Corredo da sposa
Una Volta Invece
Oggi il rito del matrimonio, sia civile che religioso, è considerato dai più quasi un'inutile retaggio del passato, e potrebbe anche essere vero. Quello che non concepisco però, e la leggerezza in cui molti giovani formano coppie, e fanno nascere figli, per poi dividersi dopo pochissimo tempo, creando un forte trauma emotivo sia alle famiglie, ma sopratutto ai figli, spesso molto piccoli che non capiscono perchè il babbo e la mamma non stanno più insieme.
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Corredo da sposa
Sposa, merce di scambio
Ormai è accertato! Le statistiche parlano chiaro, in Italia ci si sposa sempre meno, tanto da preoccupare le Autorità civili, e religiose, che temono che questa tendenza possa causare un calo demografico irreversibile. Pur essendo l’Italia assieme alla Spagna, uno dei paesi più cattolici d’Europa, anche il matrimonio in chiesa è calato drasticamente. Le cause sono molteplici, e vanno dall’emancipazione femminile, che si traduce in una maggiore indipendenza economica della donna, alla crisi galoppante, con la conseguente mancanza di lavoro, che impedisce, di fatto, alle giovani coppie di accollarsi le ingenti spese per mettere su casa. Anche la Chiesa, o meglio le chiese, non si fanno scrupolo, addirittura contro la direttiva ben precisa di Papa Francesco, di chiedere pesanti ”offerte obbligatorie” di centinaia di Euro, alle giovani coppie desiderose di compiere il rito in chiesa, contribuendo così alla loro rinuncia. Sono anche caduti molti tabù, dove si diceva che la donna non sposata fosse una ragazza “leggera,” o che i figli nati fuori dal matrimonio restavano per sempre degli illegittimi. Oggi molte coppie convivono per anni, e mettono al mondo figli, che sono regolarmente riconosciuti, senza più timore di dare in eredità alla prole, quell’odiosa sigla “figlio/a di N.N.” che si usava apporre sui documenti d’identità un tempo.
E pensare che, ancora meno di quaranta anni fa, il matrimonio era il traguardo per cui la famiglia della ragazza, si preparava appena pochi anni dopo la sua nascita. Nel mondo contadino di allora, maritare la figlia, o le figlie, oltre ad un punto d’onore, era anche uno sforzo economico non indifferente, cui, tutta la famiglia si dedicava per decenni. Ogni ragazza” da bene” doveva portare alle nozze, oltre alla dote, il corredo. Composto di biancheria di uso comune, come asciugamani, lenzuola, federe, camice da notte, e così via, ma era il numero di pezzi, la qualità della stoffa, e la bellezza dei ricami, che, facendo, “chiacchierare la gente”, ricompensavano la famiglia dei sacrifici economici compiuti. Al tempo però, non esisteva il “già pronto” come oggi, tutto doveva essere comprato grezzo, e poi dato in lavorazione, o a terzi, con il conseguente aumento dei costi, o fatto in proprio. Così appena la bambina aveva compiuto sei anni, si cominciava ad acquistare, immancabilmente a rate, pezze di canapa, lino, e cotone, che sarebbero diventati il futuro corredo. Spesso era proprio la futura sposa a lavorare al suo. Era. infatti assai frequente, che le bambine, anche in tenera età, fossero mandate a “cucire” come si diceva un tempo, da sarte esperte, o in conventi di monache, così dopo decenni di apprendistato, diventavano a loro volta abili sarte, che alternavano il lavoro per terzi alla lavorazione del proprio corredo.
Ricordo ancora perfettamente, le calde giornate estive della mia infanzia, quando, la figlia del fattore, forse appena quindicenne, con altre sue coetanee, si metteva a cucire all’ombra di un fico centenario. Io, appena bambino, mi sedevo su una panchettina di legno che mi aveva fatto il fattore, e mi divertivo a guardare la loro abilità nel maneggiare l’ago, e a sentire il loro allegro e spensierato chiacchiericcio. Ognuna di loro teneva un panno in mano, cui praticavano il “punto giornino”, che consisteva nello sfilare artisticamente una striscia di tessuto vicino all’orlo, o a ricamare “le cifre”, che altro non erano che le loro iniziali. A tal proposito devo dire che, anche se oggi questa sembrerebbe quasi una trovata umoristica, vi posso invece assicurare che è la pura verità, alcuni genitori, erano soliti dare alle figlie femmine, un nome con la stessa lettera iniziale, come ad esempio, Anna, Alda, Andreina, e così via, proprio perché, il corredo, potesse essere buono per ognuna di esse. Questo la dice lunga su l’importanza che un tempo si dava al corredo, alla dote, e al matrimonio. Vi erano poi regole ben precise, sul numero di pezzi del corredo, che dovevano essere dodici, o multipli di dodici, cosa che i sensali mettevano addirittura per iscritto. In ogni corredo era presente la “parure” cosiddetta nuziale.” Composta da 2 lenzuola e 2 federe per cuscino, più un copriletto ricamato, doveva, corredare il letto per la prima notte di nozze, e seguire per questo delle regole tradizionali ferree. Doveva essere di tessuto pregiato, come ad esempio la famosa tela d’Olanda, scelta dalla futura sposa con la consulenza della madre, ma la sposa stessa non doveva essere presente al rifacimento del letto. La madre doveva bagnare le lenzuola nuove da sole, in acqua pura, richiamo all’antico rito della verginità, e specialmente nei paesi del Sud, queste dovevano essere poi mostrate in finestra, il giorno dopo macchiate di sangue. Nel corredo era presente anche un pezzo particolarmente importante, chiamato in dialetto “’l velet” (il veletto) una specie di tenda in tessuto leggero. più o meno ricamato, da mettere attorno al letto, per garantire un pò d’intimità agli sposi, costretti spesso a dividere la camera con altri famigliari.
Da notare che la dote e il corredo, non erano a discrezione della famiglia della sposa, ma un obbligo, che è stato abolito con la legge sui diritti di famiglia, solo nel 1975. Questo dimostra oltre ogni dubbio, come anche nell’Occidente, in un tempo assai vicino, la donna fosse considerata poco o nulla, quasi una merce di scambio, totalmente sottomessa all’uomo. Oggi per fortuna questo è preistoria, la donna è parificata all’uomo, ma, aldilà dei riti civili o religiosi, io penso che l’unione di due persone debba essere ponderata seriamente, perché il suo fallimento compromette seriamente il benessere psicofisico di un terzo attore, completamente inerme e innocente, i figli.
Volpi Mario
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