Ruderi dei Palazzetti
Visita ai ruderi dei “ Castelletti o Palazzetti “
Come raggiungerli :
Da Marina di Carrara proseguire in direzione Carrara, dopo aver oltrepassato la rotonda dell’ Esselunga proseguire diritto arrivare al 2 semaforo località [ Gildona ] svoltare a sinistra, continuare diritto per 200 metri all’ incrocio svoltare a destra e poi subito diritto in direzione del piccolo ponticello dove un tempo passava la marmifera. [ Consigliamo di lasciare qui la macchina ].
Proseguire a piedi per la via- mulattiera che si presenta davanti a noi. Il sentiero in alcuni punti sale rapidamente , sulla nostra destra le Alpi Apuane svettano maestose formando una cornice veramente unica.
Alcune persone anziane del luogo hanno riferito, che l' edificio nel dopo guerra era una fattoria e l’ interno era coltivato a frutteti, vigneti e all’ ingresso della maestosa struttura vi era un enorme stalla.
Un paio di anni fa dei vandali portarono via gli stemmi del casato dalla facciata.
Dopo circa 15 / 20 minuti ci troviamo di fronte le maestose rovine.
Proseguendo verso sinistra si raggiunge un punto panoramico dal quale si può ammirare la Punta Bianca e la nostra costa
Nozioni Storiche :
Quei "palazzetti"non sono vestigia storiche. Può anche darsi che lì, sulla collina, in passato, vi fosse stato un qualche insediamento militare-strategico, vista la posizione e vista la vicinanza - anche in termini di comunicazione ottica - al castello di Campiglia, a quello di Ficola, a quelli di Moneta e di Avenza... Quelle costruzioni che si vedono dal viale XX Settembre le ha fatte costruire un industriale della zona (forse De Bork, negli anni '30 - '40 ?!) proprietario del sito. Quando c'era crisi lui - per non lasciare a Casa I suoi operai - li impiegava appunto a costruire quei "palazzetti"...
Le informazioni sopra riportate sono state gentilmente cedute dal sig M. V
Può ben darsi siano appartenuti a DeBork negli anni '30, a me risulterebbe
in origine un fine-settecentesco "casino da caccia" degli onnipotenti ed
onnipresenti conti Del Medico che raggiungevano in breve tempo dalla loro
"villa di campagna" di Fossola.
Tra l'altro quella dalla villa del Medico è la via più breve ed agevole per
raggiungerli, come ho fatto tante volte dagli anni'60 in poi..
Le informazioni sopra riportate sono state gentilmente cedute dal Prof R.V
Un lettore scrive :
Ho letto gli interrogativi sulle origini dei palazzetti e, posso chiarirne il mistero. Otto anni fa, la figlia di una mia conoscente, stava preparando la laurea in architettura proprio sulla struttuta dei palazzetti. Dopo tanti sopraluoghi in loco, voleva almeno conoscere il nome di coloro che ne avevano fatto erigere le mura; cerca e cerca, non trovava assoluamente niente. Un giorno mi chiese se la potevo aiutare a ricercare gli antichi proprietari, attraverso il loro stemma, scolpito su marmo bianco e, ormai rovinato ai piedi della porta d'ingresso. Lo stemma, mi disse era un pesce; pensai subito ai Pisani di Moneta, loro, avevano quello stemma ha rappresentare la casata. I Palazzetti erano stati costruiti dalla famiglia Pisani, che come tante altre, avevano abbandonato l'antico borgo per scendere a Fossola. Avevo colpito nel segno, soltanto che per le vicissitudini di tale famiglia, gli antichi documenti, erano depositati all'archivio di Stato di La Spezia. La giovane laureanda, si è recata in quella città e ha potuto finalmente completare con successo la sua tesi.
Alma Vittoria Cordiviola
8 - 08 - 2010
Un lettore scrive
A proposito di Palazzetti….
Ho sentito il desiderio di portare a conoscenza delle nuove generazioni lo splendore di un castello, che l'incuria e la stupidità degli uomini hanno distrutto per sempre
Io abitavo a Monteverde e i Palazzetti sono stati il mio terreno di gioco per tutta l'infanzia, e il terreno di caccia preferito per buona parte dell'adolescenza, posso quindi affermare che li conosco a menadito.
