L'oro liquido - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

L'oro liquido

Una Volta Invece

Spetta/Le Redazione
3 febbraio 2014

Moltissime persone hanno l'abitudine di lavarsi i denti tenendo il rubinetto dell'acqua aperto, o insaponarsi sotto la doccia mente il getto continua a uscire. L'acqua è diventata così comune nelle nostre case da essere considerata quasi niente, tanto da permetterci di poterla sprecare senza alcun problema. Vi fornirò solo un dato che spero faccia riflettere: un europeo usa giornalmente circa 400 litri d'acqua, un africano meno di 5.

File Audio del Racconto
L'oro liquido

Nelle calde estati di sessanta anni fa, io e gli altri bambini del vicinato, ci recavamo nei boschi sopra Fontia e Santa Lucia in cerca di nidi, e spessissimo sudati e accaldati, ci dissetavamo nelle fresche e chiare acque delle “polle” (sorgenti) da noi ben conosciute, non senza però, aver prima cantellinato la magica formula che ci avrebbe garantito della loro potabilità, “ acqua corrente, la beve il serpente, la beve Dio, la posso bere anch’io.”
Certamente il buon Dio, un occhio su di noi deve averlo veramente  buttato, visto che nessuno di noi ha mai contratto alcun tipo d’infezione. Al tempo non immaginavo che da adulto avrei svolto un lavoro in qualche modo legato all’acqua, che mi avrebbe portato a delle conoscenze curiose e inquietanti, come la quantità di acqua occorrente per ottenere 1 kg di carne di manzo, ossia ben 16.000 litri o che, dato che una goccia di pioggia per ritornare in ciclo impiega in media duemila anni, la pioggia che mi bagna oggi potrebbe essere la stessa che ha bagnato le legioni romane, o per i credenti, che ha battezzato Gesù.
Negli anni cinquanta, solo un italiano su mille aveva l’acqua in casa, nelle fattorie, e nei piccoli Borghi, era presente un pozzo comunitario. Il resto della popolazione doveva approvvigionarsi di acqua alle fonti pubbliche, dove era necessario aspettare con pazienza il proprio turno, tempo, che le massaie impiegavano volentieri in chiacchere e pettegolezzi, mentre il “bazi’l d ram” (bacile di rame), lucidato rigorosamente a specchio, per non passare da “sprecisa,” lentamente si riempiva. Questo era riservato all’acqua da bere. Per cucinare, lavare i piatti, e il pavimento, si usava la meno nobile ramina, un secchio che al contrario del suo nome era di semplice ferro zincato, che insieme al con’ncon di terracotta che serviva per il bucato, erano gli unici contenitori di “servizio” presenti in ogni casa.
Anche l’acqua fresca era considerata un lusso di pochi, perché i frigoriferi non esistevano. Mi ricordo che la domenica mattina, mio padre con fare solenne, come se mi affidasse il Santo Graal,  mi consegnava l’unica bottiglia di vetro provvista di tappo a chiusura ermetica che possedevamo, e mi mandava alla fonte pubblica a prendere l’acqua fresca per fare quella che era considerata una vera botta di vita; la Idriz.
Questa era composta di due bustine di colore diverso e numerate, il contenuto della numero uno doveva essere messo in bottiglia per primo, seguito da quello della due, e da una rapidissima chiusura del tappo, un vigoroso scuotimento del tutto completava l’operazione. Questa per decenni è stata l’unica “acqua minerale gassata” bevuta dagli italiani.
Oggi per fortuna quei tempi sono preistoria, in ogni casa è presente l’acqua corrente, calda e fredda, cosa talmente naturale che, a quelli delle nuove generazioni, pare una cosa scontata. Sono però pochissimi quelli che bevono l’acqua del rubinetto, considerata dai più, insana o inquinata.
Questa è un’altra di quelle storie palesemente false, e diffuse ad arte, qualcuno dice dalle potentissime lobbie delle acque minerali, perché, in realtà la cosiddetta “acqua del Sindaco” è attentamente controllata ed è da considerarsi più che sicura. Le norme Europee in tema di acqua sono severissime, non soltanto, come recita in un paragrafo la normativa “…l’acqua potabile non deve contenere microrganismi, parassiti, o altre sostanze in concentrazione nociva per la salute umana…” ma anche i vari minerali disciolti nell’acqua, sono attentamente tenuti sotto controllo perché non oltrepassino le quantità previste per legge.
Naturalmente per ottenere queste specifiche l’acqua deve essere trattata, e per fare questo esistono vari modi, i più usati sono, la filtrazione, ossia fare passare l’acqua appena estratta dalla falda o dalla sorgente, attraverso una serie di filtri che bloccano impurità e microrganismi, ma non gli eventuali batteri, perché molto più piccoli. Per eliminare questi ultimi si usa la clorazione, o l’esposizione ai raggi U.V.
Ed è proprio a causa della clorazione, ossia l’aggiunta di biossido di cloro, o di ipoclorito di sodio, la comune varichina, che l’acqua può prendere cattivi sapori, da qui il massiccio ricorso della gente all’acqua minerale in bottiglia.
In Italia sono presenti più di 250 marche di acque minerali, che alimentano quotidianamente un mercato miliardario, basti pensare che mentre un litro di acqua del rubinetto costa mediamente all’utente 0,0001 di €, quella in bottiglia si aggira su una media di ben 0,26 di €. Oltretutto questi veri e proprio Concessionari di miniere di oro liquido, pagano per le concessioni allo Stato o alle Regioni, una vera e propria miseria, che varia da 2 € al metro cubo, a 10 € per Ettaro dove si trova la sorgente. Questo ultimo sistema è palesemente squilibrato, perché da una concessione anche piccolissima è possibile estrarre giornalmente centinaia di migliaia di litri d’acqua. E’ palese come nessuna di queste “aziende delle acque” non badi a spese in campo pubblicitario per non perdere neppure un consumatore.
Così si arriva a ingaggiare personaggi famosi, o ex miss, per fargli dire che esiste un’acqua che elimina l’acqua, o che quella determinata marca depura facendo fare tanta pipì.  E’ invece universalmente riconosciuto che non è la qualità, ma la quantità di acqua introdotta che determina la diuresi.
Anche le acque minerali devono sottostare a un rigido protocollo, che ne regola in modo chiaro e netto le caratteristiche, ma pochissimi consumatori se ne curano, controllando soprattutto il costo.
Ogni acqua minerale deve riportare in etichetta:
La provenienza, se è stata gassata artificialmente, una certificazione che ne garantisca la purezza batteriologica, la data di scadenza,  il materiale di cui e fatta la bottiglia, oltre alla quantità, e  il nome dei minerali che vi sono disciolti, se ha qualche proprietà terapeutica, e, cosa importantissima, il residuo fisso a 180°.
Questo dato è ottenuto facendo evaporare un litro di acqua a 180,° ed è indispensabile per determinare il grado di “durezza” di un’acqua. Il nostro pianeta e ricoperto dall’acqua per quasi il 90%, ma di questa solo il 3% è acqua dolce, di cui e fruibile per le persone solo un misero 1%. Ecco perché è vitale non inquinarla e soprattutto non sprecarla. L’acqua è importante anche a livello politico, tanto da fare dire a un capo di Stato che probabilmente, la terza guerra mondiale si combatterà per essa. Io spero che questo non accada mai, perché  sarebbe doppiamente tragico, che, l’acqua da dispensatrice di vita, diventasse portatrice di morte e distruzione.

Volpi Mario

Racconti di questa rubrica
Lascia un commento


Nessun commento
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti