Le conchiglie del prato di Luni
Caprione
Le conchiglie del prato di Luni
24 dic 2019
Dopo due settimane
di pioggia intensa, la mattina della vigilia di Natale il cielo era terso, così
decidemmo di andare a fare un giro nella campagna, e scegliemmo come meta Luni.
Dietro le mura della Splendida Civitas c’è un viottolo che costeggia un canale
e mentre passeggiavamo, la nostra attenzione fu catturata, da una protuberanza
che fuoriusciva dall’argine franato per
le abbondanti piogge. Lì per lì non demmo
importanza alla cosa, poteva essere uno stecco, un sasso, un fungo, oppure
semplicemente un pezzo di plastica. Così continuammo a passeggiare e dopo pochi
metri notammo la stessa cosa. Questa volta, anzi che tirar dritto ci
soffermammo, ci chinammo, e vedemmo come due valve aperte che fuoriuscivano dal
fango. Rimanemmo basiti, sicuramente ci stavamo sbagliando, che ci faceva lì
una conchiglia? Sappiamo benissimo che in questa zona duemila anni orsono si trovava un porto e la Magra lambiva quelle
vestigia storiche e quindi avrebbero potuto esserci delle conchiglie, ma noi non ne avevamo mai trovate e neppure
mai sentito parlarne. Così ci mettemmo a guardare il terreno con più
attenzione per cercare conferme ai nostri sospetti: a pochi centimetri
s’intravedeva fuoriuscire dalla terra argillosa un qualcosa di colorato,
verde/marrone/giallo di forma semicircolare, ci chinammo e diamine, era proprio
una conchiglia! Non avevamo più dubbi, continuammo a guardare e ne notammo altre, quattro o cinque di dimensioni
e forma variabili, all’incirca tra i cinque e sette cm. Solo una era il doppio
delle altre, pressappoco dodici - quattordici cm , completamente marrone, ma sbiadita
in alcuni punti. Scattammo le foto, dopodiché riprendemmo il giro tenendo lo
sguardo incollato a terra ma nulla , non ne vedemmo più, e non c'era più
neanche la sabbia come nel punto dove le
avevamo trovate. Mentre ritornavamo sui
nostri passi per raggiungere l’auto, un
dubbio ci assalì e ci chiedemmo: queste conchiglie, saranno rimaste qua sommerse sotto il fango dai tempi
della Seccagna, e ora le abbondanti piogge le hanno scoperte, oppure molto più
semplicemente sono conchiglie che
vivevano o vivono tutt’oggi in questo canale e che si sono depositate
sull'argine quando quest'ultimo è esondato?
Sinceramente,
un’idea Noi c’è la siamo fatta, ma vorremmo anche una risposta a questi interrogativi
da parte dei nostri visitatori.
Aggiornamento 29 dic 2019
Oggi siamo
ritornati sul posto e abbiamo deciso di estrarre dal fango una delle conchiglie
che avevamo trovato l’altro giorno sul poggio del canale. Ci siamo accorti, che
dai bivalvi, ancora chiusi, fuoriusciva dell’acqua senza che emettesse nessun
cattivo odore. Così, abbiamo inserito tra le due valve una finissima lamella e
facendo molto attenzione abbiamo provato ad aprirne una, ed è li che abbiamo
avuto la bella sorpresa. Dalla
piccola fessura s’intravedeva all’interno il mollusco rosa ancora integro. Quindi
nonostante fossero passati tre giorni, le conchiglie sommerse sotto il fango
risultavano ancora vive. A quel punto, ci siamo messi a cercarle tra la mota, e
ne abbiamo raccolte, all’incirca una quarantina, che ovviamente sono, state reintrodotte
nel loro habitat, ma in posti “strategici”. Queste conchiglie vivono tutt’oggi
in questi fossi e canali, con la loro filtrazione ( circa 40 litri di acqua
all’ora ) regalano acqua pulita alla flora nell’ambiente in cui vivono. Sono
utilizzate nei grandi laghi Nord America come sorveglianti per rilevare
inquinanti inorganici come i metalli pesanti ed organici come pesticidi e
batteri. Alcune specie se si lasciano vivere hanno una vita lunga, anche oltre
i venticinque anni, mentre altre specie al massimo raggiungono i cinque anni.
Il mollusco filtra l’acqua piena d’impurità e la restituisce pulita dalle parti
nocive. Esse hanno avuto un ruolo importantissimo nella storia culturale dei
popoli primitivi sia nel Continente europeo, che in quello americano. Erano
utilizzate come cibo e i loro gusci trasformati in ornamenti come merce di
scambio. All’interno di alcune tombe databili all’epoca del rame e del bronzo
sono stati rinvenuti bottoni creati con il loro guscio.
Oggi in questo
mondo che cammina sempre con l'acceleratore a tavoletta, e l'occhio al
portafoglio, si rischia di sciupare, e dimenticare per sempre, risorse che i
nostri padri hanno utilizzato per millenni, e che ci hanno permesso di
sopravvivere fino ad oggi, ma chissà se questo sistema lo permetterà alle nuove
generazioni! Questo metodo di pulire i
fossi con mezzi meccanici è un vero e proprio scempio ecologico, e ambientale
per flora e fauna, oltre che a un inaccettabile buon senso civico e umano.
Queste conchiglie, oltre a quello riportato sopra, sono anche una fonte di
cibo per molte specie di uccelli acquatici e pesci.
Ci meravigliamo di chi ha rilasciato il
consenso a eseguire questo scempio, se qualcuno avesse qualcosa d’aggiungere o
da dire noi sia qua.
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