I maghi dell'inganno
Racconti
Spetta/Le Redazione
"La pubblicità è l'anima del commercio!" recita un vecchio adagio, ma siamo sicuri che sia sempre vera, e che non nasconda nei suoi messaggi delle vere e proprie truffe?
La quarantena forzata ha costretto migliaia di attività commerciali ad abbassare le serrande, danneggiando pesantemente l’economia nazionale. La quasi totalità delle categorie ha registrato forti perdite, rischiando anche il fallimento, tutte, escluso il comparto pubblicitario. Con la quasi totalità della popolazione italiana chiusa nelle proprie abitazioni, questo settore, non si è fatto sfuggire l’occasione di bombardarci ancora di più con messaggi pubblicitari, e questa volta per risultare più credibili, conditi con una leggera vena retorica legata alla quarantena, e alla necessità di restare a casa. Anche se a prima vista non “produce” nulla, la pubblicità in Italia vale circa otto miliardi di Euro. La maggior parte è veicolata dalla Televisione, seguita poi da Radio e Internet con tutti i loro mezzi, e dalla carta stampata, giudicata ormai fanalino di coda. Negli anni cinquanta, la pubblicità era appena nata, e si avvaleva di strumenti come la radio, anch’essa agli albori, ma soprattutto si affidava al manifesto murale. Così erano gli illustratori, e grandi pittori a “costruire” visivamente il messaggio pubblicitario di quel determinato prodotto. Oggi invece, questo settore comprende varie figure professionali dal direttore Marketing, al regista cinematografico, per arrivare allo scenografo, e perfino all’esperto di effetti speciali, perché la maggior parte dei messaggi è data con brevi filmati, chiamati in gergo “spot.” Si è capito che il potere persuasivo sul consumatore è enorme, e che spesso, per incrementare le vendite, era dato un messaggio falso o distorto, dell’effettiva qualità del prodotto. Così anche in base alle leggi della Comunità Europea, questo settore è regolato da comportamenti deontologici che la maggior parte delle Agenzie Pubblicitarie ha accettato, racchiusi in un Codice di Autodisciplina delle Comunicazioni Commerciali. Secondo il decreto 74/92, la pubblicità è ingannevole quando induce o può indurre in errore, pregiudicando il comportamento economico dei consumatori. Ma è proprio da qui che cominciano le dolenti note. Infatti, per attivare l’intervento dell’Autorità Garante della Comunicazione e del Mercato, è necessaria una denuncia fatta da un concorrente o anche da un privato cittadino. E’ facile capire, che un concorrente non si metterà mai contro un “collega” per timore che gli si restituisca pan per focaccia, restano i consumatori, ma è abbastanza improbabile che un singolo cittadino abbia i mezzi, e sappia come fare per mettersi contro un gigante della pubblicità. Così, sotto gli occhi di tutti, “quest’inganno legalizzato” continua indisturbato. Vediamo bene di cosa stiamo parlando. Quante volte ad esempio, abbiamo visto in Tv uno splendido pollo dorato a puntino, e ancora fumante, uscire dal forno per essere servito in tavola? Ebbene non vi consiglierei proprio di assaggiarlo perché, per ottenere quelle immagini sono stati usati dei veri e propri “trucchi” cinematografici che ora vi dirò. E’ impensabile che un pollo sia cotto naturalmente per poi essere fotografato, primo, per la perdita di tempo, ma soprattutto perché nessun forno o cuoco, sarebbe in grado di ottenere una doratura così perfetta e omogenea, quindi come si fa? Semplicissimo; il pollo crudo è diligentemente spennellato con lucido da scarpe marrone, e sapientemente bruciacchiato con una fiamma ossidrica nei punti caldi, come zampe, ali e coda. Voi mi direte, sì ma, si vede che fuma ancora! Questo è ancora più facile, si nascondono al suo interno mini assorbenti femminili imbevuti d’acqua, e scaldati in un forno a microonde, che continueranno a produrre vapore per molto tempo. Quante volte poi, abbiamo visto i biscotti non affondare in una tazza di cremoso e “genuino latte di montagna?” Questo è ancora più semplice, quella cosa bianca non è latte bensì Vinavil. Per far sembrare lucidi pasticcini o torte, si usa lacca per capelli, se invece la torta è alla “crema” nulla di meglio che la schiuma da barba. Ma non finisce qui, l’olio da motore diventa un invitante sciroppo che cola da una merendina, da un bignè, o che ricopre “un’invitante” pancake di plastica. A tal proposito bisogna dire che alcune aziende italiane sono leader nella produzione di frutta di plastica molto realistica, usata proprio per gli spot. Su questa frutta è spruzzato del deodorante spray per simulare la “brina” tipica della freschezza. Stessa procedura per una lattina di birra, o una bottiglia di vino. La pizza e l’alimento che meglio si presta agli spot. Tagliata a fette triangolari, una parte è fissata al tavolo con viti nascoste dalla finta farcitura, e riempita di colla per simulare il “fila e fondi” della mozzarella, quando si solleva la fetta accanto. Grasso vegetale, sciroppo di mais, ingredienti siliconici, e colorante, spatolato su un’invitante cialda di cartone stampato, ed ecco servito un “genuino gelato artigianale.” Questo a dimostrazione che gli alimenti, e i vari tipi di prodotti cosi belli come sono mostrati negli spot televisivi, semplicemente non esistono, quindi, quello che ci fanno vedere è palesemente un inganno. Così, la voce che reclamizza un detersivo che fa più “bianco del bianco,” non dice che tra gli ingredienti principali vi è uno sbiancante ottico, ossia un additivo per “coprire” macchie giallastre o grigie, perché in grado di modificare lo spettro luminoso facendo apparire, e badate bene, solo “apparire,” più bianco un tessuto, anche qui un palese imbroglio. Quest’additivo, poi, rimanendo sul tessuto può essere molto allergenico, specialmente sulla pelle dei più piccoli, e quindi una recente normativa ha obbligato i produttori a dichiararlo in etichetta. Cosa dire poi, dei Glutammati e gli Inositati, detti anche esaltatori di sapore? Queste sostanze sono capaci di “ingannare” il nostro senso del gusto, facendoci sentire squisito anche il cibo più disgustoso. A prescindere dall’eterna diatriba riguardante la loro eventuale tossicità, al consumatore non portano alcun vantaggio, mentre per chi li usa, sono economicamente vantaggiosi, potendo economizzare sulla “qualità organolettica” dei prodotti. Negli anni cinquanta si reclamizzava una polverina, venduta per corrispondenza, che messa nell’acqua faceva nascere delle fantomatiche “scimmie di mare” per la gioia dei bambini, e per i ragazzi più cresciuti, sfruttando la loro voglia del proibito, si vendeva un piccolo “cannocchiale a raggi X in grado di vedere attraverso i muri e i vestiti.” Oggi, fortunatamente i consumatori non sono più i creduloni di quel tempo, anche perché, e mi si passi l’affermazione di moda in questo periodo, hanno acquisito una sorta “d’immunità di gregge,” nei confronti delle bugie della pubblicità. Ormai la maggior parte delle persone, quando vede un programma alla tv, usa la pausa pubblicitaria per andare in bagno, o guardare cosa fanno su altri canali, e questo con buona pace dei sempre più agguerriti “maghi dell’inganno!”
Mario Volpi
09.05.2020
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