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Sezione a cura di Mario Volpi
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Invenzioni...fallite

Attualità
Spetta/Le Redazione
Anche tra gli "inventori" vi sono i fortunati e quelli meno, con il risultato che per alcuni si apre un mondo dorato, mentre per altri  il nero baratro dell'oblio.
Dopo il secondo conflitto mondiale, si può tranquillamente affermare che l’Italia, entrò nella “quarta Era industriale,” quella dell’elettronica. Vi furono invenzioni straordinarie, che rivoluzionarono letteralmente il modo di vivere della gente, ma alcune di queste, dopo pochi mesi di successo clamoroso, caddero nel dimenticatoio. I motivi di questi clamorosi “flop” sono molteplici, legati soprattutto all’affermarsi di qualcosa di simile, ma più moderno, o più semplicemente perché il grande pubblico si era stancato della novità. Il primo di questi insuccessi avvenne attorno alla metà degli anni sessanta. In quegli anni fece la sua dirompente comparsa in Italia uno strumento che era stato importato direttamente dagli Stati Uniti: il Jukebox. Sembrava quasi una magia che con appena cinquanta Lire, si potesse ascoltare la tua canzone preferita al bar che frequentavi di solito. Il successo di questa macchina musicale, complice anche il suo aspetto accattivante, fu strepitoso. Fu proprio grazie a questo successo, e all’evolvere della tecnologia che dopo pochi anni dalla sua uscita, comparvero i video jukebox. In pratica questi nuovi apparecchi avevano uno schermo televisivo incorporato dove si poteva vedere il tuo cantante preferito cantare la tua canzone preferita. Ma lo sperato successo non avvenne, forse a causa della inaffidabilità di questi primi apparecchi, che spesso non funzionavano, ma soprattutto per il loro costo, visto che per ascoltare una canzone con video, il prezzo era più che doppio, e in più non tutti i brani erano corredati con il filmato, così questa novità fece la sua comparsa come una meteora, e con la stessa velocità scomparve. Negli stessi anni, in Italia si assistette a una vera e propria corsa all’automobile, dopo secoli di privazioni, il boom economico finalmente consentiva agli italiani, oltre a potersi finalmente riempiere la pancia, anche l’acquisto di un’auto. L’auto venne vista dalla popolazione di allora, come una seconda casa, da “arredare” con ogni comodità che spaziavano dal semplice accendisigari elettrico inserito nel cruscotto, al tempo quasi uno status symbol, alla fantascientifica autoradio, con una lunghissima antenna esterna fissa, o addirittura motorizzata a scomparsa. Un costruttore italiano la Voxson, lanciò sul mercato un modello di autoradio con il marchio “Sonar,” dotate di una vera chicca tecnologia, un mangianastri Stereo8 abbinato, in grado di suonare all’infinito senza bisogno di riavvolgimento una serie di brani musicali. La cassetta dello Stereo8 era abbastanza voluminosa, e andava alloggiata verticalmente o orizzontalmente nell’apposito vano, ma sempre all’esterno. Dopo pochi mesi però, uscì sul mercato la più piccola e maneggevole musicassetta, con il nastro di appena 4 mm di spessore, che entrava completamente nel lettore, decretando così l’oblio per questo geniale, ma ingombrante sistema. Dalla metà degli anni settanta fecero la loro dapprima timida comparsa i primi “personal computer,” come erano chiamati al tempo, in realtà delle rudimentali consolle di gioco, oltretutto con una capacità di calcolo ridicola. Si chiamavano Atari, Commodore 64, o il più potente e performante Olivetti 125. Questi primitivi calcolatori, dovevano essere collegati alla tv, essendo privi di schermo. Erano dotati di un lettore di cassette magnetiche per caricare i programmi, e in alcuni casi come per il 125 Olivetti, era possibile una vera e propria magia. Con una “penna ottica” ossia una vera e propria penna metallica dotata di una piccola luce interna, toccando lo schermo della TV era possibile fare un rudimentale disegno, che poi scegliendo un colore sulla tavolozza sottostante era possibile colorare con risultati non proprio eclatanti. Dopo pochi mesi però, fecero la loro comparsa i primi joystick, molto più veloci e precisi e così questa penna considerata una meraviglia venne abbandonata. Il gigante nipponico dell’elettronica Sony agli inizi degli anni ottanta lanciò sul mercato un lettore di cassette audio portatile, piccolissimo, a un prezzo irrisorio venne chiamato Walkman, nome che divenne anche una marca. Questo mini lettore tramite due minuscoli auricolari, diffondeva musica stereo di buona qualità, e i modelli più costosi aveva perfino la batteria ricaricabile. Dopo un travolgente successo iniziale, anche a causa del progredire della telefonia cellulare, questo strumento divenne obsoleto, tanto che dopo pochi anni la Sonny smise di produrlo. A proposito di telefonia, fu negli anni ottanta che sfruttando il salto tecnologico fatto dalla telefonia fissa, che aveva sfornato apparecchi telefonici sempre più performanti e dal designer accattivante, che alcune Aziende nipponiche lanciarono sul mercato i primi telefoni cordless a lunga distanza. Il Kit consisteva in una “base” di solito munita di due lunghe antenne e di un telefono senza fili. Questo sistema avrebbe dovuto funzionare con il telefono lontano dalla base fino a 15 km, mentre era possibile parlare tra la base e il ricevitore tramite onde radio, la telefonata doveva essere ricevuta dalla base e ritrasmessa al ricevitore e viceversa. A parte che questo sistema non ha mai funzionato in modo affidabile, ma venne rapidamente soppiantato dai primi cellulari Motorola nati proprio in quegli anni. Una delle invenzioni- novità più paradossale di tutte, si ebbe a metà degli anni novanta quando dal Giappone fu importato un portachiavi che aveva un piccolo gioco virtuale; il Tamagotchi. Quando si attivava questo giochino, si faceva “nascere” un esserino virtuale, che doveva essere curato, come un vero e proprio neonato, facendolo dormire, mangiare, pulirlo, e farlo giocare proprio come un bambino vero pena la sua morte. In poco più di un anno ne furono venduti in tutto in mondo quasi mezzo miliardo, ma poi come era nato questa vera e propria baggianata collettiva svanì come neve al sole. Oltre a queste invenzioni tecnologiche furono molte le novità “demenziali” nate in quegli anni, e subito morte, a dimostrare, come se ce ne fosse ancora bisogno, com’era facilmente influenzabile l’opinione pubblica, anche allora, pur completamente priva di Social e “Influencer.”
Mario Volpi 23.4.23
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