Il mito del posto in banca - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Il mito del posto in banca

Attualità
Spetta/Le Redazione
Il terzo millennio è  stato il tempo della caduta di moltissimi miti, che per decenni parevano assoluti e inamovibili. Mai come oggi è valido l'adagio "nulla è per sempre!"
Negli anni sessanta, si consigliava ai giovani di studiare “da ragioniere,” per poter accedere a un vero e proprio mito; il posto in banca. Un ragioniere neo assunto in banca nel 1960 guadagnava 54.000 lire, mentre un operaio specializzato con moglie e figli, sempre nello stesso periodo, non arrivava alle 40.000 lire. Ma non finiva qui, il bancario del tempo era “coccolato,” dalla banca con una sequela di benefit, che andavano dalla sedicesima mensilità, per arrivare all’indennità di sportello, e di vestiario, per finire addirittura all’indennità di riscaldamento per l’abitazione privata. Questo ovviamente non veniva fatto per beneficenza, ma solamente a scopo “commerciale,” ossia per trasmettere al cliente quel senso di opulenza che vincesse l’istintiva diffidenza a depositare denaro. Quindi quale miglior messaggio se non di impiegati ben vestiti, ben pagati, che parlassero bene della banca e considerati dalla popolazione una casta di privilegiati? A quei tempi dove la miseria era generalizzata, si pensava che un impiegato “ricco” non avesse nessun interesse a rubare, ma a continuare la sua attività per aumentare i suoi introiti in modo legale, e questo i dirigenti delle banche lo avevano capito benissimo. Fu proprio in quegli anni che l’attività delle banche in Italia conobbe il suo massimo splendore. Fino a quel momento sia i commercianti che le piccole attività artigianali stipulavano i loro affari solo in contanti, qualche volta anche con rateizzazione di pagamento, basata però, solo sulla fiducia tra acquirente e venditore. Le banche ebbero il merito di diffondere un sistema di pagamento nato quasi un secolo prima ma scarsamente utilizzato fino a quel periodo; la cambiale. Questa “promessa” commerciale, o “pagherò” come era scritto sulla cambiale, rivoluzionò il sistema commerciale italiano seguita subito dopo dalla “tratta.” Questi due sistemi di pagamento, ebbero il merito di far progredire l’economia italiana anche con scarsità di denaro contante, non solo tra le persone comuni, ma soprattutto tra le aziende, e questo grazie alle banche. Infatti, per i creditori vi era la possibilità di “scontare,” nella propria banca la tratta o la cambiale, avendo subito il denaro senza aspettare la scadenza naturale. Ovviamente la banca non svolgeva questo servizio per beneficenza, ma per una percentuale sull’importo che aveva anticipato. Questa vera e propria rivoluzione finanziaria portò alle banche del tempo, un enorme mole di lavoro, costringendole, oltre ad assumere personale, anche ad aprire succursali in luoghi vicini alle zone industriali. Al tempo non esisteva nessun altro tipo di pagamento che non fosse quello di recarsi presso la propria banca per depositare o ritirare il contante, quindi le banche divennero sempre più le protagoniste indiscusse del progresso finanziario che investì l’Italia in quel periodo. Negli anni settanta, le aziende, dietro pressioni non disinteressate degli Istituti finanziari, promossero sempre più il pagamento dei loro dipendenti con depositi su conti correnti bancari. Il tutto funzionava così: L’azienda il giorno del mese dedicato al pagamento degli stipendi, dava ai propri dipendenti la busta paga vuota, solo con il rendiconto delle ore, delle giornate effettivamente lavorate, delle ferie, e tutte le altre informazioni sindacali, oltre naturalmente all’importo dello stipendio, ma per avere il contante bisognava recarsi presso la banca convenzionata con la ditta e spiccare un assegno a proprio nome con l’importo totale o parziale della busta paga. Questo sistema prevedeva ovviamente l’apertura presso la banca di un conto corrente a proprio nome, con “la convenzione”  che dodici assegni e le relative operazioni, fossero gratuite, ma le eventuali altre, e il costo del libretto degli assegni fosse a carico del lavoratore. In molti casi intervenne il Sindacato che qualche volta riuscì ad ottenere convenzioni particolarmente favorevoli per i lavoratori che prevedevano anche tassi d’interesse più alti, per invogliarli a lasciare una parte dei soldi in banca. Con questo sistema, le banche ampliarono enormemente non solo il numero dei loro clienti ma soprattutto il loro guadagno, ricavato dei “servizi” come loro chiamavano qualsiasi operazione. Infatti ogni assegno, o altra operazione svolta in banca, perfino la lettera che trimestralmente avvertiva il correntista dell’importo sul suo conto, avevano un costo, a carico ovviamente del lavoratore. Vi furono numerose cause giudiziarie, perché molti lavoratori prelevando l’intero importo dello stipendio in un’unica rata, e secondo la banca, andavano “in rosso,” così in fondo all’anno dovevano pagare “il costo del conto corrente” anche se in realtà questo era solo una furbata amministrativa. Ma la tecnologia avanzava a passi da gigante, e a metà degli anni settanta fecero la loro comparsa delle prodigiose macchine automatiche, i bancomat.. Essendo in possesso di una speciale tessera magnetica rilasciata dalla banca, e digitando un codice segreto era possibile avere i contanti in qualunque ora del giorno e della notte, senza più essere costretti a rispettare gli orari delle banche, e fare lunghe file agli sportelli, addirittura alcune di queste macchine davano la possibilità al correntista di “depositare” in un apposito sportello anche somme in contanti che entravano automaticamente nelle casseforti della banca. Questo primo sistema, inventato proprio dalle banche per alleggerire il loro lavoro, fu inconsapevolmente l’inizio del loro declino. Nel 2008, come un fulmine a ciel sereno, avvenne il fallimento di una grossa banca d’affari internazionale, causato da una cattiva gestione e soprattutto per aver concesso moltissimi prestiti a chiunque li richiedesse, per avere un numero enorme di clienti “allo scoperto”, ma che al momento della riscossione risultarono inadempienti. Come un gigantesco tsunami questo terremoto finanziario colpì il mondo finanziario con forza devastante, facendo schizzare alle stelle il costo del denaro, e causando una crisi finanziaria mondiale. Molte banche dichiararono fallimento, altre furono costrette a draconiane misure di austerity, tagliando filiali e licenziando dipendenti. A distanza di decenni, anche oggi, il sistema bancario è in una profonda crisi esistenziale, con gli sportelli online, i pagamenti elettronici, e l’uso della nuova e controversa moneta elettronica, i bitcoin, che hanno causato una massiccia riduzione degli sportelli bancari tradizionali e soprattutto del personale  A dimostrazione di come siano cambiati i tempi, oggi il “ragioniere” non è più un diploma ambito, addirittura, con il Decreto Gelmini, ha cambiato nome diventando “Tecnico Amministrativo Finanza e Marketing,” figlio ormai, sempre più orfano delle banche di un tempo.
Mario Volpi 20.05.23
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti