Festeggiare … col botto!
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
A voi tutti, e a tutti i lettori, auguro di cuore Buon Anno.
Con l’avvicinarsi della notte dell’ultimo dell’anno, in qualcuno cresce la voglia, di trasgredire, di esagerare, voglia che spesso ha conseguenze tragiche. Ogni anno, nonostante le ordinanze di Sindaci, Prefetti e Questori, che vieta la detenzione e lo scoppio dei petardi, addirittura mesi prima della data fatidica del 31 dicembre, le Forze dell’Ordine eseguono sequestri di materiali pirotecnici illegali, spesso pericolosissimi, stipati senza alcuna precauzione, alla rinfusa, in locali non idonei, come cantine, o sottoscala, magari sotto palazzi densamente popolati. La tradizione di fare i “botti,” e di trasgredire alle leggi, è la continuazione moderna dei secoli passati, dove i falò rituali, delle popolazioni celtiche, e le trasgressioni da parte dagli antichi romani, erano alla base dei festeggiamenti di questo periodo, trasformato poi dal Cristianesimo nelle festività Natalizie. I sacerdoti druidi, il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, festeggiavano Yule, o Alban Arthuan, ossia la festa della luce per la rinascita del sole. Per onorare la dea madre, dei giganteschi falò erano accesi e mantenuti tali fino all’alba, mentre la gente si esponeva alla loro luce e al loro calore, simbolo di rinascita, dopo il gelido inverno. Per gli antichi romani questo periodo era altrettanto importante. Detto Saturnalia, era dedicato a Saturno, ci si scambiava piccoli doni chiamati “strene,” ma soprattutto in questo periodo tutto era permesso. Le leggi non avevano più valore, così come le distinzioni sociali, per cui, lo schiavo poteva insidiare la padrona, la moglie tradire il marito, il legionario sbeffeggiare il centurione. Si festeggiava con azioni ed eccessi di ogni genere, che spesso sfociavano in orge, ma anche in tragedie, dovute soprattutto alle abbondanti libagioni, soprattutto alcoliche. Questa voglia di “sottrarsi alle regole,” è ancora ben viva ai nostri giorni, dove qualcuno non solo non si perita di spendere centinaia di Euro nell’acquisto di botti, di dubbia provenienza, molto pericolosi e chiaramente illegali, ma addirittura li vuole super potenti, delle vere e proprie bombe, perché il suo botto deve essere più forte degli altri. Ciò porta spesso a conseguenze tragiche, con mutilazioni gravissime, come l’amputazione delle dita, o dello spappolamento dell’intera mano, per non parlare della perdita della vista da uno o entrambi gli occhi, e spesso della vita. Altra frequente trasgressione nella notte di San Silvestro, è quella di esplodere a casaccio colpi di arma da fuoco. Di notte, si perde il senso dell’orientamento, se poi a ciò si associa un alto tasso alcolico, è facile pensare come la canna di una pistola o di fucile, che si crede rivolta verso il cielo, sia in realtà puntata verso una finestra o un balcone, magari invisibile, perché posto nell’ombra più in alto, solo a qualche decina di metri di distanza. A tal proposito mi ricordo un episodio accaduto quando ero ancora bambino. La guerra era finita da poco, e le armi di qualunque tipo erano praticamente dappertutto. Ricordo che al tempo, per l’ultimo dell’anno, si usava gettare dalla finestra piatti, e bicchieri vecchi, i botti erano fatti solo con i fucili da caccia, ma pochi, perché le cartucce erano preziose. Mancava poco alla mezzanotte, quando udimmo lo sgranare inconfondibile di un mitra, e nello stesso tempo, il vetro della finestra della stanza da letto volò in pezzi. Il mattino dopo, vedemmo chiaramente che la raffica aveva bucherellato l’intera facciata della casa dalla strada fin alla canala sul tetto, segno che allo “sprovveduto,” sparatore l’arma era sfuggita di mano, e solo per caso non aveva ucciso qualcuno di noi. Purtroppo ogni epoca ha i suoi eccessi. Ricordo che il primo di gennaio di quegli anni, a Carrara, i netturbini comunali erano precettati, al tempo ancora muniti di carrettino a mano con montato sopra un bidone di metallo, per ripulire la città, dalle tonnellate di cocci, di piatti, bicchieri, e stoviglie varie che la gente gettava dalla finestra. Anche noi ragazzi non ci facevamo mancare la nostra parte di azioni trasgressive, spesso stupide e pericolose. A quei tempi in farmacia si vendevano contro il mal di gola pasticche di potassio. Qualcuno scoprì che il potassio delle pasticche schiacciate, unito a un po’ di zolfo da usare per la vigna, messo tra due lastrine di marmo, con un forte colpo faceva il botto. Così almeno due mesi prima delle festività Natalizie, per non insospettire il farmacista, ci si recava a turno in farmacia per fare l’acquisto. Ottenute le pasticche, si schiacciavano con una piastrina di marmo e la polvere così ottenuta era mischiata allo zolfo, e chiusa nello stesso contenitore di alluminio delle pasticche, per preservarlo dall’umidità. Attorno al venti di dicembre, quando cominciavano le vacanze Natalizie, si passava all’azione. Una lastrina era messa come incudine, su di essa si faceva un mucchietto di “polvere, ” poi si copriva con un’altra piastrina e si dava un forte colpo col tallone. Ma anche qui, la voglia di trasgredire, e prevalere su gli altri per fare il colpo più grosso, procurò moltissimi tacchi saltati, e zoccoli rotti, con conseguenti legnate dalle madri, ma soprattutto a qualcuno dei veri e propri traumi al calcagno. Quelli come me che abitavano vicino alla ferrovia marmifera, avevano la possibilità di trovare i grossi bulloni che tenevano le rotaie. Non so chi ebbe per primo quella sciagurata idea, cioè di mettere potassio, zolfo, e anche un po’ di carbone per fare fumo, tra dado e bullone, girando lentamente. Il bullone così caricato di “esplosivo,” era scagliato contro un muro, il boato era spaventoso. Purtroppo però, Robè uno di noi più grandicello, ci lasciò un paio di dita, per lo scoppio anticipato del bullone durante il caricamento. Dunque, in ogni epoca, e per qualsiasi ragione, sia questa religiosa, sociale, o trasgressiva, non è mai una buona idea festeggiare … con il botto.
Mario Volpi 30.12.21
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