Samonio
Cari redattori
Ho preparato una poesia per il 2 di novembre, un tempo importante quasi come il Natale, oggi purtroppo ridotto a una consumistica visita al cimitero. Così con il vostro aiuto vorrei dargli il giusto risalto sul blog, nella speranza che almeno qualcuno dei più anziani, possa ricordarsene e fare ai più giovani da memoria storica delle antiche usanze. Io personalmente avrò cura di fare al mio nipotino di 18 mesi la sfilza, anche se so benissimo che non è ancora in grado di capirne il significato, ma i suoi genitori si. Vi ringrazio e vi prego di perdonare questo vecchio nostalgico. Ciao a tutti Volpi Mario
19 ottobre 2013
Il culto dei morti
Cercando sempre di mantenere, e trasmettere alle nuove generazioni le nostre tradizioni, ho pensato di scrivere e declamare, questa breve poesia in vernacolo, per spiegare a coloro che per motivi anagrafici non ne sono stati testimoni, cosa significava ai miei tempi “’l do d novembra” (il due di novembre). Mia nonna ripeteva in continuazione” p’r onorar i morti al toch dar ai vivi” (per onorare i morti bisogna dare ai vivi), dimostrando un rispetto per l’altro mondo oggi scomparso. Ma perché proprio il due di novembre?
Fino dagli albori della civiltà umana, il culto dei morti è sempre stato molto presente nelle varie culture, ed a loro ricordo si celebravano riti, si innalzavano monumenti, o imponenti sepolture. Ciò non toglie che pur onorandolo, il mondo dei morti facesse paura a quello dei vivi, che cercava in ogni modo di tenerlo distante. Nell’antica civiltà pagana che popolava Europa, il periodo scelto per onorare il mondo oscuro, era in concomitanza con la fine dell’anno fecondo, ossia dopo l’ultimo raccolto, quando Madre terra si preparava per il lungo sonno invernale. Era detto Samhain in celtico, e si può tradurre in Samonio nell’attuale italiano, ma il suo significato è identico. Per un periodo di circa dieci giorni, si abbassava quell’ideale scudo difensivo che divideva i due mondi, e si permetteva ai defunti di ritornare nelle loro case, e di ritrovare i propri cari. Si accoglievano gioiosamente con canti e balli, con l’offerta di cibo, e di giganteschi falò per riscaldarli. Il Cristianesimo tentò inutilmente di estirpare questa tradizione millenaria, senza riuscirvi, tanto che attorno all’anno mille, un Concilio decise di accettare questa ricorrenza, ma per “cristianizzarla” la fece coincidere con il due di novembre, subito dopo Ognissanti. Pur cristianizzata questa usanza ha passato indenne l’oblio dei secoli, per arrivare quasi intatta fino a ai nostri giorni, anche se con modalità diverse da regione a regione. Anche qui però, la zona di Massa-Carrara si distingue in modo sostanziale dalle altre, c’è chi crede proprio perché fortemente influenzata dalle credenze dagli antichi Liguri Apuani. Nella nostra zona infatti, era usanza comune per le famiglie più abbienti, onorare i defunti dando in carità il ”ben di morti” (bene dei morti) a chiunque si presentasse, fosse anche un acerrimo nemico. Si apparecchiava un tavolo davanti al portone di casa con la tovaglia ”buona” del corredo, e vi si mettevano sopra biscotti fatti in casa, castagnacci, pattone, e vassoi di ballotte, il tutto annaffiato da “vin nostrat”(vino nostrale) e spesso anche da un minuscolo bicchierino di marsala. Questa tradizione però, anche se con qualche variante, era presente anche in molte altre regioni italiane. E’ però endemica del posto, l’usanza di regalare ai bambini il due di novembre, la “sfilza” (collana) di castagne bollite, intervallate dall’inserimento ogni decina di una mela. Spesso per onorare questa tradizione alcune delle famiglie più numerose, magari composte da dieci o più figli, erano costrette a veri e propri sforzi finanziari, che spesso compensavano con il baratto. E’ evidente nella sfilza il riferimento alla corona del rosario, anche se non è del tutto chiaro il significato simbolico. Alcuni pensano che lo strappare le castagne per mangiarle, simboleggi la conta delle preghiere, e attiri sul bambino la benedizione divina, e la protezione del proprio parente defunto. Altri invece, la interpretano come la rinascita della vita, in questo caso la nuova generazione di bambini, protetti però dal “rosario”, ovvero la corona di rose che un tempo si metteva a cingere la testa delle statue della Madonna, madre di tutto il genere umano. Oggi purtroppo queste tradizioni millenarie vanno scomparendo, sia il dare il ben di morti, sia fare la sfilza, preferendo a loro, il consumismo e l’ostentazione più sfrenata anche nei cimiteri, con una profusione di fiori e di ceri tale, da renderli simili a un colorato Luna Park. Ma come diceva il grande Totò nella sua Livella, la Morte è una cosa seria, queste ostentazioni non interessano più a chi riposa, si spera in pace...per l’eternità
Samonio
Novembra i par cussì scontros!
Un mes da aver squasi temenza
‘nveza iè bon! Un generos!
‘l rest po, adè tuta aparenza!
‘L bosch col marmot’l i ha colorat
e ‘l tord, i fa zicar ‘ntlà mazera
‘l fa p’r aleviars un po’ ‘l dolor
e la pena ‘nt’l cor, far pu lizera!
Una “sfilza”d castagne a dian ai fanti
cussì, com al vò la tradizion
con i pomi, a le tenin tra lor distanti
ogni castagna....Na b’nedizion!
‘L grisantem ie d’ultm fior
prima che col zel al sibi guera
portan’l al camp del dolor
p’r onorar, chi al dorm sot’tera!
Dizen p’r lor ‘n freta n’orazion
“‘l ben di morti,” dian p’r carità!
Fat silenzi ... non fat cunfusion!
Lasanli ‘n pace! P’r l’eternità!
Novembre sembra così scontroso!
Un mese da avere quasi paura
invece è buono! Un generoso
il resto poi, è tutta apparenza!
Il bosco col corbezzolo ha colorato
e il tordo fa cantare nel cespuglio
lo fa per alleviarci un po il dolore
E la pena nel cuore, fare più leggera!
Una collana di castagne diamo ai ragazzi
così come vuole la tradizione
con le mele le teniamo tra loro distanti
Ogni castagna...Una benedizione!
Il grisantemo è l’ultimo fiore
prima che con il gelo sia la guerra
portiamolo al campo del dolore
per onorare chi dorme sottoterra!
Diciamo per loro in fretta un’orazione
il “bene dei morti,” diamo in carità!
Fate silenzio … Non fate confusione!
Lasciamoli in pace! Per l’eternità!