Barbari pelosi
La civiltà animale
Spetta/Le Redazione
Spesso il cosiddetto "buonismo ambientale"
fa più danni di un devastante incendio boschivo.
Nel
V.secolo, in Italia si verificarono le cosiddette “invasioni barbariche,”
provocate dalla migrazione di popolazioni slave, germaniche, e asiatiche. La
diversa cultura, e il modo di vivere di queste comunità nomadi, provocarono
saccheggi, stragi, e distruzioni, che portarono a devastanti carestie e
pestilenze, e a quello che molti studiosi hanno definito “un periodo buio”
dell’Italica storia. Oggi queste invasioni sono tornate di attualità, ma questa
volta sono fatte da una popolazione di individui non a due, ma a quattro gambe,
molto irascibili e irsuti ; i cinghiali. Immessi in modo scellerato sul
territorio italiano per uso venatorio, attorno ai primi anni ottanta, si sono
riprodotti in modo esponenziale e incontrollato, tanto che ad oggi sono
diventati un vero e proprio flagello. Appena la Jugoslavia si dissolse, qualche
cacciatore italiano che frequentava da tempo quei luoghi, si accorse che si
potevano acquistare cinghiali vivi ad un prezzo per noi irrisorio, e fiutato
l’affare cominciarono l’importazione massiccia verso l’Italia di questo
selvatico, sia per uso venatorio, sia per quello alimentare. Ma vi era un problema,
i cinghiali slavi erano più grossi, e molto più prolifici di quelli autoctoni
presenti soprattutto in Toscana e Sardegna. Per qualche anno l’assenza quasi
totale di predatori naturali, e l’incapacità dei cacciatori nell’organizzare la
loro caccia, permisero a questo selvatico di prosperare e diffondersi a macchia
d’olio in un territorio ancora “vergine.” Favorito anche dal progressivo
abbandono delle campagne, questo animale popolò da prima forre e boschi,
risultando pressoché invisibile a gran parte della popolazione, ma ben preso le
cose cambiarono. Il numero di esemplari sempre più alto a fatto sì che
cominciasse a scarseggiare il cibo, così questo animale onnivoro e
intelligente, ha cominciato a fare incursioni notturne nei centri abitati,
grufolando in discariche, orti e giardini, fino ad arrivare a distruggere
interi raccolti nelle fattorie. Secondo stime fatte nel 2022, attualmente in
Italia vi sarebbero quasi due milioni di esemplari, che in sette anni hanno
causato danni all’agricoltura per oltre 130 milioni di Euro. E’ da sottolineare
che i danni conteggiati sono solo quelli denunciati da agricoltori inscritti
alle varie Organizzazioni Agricole, escludendo quelli arrecati all’ambiente
naturale, orti e giardini di semplici cittadini. In più questo selvatico si è
reso responsabile di numerosi incidenti stradali, alcuni dei quali con esito
fatale per il conducente. Anche il capriolo, poi, ci ha messo del suo, quasi
scomparso negli anni cinquanta, si fece una legge per la sua tutela,
proibendone la caccia, che persiste tutt’ora, anche se non vi è più alcun
pericolo di estinzione. Nell’immaginario collettivo questo animale è
considerato dolce e innocuo, ma pochi sanno che è un vorace divoratore dei
teneri germogli apicali di fronde e giovani alberi, oltre naturalmente a distruggere
senza problemi interi campi di ortaggi come fave, piselli, fagioli, e altre
verdure. Il loro numero in poco tempo è arrivato a superare il mezzo milioni
d’individui, che assommata alla terribile siccità degli ultimi tempi sta
mettendo in serio pericolo la sopravvivenza dell’intero ecosistema boschivo.
Questi problemi dovuti al sovrannumero di animali selvatici, non ci vede soli,
ma altri Paesi affrontano il problema in modo molto diverso dal nostro. Negli
Stati Uniti, ad esempio i cinghiali costituiscono una vera e propria gravissima
calamità, accaduta anche in questo caso per colpa dell’uomo. Nel 1700, i primi
coloni importarono per uso alimentare dei maiali, alcuni fuggirono e si
riprodussero in Natura diventando selvatici. Ma il loro numero era tenuto sotto
controllo dai numerosi predatori come Puma, Linci, Coyote, che ne predavano
continuamente i piccoli. Negli anni novanta però, qualcuno introdusse per uso
venatorio alcuni esemplari di cinghiali provenienti dalle steppe russe, più
grossi e feroci. L’ibridazione delle due specie, è risultata a dir poco
devastante. Ad oggi si stima che siano oltre sei milioni di questi super
maiali, che causano danni al settore agricolo per oltre un miliardo e
settecento milioni di dollari all’anno. Vi sono anche oltre trentasei milioni
di cervi dalla coda bianca che aiutano ad ampliare questo vero e proprio
disastro ambientale. Ma qui si è corsi ai ripari utilizzando tutte le
tecnologie più moderne, e varando leggi ad hoc. La caccia al cinghiale, ad
esempio, è aperta tutto l’anno, e si può effettuare anche con gigantesche
trappole capaci di catturare interi branchi, e di notte, con l’uso di armi
dotate di visori notturni e silenziate, per poter abbattere più capi. Solo in
questo modo, anche se a stento, riescono ad arginare questa vera e propria
invasione. In Italia invece, leggi assurde, obsolete e borboniche, senza alcun
senso, vietano ad esempio la caccia in appostamento notturno, da effettuare ovviamente con personale
selezionato, e non danno deroghe per poter cacciare questi ungulati tutto
l’anno. E’ anche vietato l’uso di visori notturni, e di armi silenziate,
lasciando a questi pelosi invasori la libertà non solo di devastare campi, e
distruggere raccolti, ma anche di invadere i centri cittadini, con gravissimi
rischi di diffusione di una terribile malattia, come la peste suina, che in
passato ha già completamente azzerato interi allevamenti di maiali. Oltre alle
leggi in Italia, impera in molte persone una sbagliata motivazione buonista e
ambientalista, che oltre a frenare qualsiasi programma di abbattimento
selettivo e controllato, inconsapevolmente fanno un danno incalcolabile alla
stessa specie di cinghiali e caprioli, che senza selezione naturale
s’indeboliscono geneticamente sempre di più. In più dopo anni di sforzi per la
sua protezione, finalmente il numero di lupi in Italia è arrivato a circa trecento,
ma subito sono nati i “comitati anti lupo” che temono che questo predatore
compia “stragi” di cittadini intenti magari a passeggiare. Da qui si vede
quanto male può fare all’ambiente non solo i comportamenti sbagliati, ma anche
le sciocche credenze, lasciando campo libero chissà ancora per quanto tempo, a
questi barbari pelosi.
Mario Volpi 11.3.23
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