Il vento tra le mani
Nulla è come appare
"L'abito non fa il monaco" recita un antico e saggio adagio, ma spesso la nostra arroganza, o il nostro smisurato ego, c'è lo fanno dimenticare.
Walter era stato allevato a “latte e vela,” come diceva suo padre. Nato sulle sponde del lago di Garda, fin dalla più tenera età era stato abituato a vedere giornalmente le barche. Questo ovviamente non perché fosse un magnate miliardario, ma molto più semplicemente perché il padre era Nostromo in un grosso Centro velico. Ad appena sei anni sapeva già destreggiarsi nella conduzione di una barchetta Optimist, modificata dal padre per le sue esigenze. A sedici era considerato dai soci del Circolo, come una promessa della vela. Eravamo nel 1977, e sulle acque del lago di Garda, era apparsa per la prima volta in Italia, una nuova disciplina sportiva, arrivata dalla California, che però aveva trovato qui un fertile terreno: il windsurf. A metà tra il surf e la barca a vela, anche Walter si era cimentato qualche volta in questa nuova disciplina, e ne era rimasto entusiasta, decidendo di continuare a praticarla, pur non essendo ancora riconosciuta come sport codificato. Il lago di Garda divenne in breve la culla Europea di questa nuova strabiliante disciplina sportiva. Il ragazzo disse al padre che gli sarebbe piaciuto far diventare questo nuovo modo di “volare,” sull’acqua, il suo lavoro, magari fondando una scuola. Ma il destino aveva in serbo per lui una brutta sorpresa, dopo pochi mesi suo padre venne a mancare improvvisamente per un infarto. Primo di tre fratelli, ad appena diciotto anni Walter venne eletto di colpo dalla cattiva sorte, capofamiglia, con tutti gli oneri che questa carica non voluta comportava. Dovette interrompere gli studi, e la Direzione del Circolo velico, mossa a compassione, decise di affidare a lui il lavoro che fu del padre. Dopo qualche mese, il proprietario di una grossa organizzazione turistica francese, con villaggi sparsi in tutto il mondo, seppe del nuovo sport, e pensando di promuoverlo nei suoi villaggi, venne al Circolo per vederlo dal vivo. Il segretario, pensò di far vedere all’illustre ospite un piccolo campione, e disse a Walter di dare una dimostrazione. Con la foga dei suoi diciotto anni il giovane non si risparmiò, dando il meglio di se, e quando tornò a riva il ricco imprenditore, senza troppi giochi di parole gli offrì di andare per un anno in diversi suoi villaggi per insegnare dapprima ad altri dipendenti, e poi ai clienti, il nuovo sport. Ovviamente anche l’offerta finanziaria che gli fece, contribuì in modo determinante alla sua scelta. Dopo essersi consultato con la famiglia, e avendo ottenuto dal segretario del Centro. la promessa che avrebbe ritrovato al suo ritorno, il proprio posto di lavoro, il ragazzo accettò. Così, quell’estate, fu mandato in diversi villaggi sorti nelle più belle località marine, dalle coste del Mediterraneo, per finire alle lussureggianti spiagge delle Antille francesi. Dopo avere sommariamente formato una trentina di “istruttori,” Walter fu mandato per il suo ultimo mese di permanenza, nel più bello ed esclusivo villaggio, sulla costa della Corsica. Questo villaggio era considerato di “alta gamma” riservato di solito a “gite sociali” di manager di grandi Aziende, dove i servizi, “tutto incluso,” erano un’eccellenza, cha spaziava dalla quantità e qualità del cibo e delle bevande, per arrivare al lussuoso confort degli alloggi, per finire alle attività di intrattenimento. Alla sera vi era uno spettacolo teatrale sempre diverso, con attori e cabarettisti professionisti, così come le attività sportive che comprendevano sport d’élite, come equitazione, canoa, tiro con l’arco, e il nuovo sport, vero vanto della Società turistica, il windsurf. Oltre ad essere completamente gratuite, per ognuna di queste attività sportive, l’Organizzazione forniva, oltre alle attrezzature necessarie, anche un istruttore che insegnava ai neofiti i primi rudimenti. Walter aveva a sua disposizione