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Sezione a cura di Mario Volpi
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“Andar p’r soldat”

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
In  questo momento tragico per l'Italia, in nostro Esercito, si sta  prodigando con tutte le sue forze per aiutare le popolazioni in  difficoltà. Qualcuno afferma che non è bene vedere militari nelle  strade, visto che il loro compito è uccidere.  Io rispondo "perchè?  Stanno combattendo, e sperano vivamente di uccidere il loro nemico,  anche se  è infinitamente piccolo".
Andare per soldato

In questi giorni difficili a causa della pandemia di Covin19, l’Esercito Italiano, con i suoi uomini e le sue donne, si è prontamente messo al servizio del Paese, controllando gli spostamenti, allestendo ospedali da campo, o organizzando quei tragici convogli per portare via le salme. Ormai sono poche le persone, che affermavano che non è un bene per un Paese democratico, usare i militari nelle strade, in ausilio alle forze di Polizia, forse perché, ricordano ancora uno Stato dittatoriale, retaggio di un lontano passato. Oggi l’Esercito Italiano che è costituito da meno di centomila unità, è formato da professionisti, altamente specializzati e addestrati, che nulla hanno a vedere con quell’Esercito da operetta che l’Italia si ritrovava nel primo dopoguerra. In quegli anni, il servizio di leva era obbligatorio. Tutti i cittadini maschi appena maggiorenni, erano chiamati alla visita di leva e avviati, se idonei, a prestare servizio nella Marina Militare per ventiquattro mesi, o nell’Esercito, per quindici. Gli apprendisti del tempo, anche se bravissimi nel loro mestiere, non accedevano alla categoria superiore di “operai,” fino a quando non tornavano da “esr andat p’r soldat” (essere andati per soldato). Al tempo l’Italia era appena entrata a fare parte della NATO, che si contrapponeva al blocco comunista, ossia il Patto di Varsavia, e il nostro compito era di sbarrare un’eventuale invasione delle forze comuniste alla “soglia di Gorizia” com’era chiamato il segmento di Alpi al confine con la Jugoslavia di Tito. Numericamente il nostro Esercito era più che imponente. Contava 260.000 uomini, la maggior parte dei quali di leva, e aveva un serbatoio di riservisti forte di oltre 550.000 unità. Per capire la consistenza dell’Esercito del tempo mi piace ricordare una famosa battuta del grande Totò, quando presentò la forza al suo Comandante dicendo “ comandi Capitano, cavalleggeri duecento, cavalli quattro!” Era pressappoco questa la situazione logistica dell’Esercito Italiano di quel periodo. Armato con residuati bellici, inglesi e americani, basicamente addestrato nei CAR (Centro Addestramento Reclute) da una classe di ufficiali e sottufficiali, con scarsa istruzione e mentalità ottocentesca, dove imperava la corruzione, e il nonnismo più brutale, che provocò numerose morti tra le giovani reclute. Le truppe Alpine del tempo erano considerate il nerbo, della difesa a un’eventuale invasione, ed erano addestrate più a “soffrire,” in terribili campi invernali ad alta quota, o in estenuanti marce notturne nella neve, che a nuocere al nemico. Ancora equipaggiate con i muli per il trasporto di antiquati mortai e delle salmerie, e dell’obsoleto e pesantissimo amaricano Garand M1 come fucile individuale. Le colpe di tutto ciò, erano da ricercare nella politica, tutta italiana, volta alla “supremazia,” di un’Istituzione su l’altra. In nessun Paese del mondo Occidentale, vi erano tre forze, Carabinieri, Polizia, e Guardia di Finanza, che svolgevano gli stessi compiti. Inquadrate nelle Forze Armate, erano però alle dipendenze di diversi Ministeri. Dotate delle stesse armi, alcune inutili come mitragliere, mortai o blindati, erano in gara tra di loro anche per il numero di agenti arruolati, arrivando a superare per ogni Corpo le 100.000 unità, con evidente sperpero di risorse, sottratte all’Esercito. I giovani di quei tempi, poi, erano molto diversi da quelli di oggi. Quasi tutti analfabeti, molti prendevano il servizio militare come una forzatura ingiusta, che scaturiva in episodi di violenza verso i superiori o i commilitoni, o in crisi depressive che in alcuni casi portarono al suicidio. Vi era poi un altro problema che si riscontrava nelle città sedi di CAR, con un numero di reclute particolarmente elevato. Quando si entrava in un CAR, per almeno venti giorni, non vi era libera uscita, ma quando questa era concessa, nei giovani scoppiava una vera e propria tempesta ormonale, che un piccolo esercito di prostitute, provvedeva a calmare. Questo però provocava una vera ecatombe di malattie veneree, come la Sifilide o la Gonorrea, per arrivare alle Epatiti. Si dice che per ovviare a tutto ciò i vari medici militari, facessero aggiungere alla minestra nel giorno della libera uscita piccole dosi di Bromuro, che si credeva fosse un inibitore della libido. Finalmente però, nel 2005 il servizio di leva obbligatorio fu abolito, sostituito dalla ferma volontaria, e per le Forze Armate italiane, cominciò un vero e proprio periodo di riorganizzazione di uomini e mezzi. Fu consentito l’arruolamento volontario anche alle donne, senza alcuna limitazione d’impiego, tanto che oggi abbiamo donne Capocarro, Pilota da caccia, o Comandante di Compagnia. La Polizia fu smilitarizzata, mentre i Carabinieri diventarono la quarta forza armata. Oggi forze d’élite dell’Esercito Italiano, sotto l’algida dell’ONU, e della NATO, sono frequentemente impiegate in missioni all’estero, dove si sono distinte per la loro preparazione professionale, ma soprattutto per l’umanità tutta italiana, verso le popolazioni civili. Un esercito moderno oggi, e prevalentemente impiegato per compiti di pace, come sta succedendo nell’Italia settentrionale, dove specialisti militari sono impiegati in una fabbrica ad alta tecnologia, per il montaggio di respiratori polmonari essenziali nei reparti di terapia intensiva, nella lotta contro il Coronavirus. All’Aeronautica Militare, è affidato il controllo del nostro spazio aereo, cosa che fa H-24 facendo decollare caccia su “scramble,” per intercettare ogni velivolo che possa rappresentare una minaccia per la sicurezza Nazionale. Compie spesso anche voli umanitari per trasportare malati o medicinali, in ogni parte del mondo. A tal proposito vi è un intero stormo di elicotteri il 15°, interamente dedicato al soccorso di persone in difficoltà. La Marina Militare poi, oltre alla vigilanza delle coste, si dedica al salvataggio in mare di chiunque si trovi in difficoltà. Anche i mezzi tecnologici che l’Esercito Italiano ha oggi  a disposizione sono molto diversi da quelli di quei tempi. L’industria Italiana è leader nel mondo in molti settori della difesa, e ciò reca anche un beneficio economico. Al giorno nostro “andar p’r soldat” oltre che un mestiere, è un onore, perché paradossalmente un militare, può servire davvero la Società civile, aiutandola a progredire con la pace, e non con la guerra per cui è stato addestrato.
Mario Volpi
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