Leviatani d’acciaio
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Meno di un mese fa, il canale di Suez è stato bloccato
da una gigantesca nave che si è arenata al suo interno: Credete che questo
disastro abbia insegnato qualcosa agli uomini? Io non lo penso!
Secondo la Bibbia, il Leviatano, è un
gigantesco e voracissimo mostro acquatico, al servizio del potente a discapito
dell’individuo comune Mai descrizione fu più calzante per descrivere le
gigantesche navi che da qualche decennio sono costruite per massimizzare al
massimo i profitti, infischiandosene se le loro dimensioni possono creare
problemi, come quello avvenuto di recente nel canale di Suez. Tutto cominciò
nei lontani anni sessanta, quando per la guerra contro Israele detta dei Sei
Giorni, e le conseguenti tensioni tra i Paesi nell’area Mediorientale, l’Egitto
chiuse il canale di Suez. L’Occidente si trovò a dover affrontare la peggior penuria
di petrolio proprio quando era esploso il boom economico continentale. A causa
della chiusura del canale, per portare il petrolio, verso l’Europa, le
petroliere dovevano fare la circumnavigazione dell’Africa, un viaggio dalla
durata media di ottanta giorni, contro i dieci, necessari con l’attraversamento
di Suez. Così, per ammortizzare i costi, e aumentare i profitti, le grandi Compagnie
Petrolifere, pensarono di rimediare in parte a questa situazione, ordinando ai
Cantieri Navali sparsi per il mondo, la costruzione di mega navi cisterna, in
grado di triplicare, e in qualche caso, anche quintuplicare la portata lorda
delle petroliere del tempo. Nacquero così, dei veri e propri mostri d’acciaio,
subito chiamate superpetroliere. Si pensi che mentre una petroliera di quei
tempi, poteva portare un massimo di 80.000 tonnellate di greggio, una superpetroliera
arrivava tranquillamente a trasportarne più di 300.000. Ma fin da subito,
questi enormi Leviatani mostrarono le mancanze, che la fretta nella costruzione
avevano provocato. La fragilità principale era da imputarsi alla loro
lunghezza. Navi di oltre quattrocento metri di lunghezza, con lo scafo
completamente vuoto, erano soggette, a causa della distanza tra onda e onda, soprattutto
quando viaggiavano con la sola acqua di zavorra, a delle flessioni e torsioni, che
alla fine, “affaticavano” l’acciaio delle strutture, fino a provocarne la
rottura. Il primo grande disastro, imputabile però a errore umano, si ebbe al
largo della Bretagna, dove la superpetroliera Torrey Canyon, nel 1967, s’incagliò,
perdendo oltre 120.000 tonnellate di petrolio. Al tempo nessuno sapeva come
contenere e disinquinare il mare, e qui il Governo inglese commise un’imperdonabile
leggerezza. Pensando di contenere i danni, mandò una formazione di bombardieri
a bombardare la nave per affondarla, con il risultato che dopo oltre
quarant’anni, il sito dell’affondamento è ancora pesantemente inquinato. Ma fu
il 1974 dove, l’avidità umana, e le fragilità di queste superpetroliere
causarono un vero disastro ambientale. L’Amoco Cadiz una superpetroliera stava
trasportando 230.000 tonnellate di petrolio verso la Francia, quando la
sorprese una violenta tempesta. Si ruppe il timone costringendo il comandante a
lanciare l’S.O.S. A quella richiesta di soccorso rispose un potente rimorchiatore
d’altura pronto a lanciare la cima di soccorso. Ma il prezzo del salvataggio
parve troppo per l’armatore della petroliera, che cominciò a tergiversare. Ma
la Natura non volle sentire ragioni, e la nave priva di governo, prima s’incagliò,
poi si ruppe in due, sversando in mare l’intero carico. Com’era prevedibile, da
quell’immane sciagura ambientale, l’uomo non imparò nulla, anzi, incrementò
ancora di più la lunghezza e la portata delle petroliere, fino ad arrivare alla
folle misura di quattrocentocinquanta metri di lunghezza, con una portata di
oltre 450.000 tonnellate di greggio. Ovviamente questi “bestioni” marini non
potevano, dato il loro pescaggio, entrare nei porti, così si cominciò a
costruire dei Terminal petroliferi al largo, che portavano a terra il greggio
tramite un oleodotto, con nuovi rischi di sversamenti. Con la riapertura del
Canale la proliferazione delle super petroliere, andò scemando, ma non cessò,
anzi videro la luce le Megapetroliere, chiamate ULCC, con lunghezze di
cinquecento metri. Questi giganti, hanno una maggiore sicurezza, perché dotati
di doppio scafo, ma in compenso una scarsissima manovrabilità, si pensi che
solo per fermarsi hanno bisogno di quasi due miglia, sapendo che un miglio
marino corrisponde 1.852 m. ognuno tragga le sue conclusioni.
Intanto il commercio mondiale, si affidava sempre più all’uso dei
“container.” Questa specie di scatolone metallico è costruito di tre, o quattro,
misure standard, e vi si possono stivare qualunque tipo di merce, con notevoli
risparmi nelle operazioni di carico e scarico. Per il loro trasporto, furono
costruite delle apposite navi, costituite da una grande “torre di poppa, ” dove
si trovano gli alloggi per l’equipaggio, e la plancia, mentre la stiva e la
coperta, sono attrezzate per il trasporto di containers impilati uno
sull’altro. Anche qui il gigantismo e di rigore, con tutte le problematiche che
questo comporta. Un grave incidente, per
fortuna senza vittime, si è verificato di recente in uno dei posti più trafficati
del mondo: il canale di Suez. Una porta
containers la Ever Given, si è incagliata in mezzo al canale forse a causa di
una follata di vento improvvisa che, con l’enorme “vela, ” data dalla sua mole,
e dai containers impilati, non ha potuto contrastare. Con i suoi 400 metri di
lunghezza, 60 di larghezza, e 224.000 tonnellate di stazza, questa mega nave, è
tra le più grandi del mondo, capace di trasportare 20.000 containers alla
volta, ma la sua rimozione è stata molto problematica, e laboriosa, tanto da
costringere quasi 400 navi ad attendere una settimana per riuscire a passare
nel canale, causando un danno per miliardi di dollari. Un tempo la crociera era
un’avventura riservata a un ristretto numero si super ricchi. Oggi invece,
grazie proprio alla costruzione di mega navi da crociera, il costo pro capite
si è notevolmente abbassato, consentendo di fare questa esperienza praticamente
a chiunque. Ma anche qui vi è il rovescio della medaglia. Una nave passeggeri,
deve avere le cabine “vivibili,” ossia con un’altezza, e una cubatura
sufficiente a fare stare al suo interno un essere umano. Questo comporta un
numero esagerato di ponti, con le altezze sul livello del mare che arrivano a
superare i settanta metri. Queste vere e proprie città galleggianti, capaci di
trasportare oltre novemila persone, tra ospiti ed equipaggio, infondono nelle
persone un falso senso d’invulnerabilità, anche nei confronti delle forze della
Natura, o di un qualsiasi incidente. Questo è un grave errore, e la tragedia
della Costa Concordia, è lì a ricordarlo.Mario Volpi 13.4.21
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