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Palazzo delle Cariatidi

La città

Originariamente commissionato dai marchesi Pisani tra XVII e XVIII secolo, apre l' angolo destro di via Alberica uscendo dalla piazza anonima.
Francesco V D'Este lo acquista infatti verso la metà dell' ottocento per istituirvi le scuole delle Figlie di Gesù, poi trasferite nell' istituto di Piazza d'Armi, dove ancora oggi esercitano l' insegnamento, e per stanziarvi successivamente i Fratelli della Dottrina Cristiana perché si occupassero dell'istruzione elementare.
L'impianto planimetrico del palazzo è caratterizzato da un androne che si immette nella corte originariamente decorata da una statua di Nettuno trainato da cavalli marni e da un doppio loggiato interamente in marmo che si apre sulla via con arcate sostenute al pianterreno da termini scolpiti a rappresentare le quattro stagioni e al piano superiore da colonne.
Il modello di questa struttura più tipico di una villa che di un palazzo di città, trova riferimenti nelle architetture massesi per i sovrani Cybo e in particolare nei loggiati della villa ducale della Rocca sulle colline nei pressi del castello Malaspina.

L'edificio oltre alle funzioni di residenza nobiliare, ha avuto nel tempo anche uso pubblico ed è stato anche sede dell' affascinante ed elegante  Caffè Chantant.

L'evento che ha originato quel banchetto ( riferito ad una foto gentilmente inviata dall' autore ) credo di avere letto (potrei essere smentito) che fosse la prima edizione (1920 o 1924) della Mostra Nazionale del Marmo. L'organizzazione della festa fu assegnata alla Ditta Palmiro Buoncristiano, capace dell'organizzazione di banchetti anche di 400 persone. La stessa Ditta che gestiva il Gran Caffè Risorgimento posto al piano terra, angolo di fronte al palco della musica di P.zza D'Armi, del palazzo della C.R. Carrara (una foto mi conforta su quest'ultima precisazione). Per il resto, dormirei sonni più tranquilli se trovaste conferme da un altra fonte. Fu in quella circostanza che il Re Vittorio Emanuele III fece visita alla città e fu accolto nell'aula magna dell'Accademia di Belle Arti.
By Saverio
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