaziosi, completi di doccia,
impianto a gas per la cucina, pannelli solari orientabili, prese esterne
dissimulate per carico e scarico di H2O potabile, e grigia, e corrente
elettrica, oltre a un sistema automatico di livellamento durante le soste.
Certamente qualcosa di molto diverso dalla piccola casa mobile costruita
dall’innamorato tedesco più di novanta anni fa.
Mario Volpi 3.7.22
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