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Sezione a cura di Mario Volpi
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Fra arte e mestiere

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

Abbiamo spesso parlato degli antichi mestieri, oggi perduti, che con il loro duro lavoro hanno permesso a noi, di evolvere, e di giungere in questa Era di benessere. Ci siamo dimenticati però, di un'altra categoria di persone, che oggi chiamiamo artisti di strada. Svolgevano la loro professione a metà strada, tra arte, e mestiere, in un mondo non certamente tenero nei loro confronti, che quasi li disprezzava. Veri spiriti liberi, si accontentavano di raccogliere le briciole della Società del tempo, vivendo duramente, ma completamente padroni di loro stessi.
Fra arte e mestiere
Un tempo, la monotona, e ingenua, vita quotidiana di paesi e villaggi, era rotta in occasione della fiera, o della festa del Santo patrono. Le fiere, secondo la loro importanza, duravano anche più giorni, e questo faceva affluire in paese non solo una moltitudine di persone, anche dai paesi vicini, ma delle attrazioni che grandi e piccini, attendevano con ansia. Una di questa era certamente il madonnaro. Questo vero e proprio artista, dopo avere scelto il luogo più idoneo per realizzare l’opera, dava una veloce spazzata al selciato, poi si metteva al lavoro. Usava un gran numero di gessetti colorati, di varie dimensioni, e spesso ricopiava l’immagine sacra proprio del Santo patrono del paese, oppure dei temi classici, come Cristo in croce, o la Madonna. Per ombreggiare e sfumare, aveva dei pennelli di dimensioni diverse, e in pochissimo tempo una splendida figura appariva come per incanto sull’asfalto. Qualcuno era talmente abile, che l’immagine sembrava in rilievo, e questo stimolava, nelle piè vecchiette, un veloce segno della croce, e una silenziosa preghiera, oltre la voglia di donare qualche spicciolo. Alla bisogna, in fondo al dipinto era posta una ciotola, con sotto scritto “GRAZIE.” Più era suggestivo il disegno, e più i pezzi da 50, e 100, lire tintinnavano nella ciotola. Queste vere e proprie opere d’arte, erano però, assai effimere, bastava il passaggio delle persone, o la leggera rugiada notturna, perché tutto fosse spazzato via.
Per noi bambini però, l’evento più atteso era l’arrivo del burattinaio. Io ricordo che erano due i burattinai che si alternavano durante la fiera, o la festa del Patrono. Uno, aveva un camioncino sgangherato, verniciato a pennello con colori vivaci, il cassone era coperto da un telo colorato, che era possibile aprire da una parte, per simulare un teatro. Un grosso altoparlante era fissato sul tetto del camioncino, ed era usato sia per mandare musica, sia per imbonire la folla. I suoi burattini erano mossi da sotto, con le mani, mentre quello che noi preferivamo, era Romeo, perché così era scritto sulla fiancata del camioncino color rosso fuoco. Gli spettacoli di Romeo erano più belli, perché i burattini (in realtà erano marionette, ma allora non conoscevamo la differenza) si vedevano a figura intera, e si muovevano da soli, in una vera e propria scenografia di alberi, case, e montagne, abilmente riprodotti con del compensato dipinto. Tutti e due però, avevano in comune la trama della storia molto semplice, così come i nomi dei personaggi, come Fagiolino, Sandrone, o Geremia, dove invariabilmente il male era sconfitto, e il bene, e l’astuzia, vincevano sempre. Essendo all’aperto non si pagava il biglietto, ma a un certo punto dello spettacolo, proprio quando l’eroina o l’eroe della storia erano in pericolo, (il momento non era scelto a caso), lo spettacolo s’interrompeva, e due burattinai, spesso mascherati da improbabili clown, uscivano da dietro le quinte con una scodella in mano per le offerte, mentre l’altoparlante diceva che lo spettacolo sarebbe stato subito ripreso. Le storie che narravano, erano semplici, ma così coinvolgenti, che sempre, quando il cattivo riceveva un sacco di legnate dal buono, noi bambini lo incitavamo con grida eccitate. Spesso i burattinai erano una famiglia composta di tre o quattro persone, che non solo facevano lo spettacolo, ma costruivano e riparavano anche i burattini. Quelli da muovere con le mani, avevano la testa in legno dipinto, con i capelli fatti con lana o stoppa, i vestiti erano appena abbozzati, cosi come le mani, quasi stilizzate. Altra cosa erano le marionette, dove specialmente le figure femminili sfoggiavano ricchi abiti, corone dorate, e chiome fluenti, mentre le figure maschili, armature lucenti, o preziosi vestiti da “principe”. Oggi questi artisti da strada non esistono più, e con essi si è perso un pezzo della nostra storia secolare, oltre alla possibilità di far sognare, almeno per un pò, grandi e piccini, trasportandoli in un mondo fantastico e irreale.

Mario Volpi
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