Ricordi perduti
Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Nella vita delle persone i ricordi sono
importantissimi, ma purtroppo questa inarrestabile corsa alla modernità, ha
fatto perdere a molti di noi, un pezzo importante della propria vita.
Tutti
noi abbiamo ben presente il significato del verbo “ricordare,” ossia richiamare
alla memoria propria o altrui, un volto, un fatto, un anniversario
particolarmente importante della nostra vita. Per fare ciò, fin dalla
preistoria, l’uomo si è servito in prevalenza delle immagini. Queste, proprio
perché destinate a durare nel tempo, dovevano essere quasi indistruttibili.
Così i nostri progenitori per ricordare una battuta di caccia particolarmente
fortunata, o per onorare il capo che in quella azione venatoria li aveva guidati,
dipingevano con figure stilizzate le volte delle caverne, con tale accuratezza,
e con colori così duraturi, che dopo migliaia di anni quei disegni sono ancora
perfettamente visibili. Quando la civiltà umana si è evoluta, sono state la
pittura e la scultura, le arti deputate a trasmettere ai posteri le descrizioni
figurate di luoghi dove si svolsero avvenimenti importanti, o le fattezze di
grandi re o condottieri. Nel medioevo i potenti si servivano dei “frescanti,”
così erano chiamati i pittori itineranti, per ritrarre i membri della loro
famiglia, sulle volte, o le pareti dei loro saloni, a imperitura memoria. Re e
Papi, addirittura accoglievano nelle loro Corti i geni di queste arti del loro
tempo, per commissionargli quadri, statue, o affidare loro il compito di
affrescare le volte d’intere Basiliche, ben sapendo che queste opere sarebbero
servite a ricordare nei secoli la loro persona. Bisogna però aspettare fino a
metà del 1800, perché anche per la gente “normale,” vi sia la possibilità di
trasmettere ai posteri un loro ritratto, o l’immagine della propria famiglia, a
un costo relativamente modesto. Infatti con la nascita della fotografia nel
1839, i cosiddetti “ricordi di famiglia” diventano accessibili, anche se per adesso,
visto il loro costo, solo alla parte più borghese della popolazione. La foto in
bianco e nero, era stampata su carta, ma il negativo, se ben conservato poteva
durare oltre un secolo. Nel 1936, avviene in campo cinematografico una vera e
propria svolta epocale, nasce infatti il formato “8 mm.” Nata per uso
amatoriale, questa pellicola di formato ridotto, permetterà anche ai non
professionisti di girare dei mini film di tre minuti, con la possibilità
tramite un proiettore, di rivederlo, proiettandolo magari contro una parete
della propria casa. Peccato però, che vista la scarsità di “cineasti
dilettanti” ma denarosi, le ditte che fabbricavano il proiettore e la
cinepresa, smetteranno presto la produzione, rendendo i film girati
inutilizzabili. Ma sono gli anni settanta del novecento che l’industria dei
“ricordi di famiglia” fa un gigantesco balzo in avanti. Nascono oltre alla
pellicola a colori, le macchine fotografiche automatiche, in grado di scegliere
in modo autonomo, luce, diaframma, e tempo di esposizione, in più i mini lab,
come al tempo si chiamavano le macchine per lo sviluppo del negativo e la
stampa, sono in grado di correggere ancora eventuali difetti, regalando per
poche lire una foto pressoché perfetta. E qui cominciano le prime dolenti note.
La carta su cui erano stampate le foto a colori, era ovviamente trattata con
sostanze chimiche particolari, ed essendo foto a basso costo, non si prestava
molta attenzione a mettere in atto procedure per preservarne la durata, così a
contatto con l’ossigeno dell’aria, e la sua umidità, i colori tendono a
sbiadire. Perciò, oggi, molte delle foto del tempo, sono ridotte a una macchia
indistinta di colore giallastro, con il soggetto fotografato quasi del tutto
invisibile. Intanto però nei ruggenti anni ottanta, nasce l’Era
dell’elettronica. I primi personal computer conquistano il loro spazio in una
Società sempre più affamata di tecnologia, e sembrano in grado di compiere
delle vere e proprie magie, come la possibilità non solo di trasformare le
immagini in formato digitale, ma di “memorizzarle” su un supporto magnetico a
dir poco fantastico; il floppy disk. Capace di contenere centinaia di foto,
questo sottilissimo disco magnetico, chiuso dentro un involucro quadrato, è
considerato “quasi eterno,” come diceva
la pubblicità. Solo che dopo meno di dieci anni i computer evolveranno a tal
punto che non sarà più neppure montata sul loro Case, l’apertura per il floppy,
rendendolo, di fatto, del tutto inservibile. Negli anni novanta, l’elettronica
sforna una nuova invenzione, il videoregistratore. Questo è in grado di
registrare film o avvenimenti vari dalla tv domestica, ma ha anche la
possibilità di riversare sul nastro magnetico di una “cassetta,” dei filmati
presi con delle piccolissime telecamere elettroniche a batteria portatili,
trasformandosi così in un vero e proprio scrigno dei ricordi. E’ talmente
versatile e tecnologico, che si possono immagazzinare gli avvenimenti più
salienti della nostra vita, montati proprio come un film, corredati perfino con
un sottofondo musicale, o con un commento parlato. Dopo appena quindici anni
però, questo magico scrigno, è divenuto di colpo obsoleto e introvabile, rendendo
le “cassette” piene di ricordi, con musiche emozionanti, non più usufruibili.
Niente paura, ora siamo negli anni duemila, e esiste il CD. Su questo lucente
disco di plastica è possibile memorizzare migliaia di foto e filmati
importanti, che resteranno integri per secoli. Loro certamente sì, peccato che
il CD oggi, sia già obsoleto, e destinato a cadere nell’oblio. Esiste però la
penna driver, che svolge la stessa funzione, in alcuni casi già superata dalla praticità
d’uso, e dalla formidabile memoria degli smartphone, ma anche questi fantastici
dispositivi fino a quando dureranno? Come si vede dunque, nessun supporto
moderno è immune dalla colpa di aver fatto perdere per sempre, a molti di noi
ricordi importanti della loro vita. Per non sbagliare io ho deciso. Voglio
lasciare le fattezze del mio volto ai miei discendenti, ma per non correre il rischio
che il supporto passi di moda, ho già acquistato nelle nostre cave di Carrara,
un blocco di marmo statuario di trenta tonnellate, da dove sarà ricavata la mia
immagine a mezzo busto; resta solo il dilemma di come farò ad attaccarla sulla
patente!
09.1.21 Mario Volpi
Racconti di questa rubrica