Dalle candele ai Led
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Le
notti di dicembre, nelle nostre città, sono una gioia per gli occhi,
con migliaia di fantastiche luminarie che spezzano il buio con
fantasmagorici colori. Ma appena pochi decenni fa, tutto questo sarebbe
stato semplicemente impensabile, anche per il più smaliziato scrittore
di fantascienza.
Si dice, che la prima a portare il Italia la tradizione dell’albero di Natale, sia stata la regina Margherita, che a metà dell’ottocento, lo fece allestire per la prima volta al Quirinale. La gente comune, per ragioni economiche, e culturali, adottò quest’usanza quasi un secolo dopo. Infatti, fu solo agli inizi degli anni sessanta del novecento, che l’albero di Natale cominciò a fare la sua timida comparsa nelle case degli italiani, sostituendo lentamente il presepe, fino ad allora l’unica tradizione natalizia popolare. Nei primi anni della sua comparsa, incontrò non poche difficoltà, soprattutto di natura logistica. In gran parte del territorio italiano, gli abeti, non essendo endemici, erano praticamente introvabili. Ricordo che a Carrara, quando la parola “ecologia,” non si sapeva neppure cosa significasse, venivano prelevati in natura, giovani alberelli di ginepro, usati come surrogato dell’introvabile abete. Altro grandissimo problema poi, era quello della sua illuminazione. Furono così inventati dei minuscoli portacandela muniti di pinzette, per poter essere attaccati ai rami, su cui erano poste delle candeline multicolori, che venivano accese solo la vigilia di Natale. Questa pratica sconsiderata, produsse numerosi incendi, alcuni dei quali devastanti, con la perdita della casa e il ferimento dei suoi occupanti. D’altra parte la luce, era indispensabile, perché rappresentava la fede in Dio, ma si capì che quella delle candele era troppo pericolosa, e oltretutto comportava il suo utilizzo solo al chiuso. Al tempo in Italia la tensione della rete elettrica era di 125V. una tensione relativamente bassa, che comportava però, che la sezione del filo di rame fosse abbastanza robusta. Così l’italico ingegno, ancora una volta risolse il problema, anche se in modo abbastanza empirico. Si cominciarono a costruire delle vere e proprie “collane,” di minuscoli portalampade collegati in serie tra di loro. Questo sistema permetteva di dividere la tensione per il numero delle piccole lampadine, che potevano essere accese senza alcun bisogno di costosi e ingombranti trasformatori. Alcuni negozi di “elettricità,” come si chiamavano al tempo, arrivarono perfino a noleggiare queste primitive luminarie, ma, anche se il costo del nolo era basso, solo le famiglie agiate potevano sfoggiare questa vera e propria meraviglia tecnologica. La nascente industria, fiutando l’affare, si gettò anima e corpo in questo settore, così, si cominciarono a vedere luminarie composte da ninnoli di celluloide colorata, raffiguranti soggetti natalizi, illuminati all’interno da minuscole lampadine. Il collegamento “in serie” però, presentava un grosso difetto, se una lampadina bruciava, cosa al tempo assai frequente, l’intera catena a valle di questa si spegneva. Nel 1965, i vari fornitori di energia elettrica italiani, decisero di uniformare il sistema di distribuzione elettrico nazionale, passando alla tensione di 220V. Questa fu una scelta molto saggia, perché si riuscì a modernizzare il sistema elettrico italiano, usando però i medesimi conduttori di sezione già maggiorata, più che sufficienti per sopportare la nuova tensione, con un risparmio economico enorme. Anche se più pericolosa della precedente, la nuova tensione, e soprattutto, il progredire tecnologico, che realizzò piccolissimi ed economici trasformatori, faranno sì che le luminarie natalizie, possano essere costruite in “parallelo,” ossia, che ogni lampadina diventi autonoma, così che in caso di guasto a una di esse, il resto della collana continui a funzionare. Le luminarie fino a questo momento però, erano “statiche,” ossia o accese o spente, senza nessun gioco di luce. Ecco allora che la nuova tecnologia inventa le prime “intermittenze.” Questi aggeggi, erano delle semplici “prese,” da inserire sulla spina maschio della collana, una resistenza al suo interno faceva sì che la luminaria si accendesse e si spegnesse, ad intervalli regolari, una vera e propria meraviglia. Intanto nel decennio a seguire, il progresso tecnologico sforna luminarie sempre più sofisticate, ora sono disponibili catene lunghe anche dieci metri, con le lampadine fisse, e perfino a tenuta stagna. Nel 1973 però i Paesi Arabi, decidono di ricattare i Paesi Occidentali, con l’embargo del petrolio. Ciò innesca quello che fu chiamata la austerity petrolifera, dove, per due anni, vi fu il divieto di accendere luminarie per il risparmio energetico. Poi però, quasi per una voglia di rivincita, a partire dal 1975, tutti i Comuni italiani, grandi e piccoli, allestiranno luminarie per le vie e le piazze cittadine, oltre a montare i primi giganteschi abeti, magnificamente illuminati. Con l’avvento dell’elettronica le luminarie subiscono un salto tecnologico straordinario. Ormai sono multicolori, e in grado di eseguire premendo un semplice pulsante, diversi giochi di luce. Prodotte in serie in milioni di esemplari, hanno un costo accessibile a tutti, e proprio a causa dello loro massiccia diffusione, saranno oggetto di una severa normativa che ne certifica la sicurezza, e la tipologia. La sigla IP indica il grado di protezione, e il numero che segue 1,2,3,4 ecc. segnala se la luminaria è adatta all’uso interno, o esterno, e il suo grado di impermeabilità. Quando ormai si pensava di essere giunti al massimo livello tecnologico possibile, si assiste stupiti, alla nascita di una nuova generazione di luminarie, chiamate Smart. Queste “luminarie intelligenti,” sono composte da un numero altissimo di Led di nuova generazione, più di quattrocento, ma quello che le rende fantastiche, è la capacità di produrre sedici milioni di sfumature di colore, accendendosi e spegnendosi a tempo di una musica scelta dall’utente, con la possibilità di formare giochi di luce programmabili con uno Smartphone. Il loro costo non proprio popolare, per adesso ne frena un poco la diffusione, ma sicuramente saranno le luminarie del futuro. Non c’è che dire, in poco più di sessanta anni la tecnologia è passata dalla candela al Led, l’unica cosa rimasta invariata è … la magia del Natale.
Mario Volpi 18.12.21
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