Palazzo di Pallerone
Dimore storiche
- Il castello
Dopo essere stato chiuso per molti anni e in seguito ad un lungo restauro oggi ( dicembre 2019 ) il castello di proprietà in parte del Signor Antonio Malatesta apre le porte ai visitatori. Nella facciata è dipinto lo stemma malaspiniano del ramo dello spino fiorito. L’ingresso della dimora è all’interno di un giardino pensile ben curato, dove ai lati dentro a nicchie in muratura sono collocate le statue marmoree raffiguranti la dea della caccia Diana e Paride, alternate da vasi anch’essi in marmo posti sul muretto di recinzione. Ai quattro angoli, altrettanti leoni in arenaria accovacciati con le zampe anteriori allungate e le posteriori raccolte al di sotto del corpo, sembrano sorvegliare questa realtà. Un vialetto decorato con ciottoli di fiume a forma di mosaico alla ligure che proprio davanti all'ingresso di apre in una splendidamente rappresentata rosa dei venti. Entrando si rimane colpiti dai colori caldi e armoniosi delle pareti. Tramite un piccolo corridoio si arriva a una saletta studio dove spicca un bellissimo lampadario a goccia in cristallo che crea riflessi colorati a contorno di un elegante e fine tavolinetto in legno. Le rifiniture degli ambienti sono semplici e al contempo eleganti. Proseguendo si arriva a un vestibolo dove troneggia un elegante camino marmoreo con decorazioni in rilievo.
- Salone degli affreschi
Aprendo la porta ci troviamo nel grande
salone degli affreschi attribuiti al pittore di scuola bolognese Stefano Lemmi
e risalenti al 1600. Questa sala è dedicata all’amore eterno, alle pareti sei
gradi quadri raffigurano scene mitologiche mentre, sette medaglioni ritraggono
momenti di vita agreste e familiare.
Anche il soffitto naturalmente è
affrescato; nell’enorme quadro, sotto gli occhi di un satiro una biga dorata,
forse del dio Apollo, sfreccia nel cielo trainata da due splendidi cavalli bianchi, tra dei personaggi
mitologici, forse mercurio, angeli e demoni. Si
racconta che proprio in questo salone giovani donne dopo essere state scelte
dai bravi nei vari paesi della Lunigiana erano costrette a distrarre il
Marchese e i suoi invitati danzando completamente nude.
ll primo affresco raffigura Vulcano il dio inventore del fuoco mentre forgia il ferro nella sua fucina. Vulcano come inventore del fuoco dà in un certo senso avvio alla civiltà, (l 'uomo usando il fuoco per cucinare si distingue dagli animali ) ed ecco in basso in un angolo lo stemma dei Malaspina come se fosse appena stato forgiato dalle sue poderose mani.
Nell'altro affresco sempre Vulcano che sorprende sua moglie Venere in atteggiamento compromettente con Marte, lei ha uno sguardo stupito ma colpevole perchè è colta in fragrante dal marito. Qui viene rappresentato un amore infedele, colpevole, gravato dalla colpa del tradimento. La scena si svolge sotto gli occhi attenti di Mercurio e di Zeus.
In un altro affresco Narciso nell'atto di uccidere si arresta vedendo la sua immagine riflessa in uno scudo ( forse della dea Atena). ll bellissimo figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope a seguito di una punizione si innamorò della propria immagine a tal punto che per ammirarsi in uno stagno morirà affogato. Abbiamo qui rappresentato un amore egoista, l amore verso sè stessi.
Nell' ultimo affresco invece è rappresentato il ricongiungimento tra Bacco e Arianna, la principessa che salvò Teseo dal Minotauro concedendogli il filo che lo condusse fuori dal labirinto. Innamoratissima di Teseo venne letteralmente piantata in asso sull’isola di Nasso in Grecia, ( da questo fatto pare derivi il detto usato ancora oggi “piantare in asso” ) ma poi fu salvata da Bacco e si innamorò ricambiata da lui. Bacco può anche egli come Vulcano essere visto come divinità portatrice di civiltà, è il Dio dei bagordi, dei piaceri della vita visti in un ottica positiva, il vino e il miele, il nutrimento. Non certo nel senso del vecchio adagio “Bacco tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere”…
- Gli ovali
Negli ovali invece troviamo raffigurate scene quotidiane come la mietitura del grano, una passeggiata in campagna, il ritratto della donna più bella di Pallerone e altri momenti di vita campestre. In questo salone nel 1795, tutti i marchesi di Lunigiana si riunirono per chiedere comprensione e aiuto all'imperatore, dal quale avevano avuto l’investitura, per far fronte insieme al difficile periodo che si stava delineando all'orizzonte ma questi non esaudì le loro richieste e nel 1811 Pallerone, come tutta la Lunigiana, entrò a far parte dell’Impero. Dopo i Malaspina, il castello divenne di proprietà della famiglia Agnini che acquistò tutti i possedimenti di Pallerone compreso il maniero. Nello stesso salone si trova un notevole portale marmoreo in marmo di Carrara e Portoro, sul quale un’ incisione ricorda la visita del Duca di Modena Francesco IV avvenuta nel 1816. L’imperatore che si trovava a passare da quelle parti per raggiungere Massa fu ospitato dalla famiglia Agnini in questo salone dove consumò una merenda. Da una porta laterale del salone si accede ad una piccola cappella privata, adornata con stucchi settecenteschi, In alto sopra l'altare come in una nicchia volitiva in gesso vi è l’immagine di San Gaetano di Thiene che tiene in mano un cuore; più in basso un gigantesco, dipinto sulla parete raffigura un grande occhio dentro la piramide rovesciata, un simbolo alchemico, corrente filosofica esoterica alla quale si dedicava con passione uno dei figli di Spinnetta II.
Note sulla visita :
A nostro modestissimo parere gli otto euro pagati per la visita forse risultano troppi per quello che abbiamo visto, anche se molto bello e interessante. Speriamo che in un futuro prossimo possano essere aperte al pubblico altre stanze.
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