Famosi...
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Cosa non si farebbe per diventare famosi?
Ai
posteri l’ardua sentenza …
Purtroppo, tutti i giorni i Media ci
snocciolano un tragico elenco, composto di freddi numeri riguardanti i morti
per Covid 19. Ormai questa triste consuetudine ha fatto dimenticare alla gente
che ognuno di quei numeri era una persona, che ha vissuto più o meno bene la
sua vita, e che ora è scomparsa nell’oblio più completo, escluso il ricordo che
avranno di essa i propri cari. Ogni giorno sul pianeta Terra, circa 150.000
persone passano a miglior vita, e nessuna di queste, per il calcolo delle
probabilità, sarà ricordata dai posteri. Il computo completo del numero dei
personaggi divenuti famosi e passati alla storia, non è mai stato fatto, e
anche se sono comunque diverse migliaia, rapportati ai miliardi d’individui
della popolazione umana, sono un numero esiguo. Un antico adagio recita “meglio
un giorno da leone che cento da pecora.” Questo è il traguardo per gran parte
della gente comune, che fa di tutto per essere famosa, e di conseguenza,
ricordata, magari per il tempo di un battito di ciglia. Illustri antropologi, hanno
formulato l’ipotesi che sia questa la principale motivazione che spinge alcuni
individui a compiere atti, che mettono in pericolo la loro stessa vita, e in
alcuni casi, a compierli, pur avendo la certezza di perderla. Secondo i più
cinici, anche la folta schiera degli “eroi” sia di guerra, che in ambito
civile, è stata spinta a compiere quell’atto solo dalla voglia di lasciare il
proprio ricordo, ma su questo io nutro forti dubbi. E’ acclarato, che l’essere
ricordati dai posteri, è, per molte persone, una sorta di rivalsa nei confronti
dell’anonimato, e quindi un modo di sopravvivere alla morte corporale, e questo
indipendentemente dal tipo di azione compiuta sia questa meritoria, o nefasta. L’esempio
più eclatante di questa spasmodica necessità nella sfera emotiva umana, è senza
dubbio quella dei Faraoni dell’antico Egitto. Non solo si proclamavano esseri
divini, perciò osannati e famosi in tutto il regno, ma per essere ricordati
anche dopo la morte, erigevano maestose tombe; le piramidi, le sole che hanno
passato indenni gli oscuri abissi dell’oblio. Come se ce ne fosse bisogno, a
confortare questa necessità di lasciare traccia di se, tutti i più grandi
condottieri dall’Era antica da Alessandro Magno, a Cesare, da Gengis Khan, a
Napoleone, avevano al seguito un vero e proprio “ufficio stampa,” composto di
biografi, poeti, e cantori, con l’incarico di trascrivere, e raccontare per i posteri,
le loro imprese, spesso assai romanzate. Questo a dimostrazione che oltre la
sete di conquista per rafforzare i loro regni, in questi uomini, era imperante l’assoluta
la necessità di essere famosi per sempre. Vi sono poi alcuni personaggi
divenuti immortali, loro malgrado, a causa del loro smisurato genio culturale
che li poneva al disopra di tutti, tanto da farli apparire quasi esseri
soprannaturali. Così uomini come Michelangelo, Leonardo, Raffaelo, Dante,
Giotto, per arrivare in epoca moderna a Einstein, solo per citarne alcuni,
saranno ricordati per sempre da tutto il genere umano. Nella memoria collettiva
della gente poi, è avvenuto un fatto strano. Generazione, dopo generazione, si
ricorda perfettamente le gesta e le fattezze, di personaggi di fantasia, quasi
fossero reali. Così Pinocchio, Topolino, Peter Pan, il Corsaro Nero, o i più
moderni Superman, o Batman, sono ben vivi nella memoria di grandi e piccini,
mentre pochissimi conoscono il nome dei loro autori, diventati immortali, nell’anonimato.
Nella nostra Era, l’enorme facilità nelle comunicazioni tramite i Social, in
alcuni individui emotivamente instabili, bistrattati, o emarginati proprio da
essi, provocano in loro un irrefrenabile bisogno di vendetta nei confronti di questa
Società “telematica” che loro vedono responsabile della loro condizione. Così
specialmente in quei Paesi dove le armi sono di facile reperibilità, scatenano
nei confronti di chiunque capiti loro a tiro, la loro furia omicida, proprio
con l’intento che il loro nome, anche se in maniera negativa, venga ricordato
per molto tempo. Senza arrivare a questi estremi, l’uso dei “telefonini”,
sempre più sofisticati, capaci di scattare e inviare foto pressoché perfette in
ogni angolo del mondo, spinge molte persone a scattarsi i cosiddetti “selfie,”
in situazioni estremamente pericolose, come arrampicate a corpo libero su
pareti a strapiombo, in precario equilibrio sull’orlo di spaventosi baratri,
guidando moto senza mani ad alta velocità, o sfidando da molto vicino animali
feroci, come Orsi o Puma.. Molti di queste persone a causa di queste “bravate ”sono
state davvero ricordate, ma purtroppo solo sui loro necrologi, e tutte, loro
malgrado, hanno provocato, un malcelato sorriso di scherno per le stupidità delle loro azioni. In modo meno
tragico, alcuni, grazie anche alla complicità dei Media che speculano sulla
loro immagine, cercano il elevarsi dalla massa con modi eccentrici o bizzarri,
per quanto riguarda il modo di vestire, di parlare, o con il comportamento
aggressivo e volgare, nei confronti di altre persone, svendendo la loro dignità
personale, per un effimero attimo di notorietà. Il loro comportamento è
accettabile? Citando un verso del grande, e lui davvero, ricordato e famoso,
Alessandro Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza.”
Mario Volpi 13.3.21
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