Case di pietra
Lunigiana castelli
Come tutti gli esseri viventi, anche l’uomo fin dal primo giorno della sua apparizione sulla terra, ha sentito la necessità, oltre a quella di soddisfare i bisogni primari, di un rifugio sicuro, dove poter sentirsi al riparo, protetto dalle insidie della natura, dai grandi predatori, ma anche dall’ostilità di altri uomini. Così da una semplice grotta, si passò alla costruzione di rifugi sempre più elaborati, dapprima in legno, per poi, nel corso dei millenni, arrivare a usare la pietra per costruire quello che da lì in avanti sarebbe stata chiamata “casa.” Dai semplici accampamenti, si passò ai villaggi, per arrivare ai borghi e infine alle città. Queste erano costituite da agglomerati di case con attività commerciali e artigiane, atte a sostenere in modo autonomo, queste mini-società. Queste vere e proprie ”isole di civiltà” però, facevano gola a popolazioni meno evolute, che cercavano in ogni modo di impossessarsi di quei beni con la violenza. Nacquero così le prime mura difensive, dapprima in legno, poi sempre più evolute, usando un materiale di facile reperibilità, ma di lunga durata; la pietra. Le più note, giunte fino a noi in ottimo stato di conservazione, sono le Mura Aureliane, che circondarono nel 270 la nascente città di Roma, per proteggerla dagli attacchi delle popolazioni provenienti dal nord dell’Europa. Dopo la caduta dell’Impero Romano, si assistette a una vera e propria “morte della civiltà” provocata delle invasioni barbariche, che riportarono le italiche popolazioni quasi all’età della pietra. Molti borghi furono saccheggiati e poi incendiati, intere popolazioni barbaramente uccise, o rese schiave, e con esse sparirono gli artigiani e i possessori del millenario sapere, in ogni campo dello scibile umano. Questo “buio culturale” durò secoli, ma finalmente, attorno all’anno mille, si assistette a una timida rinascita socio-culturale, anche se molti studiosi stimano che questa rinascita sia avvenuta alcuni secoli prima. Una sparuta popolazione, stremata da guerre intestine, carestie e pestilenze, cominciò ad aggregarsi attorno all’unica autorità riconosciuta in quel periodo buio; la Chiesa cattolica. Così i monasteri e le abbazie, divennero centri di aggregazione, e cominciarono ad accogliere la gente. Per difendersi da pirati e barbari, si realizzarono delle rozze e primitive palizzate. Nel corso dei secoli poi, si assiste alla rinascita dei borghi, ma questa volta cinti da mura, e protetti da un poderoso castello, che ospita una guarnigione militare. Questo tipo di manufatto architettonico, a cominciare dall’inizio del Medioevo, si evolverà sempre più, seguendo di pari passo il progredire delle tecniche e delle tecnologie belliche, che si affermeranno nei secoli a venire. Il castello si evolverà come residenza fortificata del Signore, e di conseguenza, come centro del potere amministrativo della collettività, ecco perché si cercherà in ogni modo di renderlo inespugnabile. Le sue mura, s’inspessiranno, fino ad arrivare a oltre i sei metri di spessore, si alzeranno per arrivare in alcuni casi oltre i dieci metri Incorporate nelle mura, si costruiranno alte torri, con il doppio scopo, di dimostrare a tutti il potere del Signore, e per meglio difendere le mura stesse. Attorno alla cinta muraria si scaveranno fossati, che, dove possibile, in caso di attacco, si potranno inondare di acqua, rendendo impossibile per gli assalitori appoggiare scale, o fare avanzare arieti o macchine d’assedio. L’accesso al castello sarà protetto da un ponte levatoio, e da una saracinesca costituita da una grossa grata di ferro, che scivolando su apposite guide ricavate nelle mura, sarà fatta calare tramite un verricello, impedendo l’ingresso a chiunque. Al centro del castello come ultimo baluardo si erige il Maschio, una gigantesca torre, con una minuscola porticina di accesso, e una scala a chiocciola che si arrampicherà sempre verso destra, per rendere agli assalitori poco agevole l’uso della spada. Attorno al XII secolo poi, si farà uso delle bertesche, costruzioni di legno da appendere fuori delle merlature, per poter colpire gli assalitori fin sotto i piedi delle mura, bersagliandoli con le micidiali balestre, o lanciandogli addosso sabbia arroventata, o acqua bollente, attraverso delle apposite aperture chiamate calatoie. Un’invenzione epocale, però stava per ridisegnare completamente l’architettura e la progettazione del castello; la polvere da sparo. Con l’avvento delle prime artiglierie avvenuta attorno al XIII secolo, il castello cambia completamente forma. Le mura s’inspessiscono maggiormente, ma gli angoli diventano spigoli acuti, con le inclinazioni dette “a scarpata” per meglio deviare i colpi dell’artiglieria, le torri si abbassano, e si aprono feritoie a livello del suolo per posizionare cannoni e bombarde. L’uso delle armi da fuoco, segnerà il declino del castello-fortezza, che si trasformerà in centro amministrativo, e punto focale per le riscossioni di dazi e gabelle. Spesso il castello sarà usato non tanto per difendersi da nemici esterni, ma sempre più per il controllo delle popolazioni a esso assoggettate, sempre meno disposte a essere vessate dal Signore. Nello stesso tempo, cambiando il suo ruolo cambierà anche il suo aspetto, diventando a tutti gli effetti, la splendida dimora del nobile del luogo, o dei suoi vassalli. Le torri riprenderanno a sfidare i cieli, mentre nelle sue mura si apriranno splendide bifore, ornate da preziosi capitelli, che inonderanno di luce gli immensi saloni. Il territorio Apuano, è un esempio lampante di questa trasformazione dei castelli da difesa, in controllo annonario. Il nostro territorio fu dominato per secoli dalla famiglia dei Marchesi Malaspina, che si era divisa in due rami, quello dello Spino Fiorito, e quello dello Spino Secco. La loro origine è molto antica, risalente addirittura agli Obertenghi, e dopo varie vicissitudini, decisero di dividersi il territorio usando come confine il fiume Magra. Così lo Spino Fiorito occupò la zona sinistra, mentre lo Spino Secco l’altra. I passi appenninici verso le ricche terre Emiliane furono presidiati con le costruzioni di castelli in zone strategiche, dove, dietro pagamento di un balzello, si poteva “valicare” in sicurezza, accompagnati anche da una scorta di armigeri. Stessa cosa fecero dalla sponda opposta, dove il commercio “dell’oro bianco” il sale, verso le terre Lombarde e Piemontesi assicurava introiti enormi nelle loro casse. Molti di questi castelli in tutta la Lunigiana sono ancora in perfetto stato di conservazione, e alcuni anche aperti al pubblico per le visite. Così lo stesso simbolo della violenza del buio periodo medievale, si è trasformato nei secoli, in un’opera d’arte di pietra, che sfidando il tempo, testimonia l’evoluzione della razza umana.
Mario Volpi