Quand aier sol la botega
Nonostante la crisi galoppante, è normale vedere all'uscita dei principali supermercati, persone che spingono carrelli stracolmi di ogni ben di Dio, soprattutto prodotti alimentari, in quantità tale da potere resistere senza problemi ad una piccola guerra d'assedio. Questa è uno stile di vita talmente consolidato che a nessuno viene in mente, che, quello dei grandi supermercati che trattano soprattutto alimentari, è l'unico settore commerciale in cui il pagamento è effettuato unicamente per contanti, e spesso per cifre non trascurabili.
Soltanto cinquanta anni fa, non solo non esistevano i supermercati, ma il pagamento per contanti sarebbe stato impossibile per la stragrande maggioranza della popolazione. La forma di commercio al dettaglio del tempo era rappresentata dalle botteghe, (la botega) la maggior parte della quale a conduzione familiare, che praticavano "la lista" ossia vendevano a credito. E' grazie a loro se milioni d'italiani hanno potuto sopravvivere nei terribili anni del dopoguerra.
Nella nostra zona, dove il lavoro era in prevalenza quello di bracciante agricolo o cavatore, perciò molto esposto alle variazioni climatiche, non era raro che il pagamento avvenisse ritardato anche di parecchi mesi, visto che al tempo, non esisteva la Cassa Integrazione, e i giorni di lavoro perduti causa maltempo non erano retribuiti.
Ho sempre vivo nella memoria quando da bambino andavo con mia madre a fare la spesa. La bottega per me era un luogo quasi magico, pieno di cose buone, di molte delle quali non conoscevo neppure il sapore, come le collane di salsicce che erano appese ad un tubo di ferro fissato al soffitto che correva parallelo al banco di vendita, o al contenuto dei panciuti vasi di vetro che troneggiavano accanto alla bilancia pieni di pasticchine multicolori.
Le ristrettezze economiche della gente influenzavano pesantemente anche la varietà di merce in vendita, i salumi erano di due o tre tipi, tra cui la parte del leone era fatta dal buristo (mal'ligat) e dal lardo, molto economico, e usato sia come companatico, sia per arricchire tristi minestroni di cui l'ingrediente principale erano spesso le erbe spontanee, (gli erbi).
Tutto era venduto sfuso, gli spaghetti, i maccheroni, e le "puntine" da brodo, erano messi in bella vista in scaffali con i cassetti di vetro, mentre le aringhe, il tonno, la salsa di pomodoro, la marmellata, i biscotti, erano confezionati in barattoli di 5 kg anche questi richiestissimi dalla gente quando vuoti, che ne ricava secchi per attingere acqua alle fonti pubbliche. La miseria era tale che si assisteva a fatti, che, se da un lato testimoniavano una grande solidarietà tra le famiglie, dall'altra erano quasi patetici, come il famoso "oss cunditor" (osso conditore).
Quando la bottegaia disossava il prosciutto, regalava l'osso, di solito ai clienti più indigenti. Questo era messo a bollire insieme al minestrone per insaporirlo, ma poi non era gettato via, ma riutilizzato innumerevoli volte, era addirittura prestato tra vicine, " o Marì a son senza nient, t'm'l prest'erè d'oss cunditor?" Posso assicurare che questa richiesta era comune in quegli anni, anche se può sembrare incredibile.
Anche i quantitativi di merce acquistata, oggi sembrano assurdi, i 20 grammi di "mundiola"(mortadella di Bologna)), o il mezz'etto di minestra, oppure il bicchiere di vino, erano "pesi" comuni nella spesa quotidiana.
Oltre al fattore economico, anche le difficoltà di conservazione erano la causa dei piccoli acquisti, infatti, mentre la bottega aveva la "ghiacciaia" che funzionava con l'inserimento periodico di un blocco di ghiaccio, la gente comune non aveva nulla, salvo la "moschiera" un pensile rivestito di una sottile retina metallica, utile solo contro gli insetti, oppure il davanzale della finestra, ma che funzionava solo d'inverno.
Agli inizi degli anni sessanta con il miglioramento della situazione economica, nella gente scattò quella voglia del "superfluo" a cui aveva dovuto rinunciare per decenni, e qui il proverbiale ingegno italico dette ancora una volta il meglio di sé, inventando surrogati di prodotti "di lusso" a prezzi accettabili, per soddisfare negli italiani la voglia di "trasgredire".
Un tipico esempio fu un surrogato di caffè, che si chiamava "La Vecchina".
Una Ditta di Empoli, scoprì che la melassa che era il sottoprodotto della lavorazione delle barbabietole, tostata assieme a ceci e fagioli, dava origine ad una polvere che, messa in un pentolino di acqua bollente, formava un liquido che aveva il colore e quasi anche il sapore del caffè. Noi ragazzi ci abituammo presto a fare colazione la mattina aggiungendola al latte, per intingerci il pane raffermo. Un'altra Ditta, nata in quegli anni, che poi diventerà una multinazionale fu la Ferrero: fondata ad Alba nel 1946, capì l'importanza della distribuzione capillare sul territorio, così si dotò di una flotta di Topolino furgonate, tutte dipinte color crema, con sulle fiancate il famoso slogan "Sono il primo e resto il migliore" e cominciò la distribuzione di un "cremino." Era quadrato, di surrogato di cioccolato, con nocciole spezzettate, che noi chiamavamo formaggino, aveva anche una figurina da collezionare. Ottenne subito un successo strepitoso, visto che anche il prezzo, solo 10£, per un cioccolato, pareva al tempo veramente un affare. Ma il pezzo vincente, fu la "Supercrema" quella che anni dopo sarebbe diventata la Nutella. Anche la chimica cercò di detronizzare l'autarchica Lisciva nel mondo dei detersivi. Con i sottoprodotti del Petrolio nacquero i primi saponi in polvere, con nomi che copiavano quelli americani, primi fra tutti il Persil e il Tide, che per invogliare le madri all'acquisto mettevano in ogni scatola una "sorpresa" per i bambini, e i primi "punti" per i concorsi a premi.
Oggi purtroppo il mondo delle piccole botteghe è finito per sempre, strangolato dalla potenza economica dei grandi gruppi commerciali, a cui non sono state in grado di opporsi, questo è un peccato perché il calore umano che esisteva tra il bottegaio ed il cliente, andava certamente al di la del semplice rapporto commerciale, ma era composto anche di una grandissima solidarietà.
Volpi Mario