L'epopea della Tv
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
La
politica influenza sempre più la vita dei cittadini, facendo spesso
scelte "scellerate" prese per ragioni oscure per non dire di peggio. Una
di queste è sicuramente la vendita di alcune frequenze radio ai Gestori
telefonici, "dimenticandosi" che tali frequenze erano già occupate
dalla TV. Risultato? Cambio di televisore, o per lo meno acquisto
dell'ennesimo decoder, tanto paga Pantalone!
L’epopea della televisione in Italia
Gli antropologi sono tutti concordi nell’affermare che per fare cambiare abitudini e stile di vita a una popolazione siano necessari secoli. Ebbene questa teoria è stata clamorosamente smentita in Italia con l’avvento della televisione. In Italia la prima trasmissione televisiva avvenne nel 1954, irradiata da solo otto ripetitori, su tutto il territorio Nazionale, tra cui Monte Serra in provincia di Pisa, da dove il segnale arrivava anche a Carrara. Pur essendo molto potente il segnale, era ostacolato dalla conformazione morfologica del nostro territorio, costringendo i primi abbonati dei Paesi a monte, a porre le antenne sul fianco della montagna, distante anche centinaia di metri dall’abitazione per “prendere” il segnale. L’apparecchio televisivo era imponente, con il mobile di legno, necessario per proteggere il cinescopio, il “cuore” dell’apparecchio, fatto in un unico pezzo di vetro a forma d’imbuto, sotto vuoto, perciò fragilissimo, anche la pesantissima “valigetta” dello stabilizzatore, era ingombrante ma indispensabile, visto le condizioni ancora precarie della linea elettrica del tempo. Gli apparecchi televisivi, facevano bella mostra di se, nelle magioni più ricche, posti su degli appositi carelli, avevano quasi tutti una “copertina” ricamata, o fatta all’uncinetto sulla sommità, dove era messa anche una piccola luce, che si pensava fosse necessaria durante la visione dei programmi. Le trasmissioni iniziavano alle sedici con la “TV dei ragazzi” per finire allo scoccare della mezzanotte. Nonostante l’alto costo dell’apparecchio, il suo ingombro, e la copertura del segnale ancora approssimativo, la televisione entra subito nel cuore degli italiani, e in meno di due anni gli abbonati passano da due a dodici milioni. Qui comincia anche l’inarrestabile cambio di abitudini e stili di vita della Società, dove l’apparecchio televisivo diventa il principale oggetto di divertimento, ma anche fonte di cultura, perché insegna a parlare italiano in un’Italia ancora divisa da mille dialetti. Nel 1962, la Rai decide di incrementare il numero dei ripetitori, e di aprire un altro canale televisivo che sarà chiamato “secondo programma.” A Carrara, precisamente a Fontia, località Santa Lucia è montata una gigantesca torre metallica, da dove sarà irradiato il segnale di ambedue i canali televisivi Rai, coprendo finalmente dopo anni anche i Paesi a monte. I televisori più moderni furono dotati di un lungo filo con un comando per cambiare canale, sostituiti dopo poco tempo da una torcia elettrica, che serve allo stesso scopo, una diavoleria che non funzionerà mai bene, e che presto sarà abbandonata. Dopo poco tempo fu lanciato sul mercato un televisore con un telecomando a ultrasuoni, capace anche di alzare il volume, oltre cambiare canale un vero miracolo tecnologico. La televisione viene sempre più apprezzata dagli italiani, tanto che per ovviare al suo alto costo, alcuni rivenditori offrono un apparecchio televisivo munito di gettoniera a tempo, dove a un dato importo corrispondono tanti minuti di visione, in fondo al mese il gestore del servizio passava a ritirare gli importi fino ad arrivare a saldare il costo dell’apparecchio. Il 1974 fu lanciato il colore. Dopo una lotta tra il sistema Secam francese, e il Pal americano, vince quest’ultimo, e la Rai anche se pronta a farlo anni prima, nel 1975 trasmette a colori su tutto il territorio nazionale. Il colore trasformerà ancora la Società italiana, lanciandola in una nascente Era informatica. Proprio in quegli anni, dagli Stati Uniti furono importati i primissimi personal computer, come il famoso Commodore 64, ma per tenere bassi i costi, sarà creato un sistema per cui la tv di casa diventa monitor. Anche se i cinescopi più compatti e l’avvento della plastica ridurranno di molto le dimensioni degli apparecchi, il loro costo rimarrà sostanzialmente invariato fino a metà degli anni novanta, dove il massiccio uso dei transistor, che sostituiranno le enormi, costose, e poco affidabili valvole, provocherà un forte abbattimento dei costi di produzione. Intanto in quegli stessi anni il monopolio Rai comincia a vacillare, dapprima con trasmissioni semi pirata, irradiate da Stazioni poste fuori dai confini nazionali, come Capodistria e Montecarlo, per arrivare poi a quelle sorte sul territorio nazionale come Tele Milano, la futura Madiaset. Queste nuove stazioni televisive, non chiedono un canone di abbonamento, ma vivono con i proventi della pubblicità, ecco che per irradiare più pubblicità possibile, le trasmissioni sono effettuate ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, costringendo la Rai ad adeguarsi A tal proposito in principio la pubblicità era messa in onda all’inizio e alla fine dello spettacolo, per incrementarla si pensò di inserire gli spot anche durante i programmi. Questa decisione spaccò letteralmente l’Italia in due, chi pro, e chi contro. Un’astuta campagna” mediatica” di Mediaset, che minacciava di non potere più mettere in onda determinati programmi, convinse la popolazione più anziana a votare “Si” durante un referendum popolare, che autorizzava l’interruzione dei programmi per inserire lo spot, salvo poi pentirsi, ma ormai la frittata era fatta. Negli anni duemila, avviene un altro cambiamento epocale, il segnale analogico è sostituito con il digitale terreste. Quest’operazione non è indolore, perché molti degli apparecchi più obsoleti dovranno essere dotati di un Decoder esterno capace di leggere i nuovi segnali, ovviamente con le spese a carico dell’utente. Questa tecnologia porterà a una proliferazione esponenziale di canali televisivi, la maggior parte dei quali, usati solo per televendite, o per accumulare ore di trasmissione, in modo di poter inserire più ore di pubblicità nei canali principali. Oggi la Smart tv, è un vero e proprio computer capace di collegarsi a Internet, con un sottilissimo schermo a led, leggerissima, tanto da poter essere appesa al muro come un quadro e con la possibilità di comandarla con la voce. Ma i cambiamenti non sono ancora terminati, pare che nel 2022, oltre l’ottanta per certo dei televisori non sarà più in grado di ricevere il segnale, che cambierà ancora, per cedere ai gestori telefonici, l’uso delle frequenze che hanno comprato all’asta dal Ministero dello Sviluppo Economico, pagandole svariati miliardi. La “politica” cerca di far passare sotto silenzio questo vero e proprio scippo a danno dei consumatori, dimenticando che le frequenze radio sono proprietà dello Stato, quindi di tutti. Si cerca di porre rimedio a questo futuro salasso finanziario dando, ma solo ai redditi più bassi, cinquanta euro d’indennizzo, dal mese di dicembre 2019, però solo su determinati modelli scelti dai rivenditori. Va da se che i commercianti non sceglieranno quelli da cento euro, e così come il solito pagherà pantalone, ossia noi.
Mario Volpi
Racconti di questa rubrica