una ventina di tavole a vela di diverse lunghezze, ma essendo una disciplina completamente nuova, la Direzione aveva elaborato una specie di “vademecum” che gli ospiti dovevano seguire alla lettera prima di provare l’emozione del “vento tra le mani,” come recitava la pubblicità. Oggi era una splendida giornata, una leggera brezza termica spirava da terra verso l’imboccatura della baia, al cui centro era posto il piccolo porticciolo delle tavole a vela. Queste erano messe in una speciale rastrelliera coperta da una tettoia di vimini intrecciati con rafia, mentre in un’altra tettoia simile, vi erano i boma in alluminio, con le vele in plastica che sfoggiavano un grande marchio colorato, simbolo del villaggio turistico. Quasi all’improvviso una piccola folla di clienti curiosi di provare quella novità, si affollò intorno a Walter, che sfoggiando il sorriso regolamentare, pregò di ascoltare attentamente ciò che doveva dire loro. Innanzi tutto era obbligatoria la prova di nuoto, per stabilire se si fosse stati grado di restare a galla in caso di caduta, poi, bisognava indossare un giubbotto di salvataggio. e eseguire su una tavola a terra, i movimenti base che avrebbero permesso almeno di salire a bordo. Mentre stava spiegando, sentì uno degli ospiti appena arrivato dire” pardon, vorrei una tavola.” Con un sorriso Walter gli rispose che doveva aspettare che finisse di spiegare le regole. Imperturbabile il nuovo arrivato quasi non avesse sentito disse” si però, io vorrei questa tavola.” Indicò la più lunga e pesante di tutte. Il modo in cui lo disse indispettì non poco il ragazzo, che purtroppo non aveva modo di rispondergli come avrebbe voluto, così pensò di usarlo per dare un esempio agli altri clienti. Si avvicinò all’uomo e sorridendo gli disse “lei ha già praticato il windsurf?” Con una specie di smorfia l’uomo rispose “ho visto farlo!” Era un ometto abbastanza minuto, con il corpo magro, molto abbronzato, il volto era smunto, con la barba incolta, e il cranio depilato da un’incipiente calvizie. Aveva un paio di calzoncini fuori moda di un colore che un tempo doveva essere stato azzurro, dimostrava un’età indefinibile dai sessanta ai cento anni. Walter, pensò a qualche manager frustrato, che voleva “fare il gradasso,” ci sarebbe stato da divertirsi, pensò con un sorrisetto ironico, ora quel macilento cliente avrebbe fatto una pessima figura davanti a tutti. Così, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori rivolto agli altri clienti disse con malcelata ironia” ora il signore ci mostrerà come si fa windsurf,” quindi rivolto all’ometto disse “prego” e gli porse l’enorme tavola. L’ometto alzò la mano sopra la testa come a fare vedere quanto fosse alta, poi disse” qui c’è posto per due” quindi rivolgendosi a una splendida ragazza lì accanto disse” signorina posso avere l’onore di portarla a fare un giro?” Prima che la ragazza potesse rispondere Walter disse, “questo purtroppo non è permesso” “ Stai tranquillo” rispose l’ometto “rimango dove si tocca.” Subito dopo prese una vela dalla rastrelliera, la posizionò al suo posto, pose la tavola in acqua, e dopo aver fatto stendere sopra di essa la ragazza, agilmente vi salì sopra, e in meno di un minuto stava volteggiando con la brezza in poppa a una velocità folle. La sua corsa, tutta volteggi acrobatici, durò circa dieci minuti, quindi tornò abilmente ad arenarsi sulla riva, fece scendere la sua “passeggera,” e mentre gli altri clienti scoppiarono in un fragoroso applauso, tolse il boma dalla tavola e lo ripose. Walter, imbarazzato e stupito, se avesse potuto sarebbe sprofondato sotto la sabbia dalla vergogna. L’ometto gli si avvicinò, gli tese la mano, e con un sorriso gli disse” scusa ragazzo per il piccolo scherzo, ma non ho saputo resistere! Quando facevo esibizioni in California, forse tu eri ancora in fasce, ora fabbrico windsurf, e sono in Europa solo per vendere, ma ogni tanto mi piace riprendere, “il vento tra le mani.”
Mario Volpi 8.02.21
Racconti di questa rubrica