Fino a metà degli anni cinquanta erano ancora abitati da una famiglia composta di appena tre persone, i due coniugi, e una vecchia nonna, ed era dedita alla pastorizia. Dopo di loro, sono rimasti disabitati per più di dieci anni, fino a quando un noto imprenditore locale del marmo li acquistò assieme ai terreni circostanti. Vi mise un guardiano-fattore, che oltre a coltivare gli ulivi e le viti presenti al loro interno, ripristinò la stalla sottostante, dove mise una mucca da latte.
Io divenni molto amico di questa persona che purtroppo è venuta a mancare da alcuni anni, grande appassionato di caccia, aveva una sensibilità, e un amore per la natura rara per quel periodo. La cosa che mi ha sempre affascinato era la calma solennità che quel luogo infondeva, era molto strana anche la sua architettura, e non se ne capiva completamente la funzione. Troppo leggiadro per un castello di difesa, e troppo severo per un palazzo signorile, A differenza di quasi tutte le fortezze da me visitate, il suo interno, era completamente rialzato dal terreno circostante, per un'altezza pari a quella delle mura, ma non in pietra, ma di terra, quasi come se fosse stata riportata di proposito per formare un terrapieno, e questo era presente in tutta la lunghezza del fabbricato. Tra le due torrette una splendida ringhiera in massello di marmo bianco, ingentiliva la facciata verso est, mentre gli interni delle torrette a tre piani, erano splendidamente affrescati, anche se la pittura era quasi totalmente sbiadita. Nell'interno del cortile, pieno di alberi da frutto, una bellissima vasca di marmo era alimentata da una fontanella che scaturiva da un mascherone di marmo posta contro il muro a secco che delimitava il vigneto soprastante, a cui si accedeva con una scala in marmo di pregevole fattura.
Molto più dimesso, era il fabbricato principale. Anch'esso posto su tre piani era servito da una minuscola e stretta scala in marmo che a semichiocciola portava fino all'ultimo piano. I soffitti già in decadenza, mostravano la trama di canna delle "incannicciate" inchiodate alle travi di castagno rozzamente squadrate da chiodi con la testa a borchia. Nella parte di mura che volgevano verso Carrara, moltissimi stemmi in marmo si sporgevano nel vuoto, quasi fossero stanchi di stare li appesi da secoli. Forse a causa di problemi finanziari l'imprenditore ritirò l'uomo nei primi anni settanta, e da li cominciò il declino.
Le uniche vie di accesso a Palazzetti fino ad allora erano solo due. Una consisteva in uno stretto sentiero che dalla fontanina di Monteverde s'inerpicava verso la Costaccia, l'altra era costituita da un sentiero che si staccava dalla mulattiera Fontia-Fossone alto, e che arrivava proprio davanti al portone. A metà degli anni settanta, fu aperta una strada che da Fossola arrivava a poche decine di metri da castello, e questo segnò la sua fine.
I vandali distrussero ogni cosa, ma certamente il danno maggiore avvenne ad opera di ladri d'arte, che asportarono stemmi, la ringhiera, e persino gli stipiti di marmo delle porte.
Gli elementi naturali fecero il resto, e ciò che rimane oggi non è neppure l'ombra di quello che il castello era solo pochi decenni fa. Ogni volta che gli passo accanto, provo una fitta al cuore, come quella che si prova a vedere morire un vecchio amico, tanto che già da parecchi anni evito di passare nei suoi pressi.
Mario Volpi 10 08 2010
Un lettore scrive :
05 / 08 / 2013
Scusate il mio Italiano, la grammatica non e' mai stata il mio forte e dopo 40 anni in Inghilterra si e' proprio arruginita.
Un vostro lettore scrive a riguardo dei palazzetti.
I due cognugi erano Guido Borghetti e la moglie, non mi ricordo il nome, ma era della famiglia Mazzoni.
La vecchietta (Che io chiamavo "Nonnetta") era la madre di Guido Borghetti nessuno ne sapeva la vera eta' ma si pensava che aveva quasi cento anni. La vecchietta faceva coperte e altre cose in croce'.
I cognugi avevano due figli. Luciano e Uliana Borghetti. Luciano sposo' mia sorella Roberta Mannino sfortunatamente Luciano mori' nel tardo 70. Uliana sposò un certo Vinchesi e suo figlio ( che non mi ricordo il nome) adesso e' in polotica a Carrara.
Andat avanti con "Carrara on line" a'm piaz lezr i raconti n' Cararin !!!!
Ciao a tutti
Gus (Giuseppe)
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