Noi piccoli
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Spesso noi adulti creiamo situazioni, facciamo doni, o interferiamo pesantemente nella vita dei più piccoli, perché siamo convinti che quell'oggetto, o quella situazione, siano meglio per loro, ma sarà davvero sempre così?
Noi piccoli
Da sempre, maggio è il mese delle Cresime e delle Prime Comunioni. Questi importanti Sacramenti della religione cristiana, erano, e sono, somministrati ai bambini di ambo i sessi dall'età di 6, a 9 anni, dopo aver seguito un "corso" chiamato Catechismo. Un tempo i parroci erano ligi alla tradizione, e le Comunioni erano date, dopo "la prima confessione" per la festa dell'Ascensione, 40 giorni dopo la Pasqua. Se il paese era abbastanza importante, assieme alla Comunione veniva impartita anche la Cresima, perchè questa era prerogativa del Vescovo, che doveva venire in parrocchia per officiare anche la Messa. Nei mesi che precedevano questi avvenimenti, sia il parroco, che i nostri genitori, non perdevano occasione per dirci, che quello sarebbe stato il più bel giorno della nostra vita, ma vi posso assicurare che si sbagliavano di grosso. Al tempo, la tradizione, insieme alla liturgia, erano seguite ciecamente, con le loro rigide leggi, che erano state create nel corso dei secoli, per il compiacimento dei "grandi," senza tenere conto di cosa veramente provassero i veri protagonisti di quegli avvenimenti; cioè "noi piccoli"! Innanzi tutto prendiamo il catechismo. Un bambino di sette-otto anni, che aveva appena imparato, con grande difficoltà, ad abituarsi alla scuola, veniva preso, quasi ogni giorno, alle ore 15, e rinchiuso per un' altro paio d'ore in una sagrestia, con un parroco, spesso vecchio e arcigno, che ci imponeva di imparare a memoria i dieci comandamenti, le preghiere, e alcuni passi della Bibbia o del Vangelo, che lui giudicava importanti. A circa un mese dall'evento cominciavano "le prove." Il parroco ci dava l'ostia rigorosamente"non consacrata" e ci imponeva di non masticarla, e di non toccarla con le dita, quando questa, inevitabilmente ci s'incollava al palato. Ma la cosa più umiliante per noi maschietti, era la prima confessione! Inginocchiati davanti al parroco, con la testa stretta tra le sue mani, bisognava dire, davanti a tutti, quanti "atti impuri" avevi commesso, e sentirti in colpa perchè, a causa tua, la Madonnina stava piangendo. Anche il giorno prima della Comunione, non eravamo tranquilli, perchè avevamo già fatto la confessione e se per disgrazia durante il giorno avremmo, anche se involontariamente, commesso un peccato anche "veniale" con l'atto di prendere la Comunione nel peccato, per noi si sarebbero spalancate inesorabilmente le porte dell'Inferno. Questo era quello che veniva inculcato nelle nostre giovani e ingenue menti. Che dire poi del giorno fatidico? Ci facevano alzare come minimo alle cinque e mezzo del mattino, perchè la Messa era alle sette, e ci si doveva "preparare" convenientemente. I maschi con i calzoncini corti, scarpe bianche o crema, con gli immancabili calzettoni bianchi traforati che arrivavano appena sotto al ginocchio, per i più abbienti erano previsti anche i guanti bianchi e, per chi poteva, la giacchetta, tipo "mutatura" sopra una camiciola bianca, mentre le bambine vestivano un abito bianco, confezionato dalla madre o dalla sarta del villaggio, con tanto di velo, come mini spose. Dopo la funzione religiosa, che durava ore, si tornava a casa, e se il tempo era clemente, ci aspettava il "rinfresco", assieme agli amichetti. Questo avveniva di solito sotto il pergolato, a cui era stato fissato con lo spago un lenzuolo, per impedire la caduta di insetti sulla tavola. La sua composizione era arcinota, e codificata da secoli. Madri, zie, e sorelle più grandi, avevano preparato un pentolone di cioccolato, che facevano bollire a lungo, e che rendevano denso come catrame, e dolce come il miele, con l'aggiunta di farina e zucchero per ovviare alla scarsità di cacao. Nei giorni precedenti il forno nell'aia, non aveva avuto un' attimo di tregua, sfornando, due o tre bucellati, classico dolce da ricorrenza importante del tempo, e chili, e chili, di biscotti simili agli attuali cantucci. Il procedimento per realizzarli, era abbastanza semplice; si faceva l'impasto a forma di pane, e lo si infornava per qualche minuto, quando cominciava a dorare lo si tirava fuori, e si tagliavano i biscotti in diagonale, poi si rimettevano a cuocere per circa quaranta minuti. Era ovvio che, a causa della "biscottura," più i giorni passavano, e più diventavano duri come macigni. Sperare che questi veri e propri mattoni di farina, si ammollassero in quella specie di densa, e zuccherosa lava bollente, era una pia speranza, ma nessuno ci faceva caso, perchè almeno per quel giorno ci si poteva rimpinzare di "golosonerie" come biscotti e cioccolato. Era durante il rinfresco che al cresimando o comunicando, venivano dati i regali. Anche questi sempre uguali, che comportavano; dal parente più ricco un orologio, che inevitabilmente si fermava il giorno dopo, erano previsti anche alcuni libri come "il piccolo Lord" per i maschi e "Piccole donne" per le femmine, per finire con un astuccio di legno, per la scuola, o una scatola contenente un compasso, di giocattoli, neppure l'ombra, perchè al tempo non erano considerati necessari. Il pranzo con i genitori e i parenti, era diverso secondo le disponibilità economiche della famiglia. Quello "base" comprendeva cappelletti in brodo, pollo ripieno lesso, e per finire un buccellato, farcito con la cioccolata avanzata alla mattina. Oggi per fortuna molto è cambiato nella tradizione, anche per il drastico calo del numero dei bambini che prendono la Comunione, perchè molte famiglie si stanno progressivamente allontanando dalla Chiesa Cattolica. Enormi cambiamenti ci sono stati anche per quelli che questi Sacramenti li continuano a prendere, ma non è detto che siano tutti positivi, Questo giorno è vissuto dalla famiglia del bambino o bambina, come un mini matrimonio, con cospicui investimenti economici, che comprendono, servizio fotografico, sartoria, bomboniere, e per finire, pranzi faraonici con centinaia di persone. Tutto questo, oggi come allora, senza domandarsi, cosa ne pensano, e cosa provano davvero gli attori di questi avvenimenti, ovvero "noi piccoli!"
Mario Volpi
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