Paga pantalone
Cara Redazione
Cara Redazione
Recenti servizi giornalistici, hanno evidenziato come l'Italia sia considerata dalle Multinazionali, un vero e proprio paese del Bengodi, dove si grida tanto ma si fa poco, e sopratutto si dimentica in fretta, sopratutto se vince la squadra del cuore. Così molte madri, che hanno avuto la sfortuna di non potere avere la gioia di allattare il proprio figlio al seno, devono anche sopportare le vessazioni di questi veri e propri vampiri in guanti gialli, che incuranti di tutto e di tutti, continuano a speculare sulla vita della gente, in questo caso dei più indifesi.
Per milioni di anni, la vita sulla Terra, sia animale sia vegetale, è stata regolata da una crudele ma necessaria selezione naturale. Anche l’uomo non era esente da questa dura legge, solo i più forti, e i meglio attrezzati, potevano sperare di sopravvivere tanto da potere a loro volta riprodursi e generare nuova vita.
Da sempre l’uomo cercò di svincolarsi da questa schiavitù, ma senza successo. Neppure la nascita di Civiltà evolute come i Greci, gli Egizi, o i Romani, poterono modificare questa legge naturale, che dopo avere subito un drammatico peggioramento nei bui anni del Medioevo, giunse intatta fino a noi, agli albori del XIX secolo.
Ai primi del novecento la mortalità infantile era altissima, tanto che nei cimiteri vi era un reparto dedicato ai bambini che in dialetto si chiamava “Paradisin” (Paradisino). Le principali cause di morte erano sostanzialmente due; incidenti o infezioni contratte durante il parto, che spesso portavano alla morte anche la madre, o patologie polmonari e intestinali. La concausa principale era sicuramente la scarsa igiene, e la malnutrizione, causate dall’estrema povertà, oltre al vivere in promiscuità in ambienti freddi e malsani.
Le mamme del tempo, oltre a occuparsi della famiglia e dei figli dovevano anche lavorare nei campi, va da se, che queste fatiche non supportate da apporto alimentare sufficiente e corretto, portassero inevitabilmente a carenze, o ad assenze di latte dopo il parto. Mentre oggi questa eventualità è una cosa facilmente risolvibile, un tempo, le soluzioni erano poche; darlo a balia, ossia affidare il neonato a una “mamma” surrogata per l’allattamento, o provare con il latte vaccino, cosa che spessissimo causava la morte del piccolo. Al tempo non si sapeva il motivo per cui il latte vaccino fosse così indigeribile per il neonato, s’ignorava che era la sua percentuale troppa alta di proteine e sali minerali, a mettere in crisi in sistema digestivo ancora immaturo del bambino, scatenandogli devastanti enteriti. Quest’alimentazione artificiale poi, oltre ad essere completamente priva degli anticorpi, doveva essere somministrata con uno strumento che al tempo parve un toccasana, ma che si rivelò poi, un vero e proprio strumento di morte: il biberon Robert. Quest’aggeggio era costituito da un contenitore di vetro simile a una bottiglia, dove nella sua bocca, era inserito un tubo di gomma che finiva in una rudimentale tettarella. Il problema principale stava proprio nella difficoltà di pulire l’interno del tubo, che diveniva presto ricettacolo di batteri che causavano gastroenteriti fatali. Anche l’usanza di fasciare strettamente il bambino per”fargli venire le gambe diritte” non aiutava le norme igieniche, pensate a quel povero neonato costretto all’immobilità più assoluta, per parecchie ore, in compagnia di feci e urina. Altra cosa era invece il darlo a balia. Di solito questo avveniva nelle famiglie benestanti, ed era diventato un vero e proprio lavoro per le mamme delle famiglie più indigenti. Le balie erano scelte di solito tra le contadine, perché ritenute più robuste, e più avvezze a accudire i figli, questo avveniva però non prima di una visita medica, e spesso di un attestato di moralità rilasciato dal curato. La balia doveva trasferirsi presso la famiglia dei “padroni” e lasciare quindi il proprio figlio naturale a una balia di serie “b” (pagata magari in natura) perché lo allattasse insieme al proprio. Lo stipendio era buono, e dava certamente un grande aiuto all’economia famigliare, ma non compensava certo lo strazio di restare lontano dalla propria famiglia anche per due anni. Fu solo alla fine del 1800, che un farmacista tedesco naturalizzato svizzero Henri Nestlè riuscì a modificare il latte vaccino, e a creare la prima Farina Lattea adatta all’alimentazione del neonato.
Questa invenzione, misconosciuta ai più, ha permesso di salvare la vita a milioni di bambini, e il suo successivo sviluppo ha consentito di mettere a disposizione dei nuovi nati, il latte artificiale molto simile a quello materno che abbiamo oggi. La Comunità Europea ha stabilito quali debbano essere le caratteristiche del cosiddetto “latte di formula”, quindi tutte le varie Marche sono sostanzialmente equivalenti, cambia solo il prezzo, e qui è doveroso fare una dolorosa riflessione. Il latte artificiale, in polvere o liquido, è sostanzialmente in mano a poche Multinazionale che ne detengono il monopolio. Periodicamente alcuni giornalisti fanno servizi, dove si dimostra che il prezzo di questo vero e proprio alimento salvavita, è gonfiato ad arte, in modo arbitrario e ingiustificato, dove al costo di produzione di pochi centesimi ne corrisponde quello di vendita, in alcuni casi addirittura, centuplicato. Non solo! Nella totalità dei Paesi Europei il latte artificiale costa le metà che in Italia. Le proteste dei consumatori rimangono senza risposta, le Multinazionali tacciono, e quando alcuni giornalisti riescono ad arrivare alle loro Direzioni, il responsabile è sempre “fuori stanza”. Se tutto ciò non bastasse, esiste un divieto di pubblicizzare il latte artificiale, ad esempio quello con il prezzo più basso, e i Supermercati, e le Farmacie, non possono fare sconti o promozioni, per “non disincentivare l’allattamento al seno” ma sarà davvero questa la motivazione?
Io dico solo che fino a quando non interverrà un organo Governativo questi signori continueranno a fare i loro interessi, e a speculare sulla vita dei più deboli, e chi paga sarà sempre Pantalone, con la differenza che questo Pantalone... indossa i pannolini.
Volpi Mario