Il mito del posto in banca
Attualità
Spetta/Le Redazione
Il terzo millennio è stato il tempo della caduta
di moltissimi miti, che per decenni parevano assoluti e inamovibili. Mai come
oggi è valido l'adagio "nulla è per sempre!"
Negli
anni sessanta, si consigliava ai giovani di studiare “da ragioniere,” per poter
accedere a un vero e proprio mito; il posto in banca. Un ragioniere neo assunto
in banca nel 1960 guadagnava 54.000 lire, mentre un operaio specializzato con
moglie e figli, sempre nello stesso periodo, non arrivava alle 40.000 lire. Ma
non finiva qui, il bancario del tempo era “coccolato,” dalla banca con una
sequela di benefit, che andavano dalla sedicesima mensilità, per arrivare
all’indennità di sportello, e di vestiario, per finire addirittura
all’indennità di riscaldamento per l’abitazione privata. Questo ovviamente non
veniva fatto per beneficenza, ma solamente a scopo “commerciale,” ossia per trasmettere
al cliente quel senso di opulenza che vincesse l’istintiva diffidenza a
depositare denaro. Quindi quale miglior messaggio se non di impiegati ben
vestiti, ben pagati, che parlassero bene della banca e considerati dalla
popolazione una casta di privilegiati? A quei tempi dove la miseria era
generalizzata, si pensava che un impiegato “ricco” non avesse nessun interesse
a rubare, ma a continuare la sua attività per aumentare i suoi introiti in modo
legale, e questo i dirigenti delle banche lo avevano capito benissimo. Fu
proprio in quegli anni che l’attività delle banche in Italia conobbe il suo
massimo splendore. Fino a quel momento sia i commercianti che le piccole
attività artigianali stipulavano i loro affari solo in contanti, qualche volta
anche con rateizzazione di pagamento, basata però, solo sulla fiducia tra
acquirente e venditore. Le banche ebbero il merito di diffondere un sistema di
pagamento nato quasi un secolo prima ma scarsamente utilizzato fino a quel
periodo; la cambiale. Questa “promessa” commerciale, o “pagherò” come era
scritto sulla cambiale, rivoluzionò il sistema commerciale italiano seguita
subito dopo dalla “tratta.” Questi due sistemi di pagamento, ebbero il merito
di far progredire l’economia italiana anche con scarsità di denaro contante,
non solo tra le persone comuni, ma soprattutto tra le aziende, e questo grazie
alle banche. Infatti, per i creditori vi era la possibilità di “scontare,”
nella propria banca la tratta o la cambiale, avendo subito il denaro senza
aspettare la scadenza naturale. Ovviamente la banca non svolgeva questo
servizio per beneficenza, ma per una percentuale sull’importo che aveva
anticipato. Questa vera e propria rivoluzione finanziaria portò alle banche del
tempo, un enorme mole di lavoro, costringendole, oltre ad assumere personale,
anche ad aprire succursali in luoghi vicini alle zone industriali. Al tempo non
esisteva nessun altro tipo di pagamento che non fosse quello di recarsi presso
la propria banca per depositare o ritirare il contante, quindi le banche
divennero sempre più le protagoniste indiscusse del progresso finanziario che
investì l’Italia in quel periodo. Negli anni settanta, le aziende, dietro
pressioni non disinteressate degli Istituti finanziari, promossero sempre più
il pagamento dei loro dipendenti con depositi su conti correnti bancari. Il
tutto funzionava così: L’azienda il giorno del mese dedicato al pagamento degli
stipendi, dava ai propri dipendenti la busta paga vuota, solo con il rendiconto
delle ore, delle giornate effettivamente lavorate, delle ferie, e tutte le
altre informazioni sindacali, oltre naturalmente all’importo dello stipendio,
ma per avere il contante bisognava recarsi presso la banca convenzionata con la
ditta e spiccare un assegno a proprio nome con l’importo totale o parziale
della busta paga. Questo sistema prevedeva ovviamente l’apertura presso la banca
di un conto corrente a proprio nome, con “la convenzione” che dodici assegni e le relative operazioni,
fossero gratuite, ma le eventuali altre, e il costo del libretto degli assegni
fosse a carico del lavoratore. In molti casi intervenne il Sindacato che
qualche volta riuscì ad ottenere convenzioni particolarmente favorevoli per i
lavoratori che prevedevano anche tassi d’interesse più alti, per invogliarli a
lasciare una parte dei soldi in banca. Con questo sistema, le banche ampliarono
enormemente non solo il numero dei loro clienti ma soprattutto il loro
guadagno, ricavato dei “servizi” come loro chiamavano qualsiasi operazione.
Infatti ogni assegno, o altra operazione svolta in banca, perfino la lettera
che trimestralmente avvertiva il correntista dell’importo sul suo conto, avevano
un costo, a carico ovviamente del lavoratore. Vi furono numerose cause
giudiziarie, perché molti lavoratori prelevando l’intero importo dello
stipendio in un’unica rata, e secondo la banca, andavano “in rosso,” così in
fondo all’anno dovevano pagare “il costo del conto corrente” anche se in realtà
questo era solo una furbata amministrativa. Ma la tecnologia avanzava a passi
da gigante, e a metà degli anni settanta fecero la loro comparsa delle
prodigiose macchine automatiche, i bancomat.. Essendo in possesso di una
speciale tessera magnetica rilasciata dalla banca, e digitando un codice
segreto era possibile avere i contanti in qualunque ora del giorno e della
notte, senza più essere costretti a rispettare gli orari delle banche, e fare
lunghe file agli sportelli, addirittura alcune di queste macchine davano la
possibilità al correntista di “depositare” in un apposito sportello anche somme
in contanti che entravano automaticamente nelle casseforti della banca. Questo
primo sistema, inventato proprio dalle banche per alleggerire il loro lavoro,
fu inconsapevolmente l’inizio del loro declino. Nel 2008, come un fulmine a
ciel sereno, avvenne il fallimento di una grossa banca d’affari internazionale,
causato da una cattiva gestione e soprattutto per aver concesso moltissimi
prestiti a chiunque li richiedesse, per avere un numero enorme di clienti “allo
scoperto”, ma che al momento della riscossione risultarono inadempienti. Come
un gigantesco tsunami questo terremoto finanziario colpì il mondo finanziario
con forza devastante, facendo schizzare alle stelle il costo del denaro, e
causando una crisi finanziaria mondiale. Molte banche dichiararono fallimento,
altre furono costrette a draconiane misure di austerity, tagliando filiali e
licenziando dipendenti. A distanza di decenni, anche oggi, il sistema bancario è
in una profonda crisi esistenziale, con gli sportelli online, i pagamenti
elettronici, e l’uso della nuova e controversa moneta elettronica, i bitcoin,
che hanno causato una massiccia riduzione degli sportelli bancari tradizionali
e soprattutto del personale A
dimostrazione di come siano cambiati i tempi, oggi il “ragioniere” non è più un
diploma ambito, addirittura, con il Decreto Gelmini, ha cambiato nome
diventando “Tecnico Amministrativo Finanza e Marketing,” figlio ormai, sempre
più orfano delle banche di un tempo.
Mario Volpi 20.05.23