IL CARRARINO di Fresne
Un giorno accadde che un carrarino venne a morire.
Non c’è nulla di strano, tutti i mortali, prima o poi, devono morire.
L’anima del nostro carrarino, dopo una serie di rapidi volteggi ascensionali si ritrovò nel C.C.S.A.S.M., acronimo di Centro Celeste Smistamento Anime Secondo i Meriti, nel quale una commissione mista di angeli e diavoli, con estrema efficienza, attaccava al collo delle anime in arrivo pass di colori diversi e metteva loro in mano una cartellina azzurrina sulla copertina della quale erano scritti a mano, nome, cognome, data di nascita e di morte.
Il colore dei pass determinava l’apertura di cancelletti che conducevano, per mezzo di nastri trasportatori, a dei piccoli trenini che ad intervalli regolari partivano, uno strapieno di anime provviste di pass rosso in discesa, un altro occupato da anime provviste di pass giallo in direzione orizzontale e l’ultimo, semi vuoto con le anime provviste di pass azzurro verso l’alto.
La scena vista dall’alto, attraverso gli occhi delle telecamere del servizio di sorveglianza, era impressionante, nella grandissima sala fioccavano anime da ogni parte del mondo ad un ritmo inaudito.
Questa massa di anime informe e senza regole era incanalata con rapida efficienza verso il futuro che ad ognuna di loro era destinato.
Il nostro carrarino, con il suo bel pass azzurro al collo, fu istradato verso il trenino ascendente in compagnia di due suorine morte in un incidente stradale, una dama di San Vincenzo e tre bonzi vietnamiti.
Dopo un breve viaggio che i passeggeri passarono in silenzio, la cartelletta azzurra in mano, ad osservare la nuvolaglia che scorreva ai lati del finestrino, il trenino semivuoto si arrestò davanti a un portone pieno di borchie, un’insegna lampeggiante recitava: “Paradiso Multiconfessionale S.p.A.”
Accanto al portone c’era una scrivania alla quale era seduto un vecchio con la barba bianca, un cartellino plastificato sulla scrivania diceva: “Dott. Pietro San” e sotto in piccolo: “Team Manager Addetto al Ricevimento Anime”.
Il nostro carrarino seduto su una panca laterale poté osservare le suorine, la dama di San Vincenzo ed i bonzi che lo precedevano, oltrepassare la porta del paradiso dopo aver superato la verifica effettuata dal T.M.A.R.A. Pietro San.
Quando fu il suo turno, il nostro si avvicinò con passo deciso alla scrivania e, come aveva visto fare alle anime precedenti depositò la cartelletta sul ripiano, alla destra di un videotelefono ultramanageriale.
Pietro San, che con orecchio fine già sentiva l’approssimarsi del trenino successivo, aprì distrattamente, con la noia indotta da migliaia di anni di lavoro sempre uguale e senza intoppi, la cartelletta azzurra e cominciò a leggere: “Gabriele G. nato a Carrara il …. e ivi deceduto il … , miscredente, bestemmiatore, bugiardo, ubriacone, ladro, puttaniere, imbroglione e stronzo… … …”
Via via che leggeva la voce si strozzava in gola al T.M.A.R.A. e si affievoliva in un bisbiglio quasi inaudibile, poi con uno schiarimento di voce il vecchio si riprendeva: “Mi scusi, anzi ci scusi…, ci deve essere stato un errore… … è impossibile… non è mai… … mi scusi… ci scusi… può attendere un attimo… per cortesia.” – e con queste parole il T.M.A.R.A. sconvolto si alzava dalla sedia, con la sua chiave apriva la porta del paradiso e si precipitava dentro.
Sull’atrio interno del paradiso si affacciavano diverse porte che davano su uffici tutti uguali dove una gran quantità di angeli mandava avanti il lavoro burocratico necessario al mantenimento di una struttura complessa com’è il paradiso.
Solo la porta centrale più grande si distingueva dalle altre, un cartello dorato a lettere azzurre diceva: “DIO” e sotto, in piccolo: “Suonare piano”.
Pietro San suonò il campanello e la porta si aprì.
Pietro – “Mi dispiace disturbare ma abbiamo un piccolissimo problema.”
Dio – “Che genere di problema?”
Pietro – “Ci deve essere stata una piccolissima disfunzione al computer del C.C.S.A.S.M…”
Dio – “Beh, mi disturbi per questo?”
Pietro – “Ma… veramente…”
Dio – “Fai intervenire la squadra di manutenzione.”
Pietro – “Già fatto… ma il vero problema è che un’anima destinata al sottoscala, non so se mi spiego, è finita in soffitta.”
Dio – Questo non è possibile … e i tripli successivi controlli che ad istallarli ci sono costati due occhi non hanno rilevato nulla?”
Pietro – “Pare di no.”
Dio - “… … …!!”
Pietro - “Se accende il videocitofono lo può vedere e sentire.”
Il dito di Dio corse al pulsante di accensione e sullo schermo apparve Gabriele G. nella sala d’attesa che girava in tondo borbottando.
Dio si rivolse a Pietro con il fare di chi richiede complicità: “Beh, un errore dopo tutte queste migliaia di anni ci può stare… ci si può aggiustare… dopo tutto siamo solo io, te e lui a sapere dell’accaduto… l’importante è che non lo sappia nessun altro… sai Pietro, è per via del dogma… sì… sì… quello sull’infallibilità… è uno dei pilastri sui quali si regge la nostra azienda… lo facciamo entrare… lo nascondiamo buonino buonino in un angolo di paradiso… avrà da essere contento e starà zitto… ma cosa borbotta quell’anima?”
Così dicendo Dio alzò il volume del videocitofono e le parole bofonchiate dall’anima Gabriele risuonarono nitide nell’ufficio: “Mir ki… al sapev… ariv me e i sbain… tant a ’n pagh nisciun… se a i fus me a comandar ki… ’l prim ki sbai a cà… altr ke rompr i coion… a ’n ved l’ora ke i arven ki ’kl scem ’d Piè pr dirni doa.. e pò i m devn sntir tuti.. altr ke bale… … …”
Il borbottio si affievolì a causa rotazione in senso antiorario della manopola del volume, poi Dio chiese a Pietro San: “Ma da dove arriva quell’anima dal linguaggio così terrificante?”
Pietro rispose: “Da Carrara, mio Dio!”
Al che Dio ebbe un gesto di costernazione e disse: “Pietro, con sei miliardi di esseri umani mortali, proprio con un carrarino dovevamo sbagliare.”
E proseguì – “Con qualsiasi altro avremmo potuto metterci d’accordo, con questo qui no, se lo facciamo entrare ci spacca i coglioni per l’eternità, meglio rinunciare al dogma dell’infallibilità, meglio rischiare il tracollo in borsa, riaccompagnalo dove era destinato ad andare e se i diavoli ti prendono per il culo fai finta di niente”
Gabriele G. fu accompagnato, da Pietro, al posto che si era meritato e che gli era riservato e perse l’occasione per entrare in paradiso.