La Pasqua simboli e significati
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Colgo l'occasione per augurare alla Redazione e ai
lettori tutti i più sinceri auguri di buona pasqua.
Dopo
Natale, la Pasqua, è una delle festività più importanti per la religione
cristiana, perciò ricca di simbolismi che si sono tramandati nei secoli,
attingendo a piene mani al mondo rurale e in parte, anche dalle precedenti religioni
arcaiche, addirittura risalenti ai Druidi o al dio Mitra adorato per secoli
dagli antichi romani. Innanzi tutto nella Pasqua si celebra la sconfitta della
morte terrena da parte di Gesù Cristo, che, non solo risorge, ma con questo suo
sacrificio monda l’umanità da tutti i suoi peccati. Non ha caso il Giovedì
Santo, apre le celebrazioni e i riti della Pasqua, con un’usanza millenaria,
ossia la visita ai “sepolcri.” Già dal 750, sotto i Carolingi, si va affermando
in Europa il culto dei morti con le prime “deposizioni,” in luoghi speciali,
come grotte naturali, o anfratti creati dall’uomo a tale scopo. Ecco dunque che
anche se i cristiani adorano un Dio vivente, non si può ignorare la morte
corporale, e quindi ecco la simbologia dei sepolcri. Quando ero bambino il
parroco veniva nella scuola un mese prima della Pasqua, e ci eleggeva suoi
aiutanti, nel preparare ad esempio il grano fatto germogliare nel buio della
cantina sopra uno strato di lana di pecora che ogni due giorni dovevamo bagnare
con acqua pura. Le “femmine” invece dovevano raccogliere fiori bianchi, da
porre sull’altare. Solo molto più tardi da adulto, ho compreso che il grano
bianco, simboleggiava il passaggio dal buio eterno della morte, alla
Resurrezione. Anche il tavolino che faticosamente portavamo vicino all’altare
aveva il suo significato, quello del sacrificio, così come il pane, e i dodici
piatti che posavamo su di esso. Poi con l’aiuto di Robè, il vecchio sacrestano
sciancato e senza un occhio, mettevamo dei panni neri a coprire il grande
crocefisso, si apriva il tabernacolo che doveva rimanere vuoto, a simboleggiare
che Dio non è più presente, perché era iniziata la sua passione. Anche il
numero delle chiese che un buon cristiano doveva visitare, per vedere i
sepolcri che vi erano allestiti, con i numeri tre, e sette, avevano ora un
simbolismo cristiano ma, l’alone di “magia” su questi numeri si perde nelle
nebbie del tempo. Molti simboli della Pasqua al giorno d’oggi, per l’uomo
moderno sono pressoché privi di significato, perché il mondo rurale è
praticamente scomparso, e molte persone durante la loro esistenza non hanno, o
non avranno mai, l’occasione di incontrare dal vivo uno di questi “simboli.”
Cominciamo dall’uovo. Nei tempi antichi, l’uovo era universalmente riconosciuto
come dispensatore di vita, e quindi quando la religione cristiana soppiantò il
paganesimo, mantenne questa simbologia, oltretutto anche scientificamente corretta.
Un altro importantissimo simbolo derivato da un’altra religione è sicuramente
l’agnello. Da sempre associato alla mansuetudine, alla purezza, e al
sacrificio, questo animale-simbolo è stato ereditato dalla religione Ebraica,
nata antecedentemente al cristianesimo. Fu proprio con il sangue di questo
animale che Dio disse a Mosè di segnare gli stipiti delle porte per far
riconoscere all’Angelo della Morte gli ebrei da risparmiare, sacrificando al
posto del loro primogenito un agnello. Del resto la parola Pasqua deriva
proprio dall’ebraico “Pesha,” come gli ebrei chiamano la loro Pasqua, che a
loro ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana ad opera di Mosè. Nel
mondo pastorale di un tempo, poi, la primavera, con un’abbondante nascita di
agnelli, era auspicio di prosperità. Anche un altro animale, la colomba deriva
dalla religione ebraica, mentre per quella cristiana essa simboleggia, oltre
alla pace, lo Spirito Santo una delle tre, entità dell’essenza di Dio. Il
consumismo, ha poi fatto conoscere anche a noi popolazioni mediterranee, un
simbolo prettamente nordico; il coniglio. In verità pare che in principio fosse
la lepre presa come simbolo di prolificità e quindi di rinnovamento, ma che
poi, forse ad uso commerciale si optò per il più mansueto e comune coniglio,
animale da cortile allevato da secoli, e quindi ben noto a tutti. Altro
importantissimo simbolo questa volta vegetale, è certamente l’ulivo. Qui i
pareri sono discordanti, su cosa in realtà voglia simboleggiare. Qualcuno
afferma che sia preso ad esempio per la sua longevità a simboleggiare la
secolare fede in Dio, altri che sia il simbolo della morte perché usato come
unguento sul cadavere di Gesù, e infine chi dice che serva solo per ricordare
l’ingresso di Gesù a Gerusalemme accolto dallo sventolare di palme e ulivi. Altro
oggetto alla base della religione cristiana eletto a simbolo pasquale è
sicuramente la campana. Nei tempi arcaici, erano “i sacri bronzi” a scandire
per il popolo il lavoro, la preghiera, e il riposo. Nel Venerdì di passione le
campane in segno di lutto, venivano “legate” restando mute, ma quando Dio
risorge, suonano a distesa, per annunciare al mondo la lieta novella. Infine il
simbolo più importante: la croce. Per gli antichi romani era uno strumento di
tortura, dove far morire lentamente “i non romani” rei di aver cospirato contro
lo Stato. Non a caso Gesù essendo un abitante della Palestina venne giustiziato
in quel barbaro modo. Da allora, per ricordare il suo sacrificio, la Chiesa, lo
elesse a proprio simbolo per ricordare a tutti in quale orribile modo era morto
il Salvatore per mondarci dei nostri peccati. Come tutte le religioni, anche
quella cristiana ha al suo interno molti “dogmi, e contradizioni” che oggi in
molti, mettono in discussione. Comunque, anche per i non credenti, la Pasqua è
una ricorrenza molto importante, perché avviene in primavera, dove, in barba a simboli,
credenze, e religioni umane, la vera e incontrastata protagonista è la
primavera, con la sua multicolore, e inarrestabile, esplosione di vita.
Mario Volpi 7.4.23
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