I fantasmi carrarini
Spetta/le Redazione
27 nov 2011
Penso che solo la città di Carrara possieda un così alto numero di cimiteri, in sostanza uno in ogni paese. Si cercava di porli quanto più possibile discosti dal centro abitato, proprio perché il mondo dei morti non si sovrapponesse a quello dei vivi, e spesso lo si circondava di mura per segnare un confine fisico e invalicabile tra i due mondi, ma la paura restava.
Così per esorcizzarla si creava entità quasi “amiche” come il Bafarded o la Barbantana, per incolparle delle nostre paure, e incaricavamo le sciamane di parlare loro in nostra vece.
Nei giorni nostri l'industria cinematografica ha fatto affari d'oro, sfruttando il mondo dell'occulto
sfornando una serie pressoché infinita di maghi, come il famosissimo Harry Potter, di fantasmi, o di vampiri, ma appena cinquanta anni fa, a Carrara, questo era un argomento tabù, perché, come dicevano gli anziani "non si doveva svegliare i morti."
Per la sua conformazione, e la sua storia millenaria, la città di Carrara, ha alimentato in modo esponenziale tra la sua popolazione questa ancestrale paura, e ora cercherò di spiegarne il motivo.
Prima di tutto guardiamo il significato etimologico della parola "fantasma": questa deriva dal greco fantazo che significa apparire, questo per capire bene di cosa stiamo parlando. E' stata il medioevo, l'era in cui la gente ha cominciato ad avere paura dei fantasmi, perché in quegli anni la religione cristiana prese il sopravento sulle altre, e introdusse il concetto di anima che sopravvive al corpo. Carrara pur esistendo già da secoli, ebbe il maggior impulso espansionistico, e demografico, proprio in quel periodo così, questa paura, aumentò di pari passo con l'aumentare della popolazione, fino a diventare endemica. In quel periodo, crebbe a dismisura il terrore per la morte, non per uno spirito di conservazione più che legittimo, bensì perché questa comportava la nascita di altri fantasmi. Quando qualcuno moriva, compreso le persone care, si credeva che nelle prime ventiquattro ore dal trapasso, l'anima non volesse lasciare i luoghi in cui il corpo era vissuto, e che per non farlo fosse disposta a tutto. Così si badava che il cadavere non fosse mai lasciato solo, sopratutto al buio, non si doveva dormire, altrimenti l'anima poteva prendere i presenti per portali con sé nell'aldilà. Anche oggi, a distanza di secoli, si continua ad accendere candele attorno al feretro, e si fanno veglie funebri, dunque l'uomo del terzo millennio non si è ancora affrancato dalle superstizioni medievali. Nell'alto medioevo le sepolture avvenivano sotto il pavimento delle chiese, fino a quando, dopo numerosi Concili, ma sopratutto per ovvi problemi di spazio, questo fu proibito, allora l'inumazione avveniva attorno ai muri perimetrali esterni delle chiese, perché l'acqua piovana, dopo aver bagnato le sacre mura, andasse in qualche modo a benedire e a tenere a bada il sepolto nella sepoltura. La conformazione prevalentemente montuosa, e la scarsità di spazi del nostro territorio male si conciliava con quest'abitudine, così all'inizio del basso medioevo si cominciò a usare dei luoghi preposti per seppellire i defunti; i cimiteri. Ma al contrario di quanto si possa pensare, questi non erano affatto luoghi silenziosi o di pace, tutt'altro, quasi come sfida alla morte, godevano di una sorta di immunità giuridica, diventando luoghi ideali per loschi traffici, mercati, feste e fiere, in alcuni più grandi vi si esercitava perfino la prostituzione. Attorno al 1400 si cercò di porvi rimedio con un'ordinanza che vietava "di danzare al cimitero, di giocarvi a un qualunque gioco; divieto ai mimi, ai giocolieri, ai burattinai, ai musicanti, e ai ciarlatani, di esercitarvi i loro mestieri". Lentamente poi, nel corso dei secoli, si cercò di allontanare sempre più il mondo dei morti da quello dei vivi, ma a Carrara questo fu possibile solo in parte, perché ogni Vicinia doveva avere per forza di cose il suo cimitero, e anche se un po' decentrato doveva essere posto sulla strada principale. Questo comportava che la gente, svolgendo le attività quotidiane fosse costretta, suo malgrado, a passarvi davanti, sia di giorno sia di notte con tutto quello che questo comportava. Le cronache del tempo sono piene di descrizioni terrificanti come "una anima che sorgeva dall'Inferno" o "lo Diavolo fatto cane che sortiva dallo cimitero con uno pezzo de cristiano in bocca." Non si ha motivo di dubitare della buona fede dei cronisti del tempo, anche perché la lettura era destinata a una minima parte della popolazione, e non certamente a quella più ingenua o credulona, ma oggi molti di quei "fenomeni paranormali" sono facilmente spiegabili. Nel Medioevo si seppelliva a bassa profondità, senza cassa di legno, o monumento funebre, non era infrequente che animali selvatici, o domestici, riuscissero a dissotterrare qualche pezzo di cadavere per cibarsene. Non ho alcuna difficoltà poi, a immaginare il terrore provato da un viandante del 1400, che passando all'imbrunire davanti a un cimitero vedesse un fuoco fatuo. Il mondo chiuso delle Vicinie carrarine contribuì a preservare e amplificare questo terrore per i fantasmi e il paranormale, sviluppando perfino delle "sacerdotesse" e dei riti per allontanarli, o impedirgli di nuocere; le "stolghe" (streghe*). Queste donne dedite a riti di magia bianca, come "togliere il malocchio" o "segnare la paura, " erano considerate il tramite tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Svolgevano le loro attività in forma completamente gratuita, o al massimo con piccoli compensi in natura, e i loro riti, ricchi di simbolismi, erano una via di mezzo tra il cristiano e il pagano. Nella civiltà contadina che ha contraddistinto la società carrarese fino a pochi decenni fa, si tendeva, forse per esorcizzare la paura, a tramandare e raccontare storie terrificanti di fantasmi, durante lavori svolti in comunità come la "scartozera" (togliere il cartoccio alle pannocchie di mais) e alla successiva sgranatura. Mi ricordo ancora la morbosa curiosità con cui da bambino, ascoltavo queste storie di case, o luoghi, dove "a si arsent" (ci si risente*) per poi morire di paura la notte, al minimo scricchiolio. Si è arrivati a creare un'entità tutta carrarina "il Bafarded" (il Baffardello*) una via di mezzo tra lo gnomo e il fantasma, dispettoso ma innocuo, il cui unico compito era sedersi sul petto del dormiente per procurargli una notte piena d'incubi, o al massimo nascondere alcuni oggetti. Qualche storico azzarda l'ipotesi che, la paura del paranormale si sia così radicata a Carrara, per far apparire le dure condizioni di vita di un tempo più accettabili.
Oggi dopo secoli, con un livello di alfabetizzazione vicino al 100%, ci s'interroga ancora sull'esistenza dei fantasmi. Io personalmente seguo il consiglio che da piccolo mi dava mia madre "la paura adè d chi a sla fa! Al toch aver temenza di vivi e non di morti" ( la paura è di chi se la fa! Bisogna temere i vivi e non i morti) pensate che sia un consiglio sbagliato?
Volpi Mario
Strolghe Streghe, anche se il termine esatto non esiste in italiano, erano una via di mezzo tra la fattucchiera e la sciamana.
A si arsent Modo dialettale per indicare un luogo dove avvengono fatti paranormali.
Bafarded Spiritello dispettoso ma innocuo.