Il mese maledetto
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Un tempo, gli uomini erano legati a doppio filo agli eventi naturali, perciò, cercavano di sopperire alla imprevedibilità della natura attingendo a piene mani dall'esperienza delle generazioni passate, ma sopratutto dalla superstizione, che si manifestava anche con detti, usanze, e proverbi, e spesso, una decisione presa con questo empirico sistema poteva costare la vita.
Il mese”maledetto”
Il mese maledetto
Un antico adagio recita così ”febbraio, febbraietto, corto, corto e maledetto.” Ma un'altro dice”l'acqua di febbraio, riempie il granaio.”
Questi proverbi rendono bene l'idea di quanto fosse importante, per il mondo rurale di un tempo, il mese di febbraio. Mese di transizione tra inverno e primavera, era temuto perchè le scorte alimentari di uomini e animali erano agli sgoccioli, ma nello stesso tempo cominciavano, anche se con parsimonia, ad arrivare i primi frutti da una terra che il freddo e il gelo avevano reso quasi sterile.
Ecco spuntare nei campi, e sui poggi, i primi “erbi” (erbette spontanee) fantastici da abbinare con le ultime scorte di farina, per creare la squisita “polenta 'ncatnata” (polenta incatenata).
Si potevano raccogliere poi, (se si era stati previdenti a seminarli in autunno,) cavolfiori, verze, finocchi, spinaci, e i buonissimi “rapini,” che rosolati con le nuove salsicce del maiale appena ucciso, erano un piatto da Re.
Ci si preparava poi per le semine annuali, e per la loro riuscita era fondamentale che non mancassero le piogge, ma nello stesso tempo che non vi fossero violenti acquazzoni, per non dilavare via le sementi, o che qualche gelata improvvisa non ne ritardasse la germinazione.
Anche la Natura, dopo mesi di cieli grigi, e temperature polari, pareva volesse fare pace con gli uomini, regalando loro la stupenda fioritura della mimosa, mentre a margine di poggi e sentieri, le timide violette facevano la loro comparsa.
Non mancano in questo mese importantissime Feste, cristiane e pagane.
La festa cristiana importantissima per il mondo contadino del tempo, era la Candelora.
Festa di origine ebraica festeggiava la ricorrenza della presentazione al Tempio di Gerusalemme di un Gesù bambino, ma anche la Purificazione di sua madre Maria, esattamente, come prescrivevano gli antichi testi sacri, quaranta giorni dopo aver partorito un figlio maschio.
Durante il rito della Candelora, venivano benedette le candele, che poi erano date ai fedeli, durante il rito della “benedizione delle case” pre-pasquale, in cambio di piccoli oboli in natura. Il 2 febbraio poi, era vocato a stabilire il tempo meteorologico che avrebbe fatto in primavera, e questo era codificato in una filastrocca; “per la Candelora, de l'inverno semo fora, ma se piove o tira vento nell'inverno semo drento.”
Dunque questo giorno, o meglio il tempo che faceva, era importantissimo, secondo le antiche credenze, per stabilire i tempi per l'aratura, e la semina. Non ci scordiamo poi del Carnevale.
Questa festa pagana antichissima, che discende addirittura dai Saturnali Romani, era molto sentita dalla popolazione di un tempo, che in verità, non aveva molte occasioni per divertirsi.
Così il martedì, e il giovedì grasso, ossia gli ultimi del mese di febbraio, prima dell'inizio della Quaresima, periodo di penitenza, ci si scatenava in canti e balli, e burle.
I giovanotti si mascheravano, dipingendosi il viso con il carbone, indossando parrucche e baffi di stoppa, poi andavano a spaventare le ragazze, che, civettuole, facevano finta di essere terrorizzate, sapendo perfettamente che era una rozza forma di corteggiamento. Le massaie, con grande gioia di noi bambini, cucinavano le squisite “chiacchere.”
Questo tipico dolce carnevalesco è molto semplice, proprio perchè le riserve alimentari erano al lumicino, farina, zucchero, uova, e lievito. La sfoglia era stesa, e dopo essere stata tagliata a mò di lasagne, venivano fritte nello strutto, e cosparse di zucchero a velo.
Secondo il luogo si aggiungevano all'impasto, liquori, cannella, o scorza di arance, ma erano comunque consumate calde in allegria, annaffiate possibilmente da vino dolce.
Oggi, per la Società moderna, febbraio è un mese come tutti gli altri, e anche il Carnevale moderno, oltre ad essere poco sentito e sopratutto un evento consumistico, dove chi può, va in località alla moda a sfoggiare sfarzosi costumi. Ma per millenni questo mese è stato fonte di angosce e timori, dove una valutazione sbagliata poteva fare la differenza tra la vita nell'abbondanza, o la morte per inedia, quindi, forse, il titolo di “maledetto” se lo è ampiamente meritato.
Mario Volpi
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