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Sezione a cura di Mario Volpi
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Ambientalisti da divano

La civiltà animale
Spetta/Le Redazione
Alcuni "ambientalisti" umanizzano così tanto gli animali da credere che il lupo sia cattivo, la volpe furba, e il ghiro dormiglione. Invece ogni animale fa il suo mestiere, e lo deve fare bene perché in gioco c'è la sua vita.
Da molti giorni, l’attenzione dei Media, è concentrata sul grave incidente avvenuto in Trentino Alto Adige, dove un’orsa avrebbe causato la morte di Andrea Papi, mentre faceva jogging nel bosco. Premettendo che la morte di una persona è sempre una tragedia, le polemiche si sono indirizzate da subito in due opinioni-posizioni. Le Autorità regionali, quasi volessero scusarsi per l’accaduto, si sono battute ferocemente per l’abbattimento dell’orsa, mentre gli animalisti chiedevano anche con manifestazioni abbastanza animate che questa uccisione non avvenisse. Infine la Magistratura con una sentenza del TAR, ha disposto che per adesso il plantigrado non venga abbattuto. Io sono stupito, da come gli uomini, tendano a scaricare su chi non può difendersi, indipendentemente che questi siano uomini o animali, il peso dei loro errori. Questa voglia feroce delle Autorità Regionali nel voler abbattere l’orsa, sembra più una forma di vendetta, che un atto indispensabile, quasi per dare un ridicolo “avvertimento” agli altri orsi sulla pena per le loro “scorrettezze.” A parte il fatto, che una recente perizia pare che la povera orsa, oltretutto privata dopo la cattura dei suoi tre piccoli, certamente morti di stenti, non sia neppure la colpevole, perché le impronte dei denti non coincidono, la colpa di tutto ciò è solo degli umani. Ogni Amministrazione Pubblica, Regionale, cerca di attrarre sul proprio territorio più turismo possibile, perché questo ovviamente porta ricchezza e benessere alle popolazioni residenti. Questo è sacrosanto, e guai se così non fosse, ma spesso, ovviamente a fin di bene, si esagera con le “attrazioni” da offrire al turismo. Nel lontano 1989, il Parco Adamello Brenta, decise di ripopolare il proprio territorio con quattro orsi che arrivavano dalla Slovenia. Il progetto dal nome di Life Ursus, era finalizzato al graduale ripopolamento di tutto l’arco alpino di una popolazione di plantigradi, che si autosostenesse, fino ad arrivare alla totale reintroduzione di questa specie, che la caccia aveva portato all’estinzione. Ma la Natura ha le sue leggi, scritte da milioni di anni nel D.N.A di ogni essere vivente, che non seguono certamente i voleri degli umani. Gli orsi si sono trovati in un ambiente ottimale, soprattutto per l’offerta di cibo, che era sempre disponibile nei cassonetti dell’immondizia di qualunque baita o paesino all’interno del Parco, quindi oltre a riprodursi in modo assai veloce fino a superare il numero di cento, non hanno avvertito la necessità di spostarsi in cerca di altri territori. Solo nel 2020, le Amministrazioni locali si sono accorte del problema e hanno adottato i cassonetti anti orso, ma ormai il danno era fatto. Gli animali, che di solito sono diffidenti nei confronti degli uomini, qui, hanno associato le case dell’uomo al cibo, con risultati facilmente intuibili. Altro problema era che mentre si sbandierava per attirare turisti che nel “territorio erano presenti anche gli orsi” poco o nulla si è fatto per istruire le persone di come comportarsi mentre si cammina in un bosco. Ogni animale selvatico ha il proprio “spazio vitale” un suo territorio che difende strenuamente a costo della vita, contro chiunque avverta come un intruso, sia questo un altro orso, o un ignaro runner che passava di lì per caso. Quindi quando si va “in casa loro” è opportuno segnalare la nostra presenza con rumore,  camminare sempre sui sentieri segnati, e soprattutto mai avvicinarsi a un “piccolo,” che sembra perduto, perché spesso la madre è assai vicina, e vede in noi un pericolo e quindi attacca. Questi comportamenti sono validi per qualunque animale, perfino il cane di casa se spaventato per una qualsiasi ragione, può mordere. I Parchi Nazionali o Regionali, offrono opportunità turistiche ed economiche straordinarie, ma necessitano di un’attenta gestione, che comprende personale addestrato per la vigilanza, la custodia, e soprattutto per dare un’informazione adeguata ai turisti. Il più antico Parco Nazionale del mondo Yellowstone, negli Stati Uniti, riceve ogni anno circa quattro milioni di visitatori, più della metà dei quali sono bambini, ed è possibile addirittura fare campeggi in tenda all’interno del Parco, che ricordiamo ospita animali feroci allo stato brado come orsi, lupi, puma e linci. oltre naturalmente ai giganteschi bisonti e i cervi wapiti. Eppure non si hanno notizie di attacchi di animali verso esseri umani. In Italia nei lontani anni novanta, imperava il partito degli “ambientalisti da divano,” che credevano che l’ambiente e gli animali fossero simili a quelli che si vedevano nei splendidi film di animazione della Walt Disney. I politici, non si fecero sfuggire l’occasione di sfruttare a loro vantaggio questo “votificio” e promossero senza alcun supporto scientifico, ripopolamenti di animali in zone protette come  i Parchi Regionali. Forse pensavano che gli animali sapessero leggere, e che non si muovessero dalla zona assegnata loro. Evidentemente non fu così, ed erbivori come daini, e caprioli, rilasciati in ambienti vergini, e soprattutto senza predatori, si moltiplicarono a dismisura, provocando ingenti danni al patrimonio boschivo. Finito il cibo nei boschi, gli animali si accorsero che orti e giardini degli uomini erano ricchi di cibo, e cominciò il saccheggio. Allora gli stessi ambientalisti protestarono con le Amministrazioni Pubbliche che li avevano lanciati, mentre la parte più oltranzista di loro si opponeva anche ai piani di contenimento. Stessa cosa avvenne per altri animali come pesci, e tartarughe non autoctone, che una legislatura troppo permissiva ne aveva autorizzato la vendita perfino nelle fiere di paese, e che poi i soliti “buonisti,” quando i loro bambini si stancavano di loro, li rilasciavano in Natura, arrecando all’ambiente che loro sostenevano di amare così tanto, danni irreversibili. Oggi, cinghiali, storni, piccioni, nutrie, daini caprioli, pesci siluro, e tartarughe americane solo per citare i più noti, stanno distruggendo letteralmente l’ambiente naturale Italiano, uccidendo e portando all’estinzione le specie autoctone, con il beneplacito degli ambientalisti da divano.
Mario Volpi 13.05.23
Immagini by PierBin fotografo naturalista
 
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