Il dono di Prometeo
Una Volta Invece
Cara Redazione
Le nuove generazioni sono molto sensibili al fascino che una accorta, e scaltra pubblicità, spesso usa per promuovere prodotti voluttuari, come ad esempio, liquori o vini, degustati placidamente seduti davanti a un caminetto acceso, mentre fuori, magari imperversa una tempesta di neve. Ma la realtà era molto diversa, e non auguro a nessuno di dover dipendere da un camino per la propria sussistenza.
Il dono di Prometeo

Negli anni cinquanta, la maggior parte delle case degli italiani, era riscaldata dal camino, che serviva anche da focolare per cucinare, e vi posso assicurare che nella gestione di un camino, che non abbia solo funzioni estetiche, di romantico vi è veramente poco. Innanzi tutto bisognava procurarsi la legna da ardere, che andava segata, naturalmente a mano, spaccata, e impilata in un luogo riparato dalle intemperie, per poi trasportare la quantità giornaliera necessaria vicino al camino stesso. Il camino del tempo era completamente aperto, corredato da uno o due alari, e una grossa catena, cui andava attaccato il paiolo per cucinare, produceva poco calore, ma tanta polvere e fuliggine, che andava a intasare la canna fumaria. Non era piacevole, nelle gelide mattinate invernali, dover togliere la cenere, e cercare poi di ravvivare la brace, per riaccendere il fuoco, prima di potersi scaldare un pò di latte. Quando poi si doveva ricorrere allo spazzacamino, la cucina, dove di solito era posto il camino, si riempiva di una polvere nera, come se ci si trovasse all’interno in una miniera di carbone belga.

Intanto nei palazzi di nuova costruzione facevano la loro timida comparsa, i termosifoni. Questi primi impianti erano tutti centralizzati, con gigantesche caldaie in ghisa, che bruciavano carbone per riscaldare grosse quantità d’acqua, che saliva naturalmente attraverso tubi di acciaio saldati, per arrivare a enormi termosifoni in ghisa piazzati negli appartamenti. Per evitare perdite di calore, queste tubature erano fasciate con amianto, cosa che negli anni a venire, avrebbe procurato grossi problemi alla salute pubblica. Non essendo possibile sia per ragioni economiche, sia per ragioni tecniche, dotare le vecchie costruzioni d’impianti di termosifoni, ma essendo la gente ormai stufa di sobbarcarsi il disagio di approvvigionarsi di legna o carbone, negli anni settanta, fecero la loro comparsa le prime stufe a kerosene. Il loro funzionamento era molto semplice, il kerosene impregnava uno stoppino che tramite una candeletta elettrica s’incendiava, e poi la fiamma continuava dentro a questa piccola camera di combustione.
Alcune di queste stufe erano dotate anche di una ventola elettrica, che spingeva l’aria calda in tutto l’appartamento, erano molto pratiche, perché possedevano un serbatoio per il combustibile che si riempiva una volta il giorno, e con una specie di selettore si poteva controllare l’intensità del calore. Erano state progettate per funzionare anche di notte, ma avevano un grosso difetto, bastava che nel caricare il serbatoio, una goccia di kerosene bagnasse la carcassa, perchè il suo terribile odore persistesse nell’appartamento per ore. Per il loro corretto funzionamento, necessitavano di un continuo ricambio d’aria, che, in alcuni casi, venne a mancare, causando, purtroppo, diverse morti per avvelenamento da monossido di carbonio. Oggi tutto questo è preistoria, le case moderne possiedono impianti di riscaldamento molto efficienti ed ecologici, l’era della stufa è tramontata, ma la vista delle fiamme libere continua ad affascinare l’uomo moderno, come il suo progenitore preistorico. In molte nuove case, si continuano a costruire i camini, oggi, veri e propri capolavori tecnologici, neppure lontanamente paragonabili a quelli di un tempo, la loro funzione è soprattutto estetica, alcuni sono addirittura alimentati a gas, o a pellet, ma il loro fuoco continuerà a riscaldare l’animo umano, grato per sempre a Prometeo, per un dono così grande.
Volpi Mario
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