Piazza Farini e Politeama
La città
La piazza fu costruita sopra il cimitero cittadino, è stata per un primo momento capolinea del tram, filobus e autobus.
Oggi i mezzi pubblici hanno come capolinea un' altra sede.
Di fronte alla piazza si trova il palazzo del Politeama, sede al primo piano del teatro Verdi inaugurato nel 1901, che vide illustri come il maestro Giacomo Puccini con la "Tosca" e "Madama Butterfly".
Storia del Politeama
Il Politeama Giuseppe Verdi di CARRARA
a cura di Lucio BENASSI
Carrara, 18 Marzo 2014
La costruzione del Politeama sorge sopra un precedente cimitero di Carrara, che si estendeva da largo Tenderini sino a via Cavour, poi trasferito a Marcognano, vicino a Torano, sulla strada di Potrignano.
Questo Teatro Politeama, che occupa tutto il lato nord dell'ottocentesca Piazza Farini (ora Piazza G. Matteotti), fu uno degli ultimi progetti fatti per Carrara dall' ingegnere capo del comune cittadino Leandro Caselli, nato nel 1854 a Fubine (AL), ed autore anche degli edifici di quel mezzo secolo più significativi della città e lavorò a Carrara dal 1884 fino al 1892, quando si trasferì a Messina dove morirà nel 1906.
Tali lavori iniziarono il 12 luglio 1889. Il Politeama Giuseppe Verdi (fu il primo teatro italiano a cui fu dato il nome di Verdi, (in quanto allora ancora vivente, e per poterlo fare fu chiesta al famoso compositore l'autorizzazione, ed esiste tale documento), e fa parte di un blocco quadrangolare con la facciata rivolta su piazza Matteotti: tale facciata è costituita da due ordini di arcate sovrapposte (il più basso è un portico a pilastri) e l'interno è decorato con motivi sobri ed eleganti. Il Teatro Politeama "Giuseppe Verdi", (ma anche Cinema Guglielmo Marconi), chiuso da alcuni anni ha subito numerosi crolli (1989,1994, 2008, 2011, 2013) a causa di alcuni abusi edilizi e dell'incuria, operati dalla società proprietaria, che ristrutturò l'immobile ed in seguito, questi abusi, condonati dall'Amministrazione Comunale.
Ero impiegato alla Mobili Eterni IMEA di Carlo Vacchelli, nel Palazzo omonimo in piazza allora Farini (oggi Matteotti), proprio di fronte al Politeama, ed in questa piazza c’era una sola edicola tonda in legno, dove oggi c’e l’attuale moderna rivendita giornali (e non c’era alcun posteggio) e di fronte al Politeama aveva il capolinea il tram con i suoi binari che percorrevano il perimetro della piazza, poi questo capolinea spostato, varie volte, di fronte al palazzo Vacchelli fino a quando è stato eliminato e sostituito con filo-autobus e quindi, al tempo d’oggi, con gli attuali autobus.
Verso la fine degli anni quaranta del secolo scorso, era un teatro sempre attivo con spettacoli di cinema, lirica, riviste musicali, circo, prosa e varie manifestazioni, anche se l’acustica lasciava a desiderare, con biglietti vari: palchi, riservati, platea, galleria del loggione o piccionaia. Io frequentavo quest’ultima per il minimo costo, mentre alcune volte acquistavo il biglietto d’ingresso ed avevo accesso al fondo della platea, in piedi e divisi dalla platea da una staccionata di legno. Spesso facevo parte della “claque” per risparmiare. In tempo di guerra, con tedeschi in divisa da SS e da Wehrmacht, eseguivano anche feste danzanti (sempre attenti che in sala non ci fossero spie: infatti in una di queste feste danzanti, ero appartato tenendo in mano la borsetta di Emmina, un’amica di mia sorella che ballava. Una donna giovane, certa Anna Sanna, sarda conosciuta anche come Ida, mi venne decisa a togliermi di mano la borsetta, la aprì, guardò dentro e me la restituì, lasciandomi di stucco! (Probabilmente credeva che ci fosse una macchina fotografica, oppure un’arma). In seguito, quando il partigiano Padovan la freddò in pieno centro della città e portata via su di un carretto, i giornali ne parlarono con foto e dati anagrafici, ed io la riconobbi senza errore: era una spia nazista al servizio dei germanici (così chiamavano i tedeschi, per volere dei gerarchi fascisti).
Quando andavo in piccionaia (anni 40 sino agli anni 60), l’ingresso era in via Roma, dopo il negozio di Caramatti e di fronte alla pasticceria-caffè Salza: c’era una biglietteria proprio sulla via Roma e scala metà esterna e metà interna al palazzo del Politeama, per arrivare al loggione con file di posti per chi giungeva prima, altrimenti rimanevi in piedi a vederti lo spettacolo tanto di cinema che d’altro. Era inevitabile che circa 800 metri quadri, che comprendevano un giardino interno di verde a cielo aperto, con uscita in via Cavour, rimanessero tali: infatti dove c'era l'erba ora c'è il cemento. Le scale del teatro che portavano alla piccionaia ed erano scale d'uscita di emergenza, ora sono scale condominiali con ingresso da via Mazzini, per cui tali scale, non più del Politeama, rendevano il teatro senza via d'uscita d'emergenza e di sicurezza: cose che sanno benissimo anche i Vigili del Fuoco e gli addetti all'urbanizzazione del comune cittadino. Tutti questi spazi di sicurezza ora fanno parte di strutture condominiali.
L’edificio comprendeva 1500 posti a sedere. Il grande vano destinato agli spettatori era suddiviso in due ordini di palchi, (ed ogni ordine presentava dodici palchi), più posti riservati e un loggione. Il sipario è stato dipinto da A. Bosio e riproduce il paesaggio di Carrara. Il palcoscenico doveva essere destinato a spettacoli lirici; questo per il dimensionamento della buca d’orchestra, che può ospitare formazioni musicali consistenti, ed in secondo luogo per le misure principali del palco. Ma le qualità progettuali del teatro non si fermano solo agli elementi principali, ma anche quelli secondari ed erano particolarmente curati. Il teatro era dotato di otto uscite di sicurezza che davano su spazi aperti e quattro torri di scale che ne garantivano l’accesso senza causare disordini agli ingressi privati dei palazzi. Nel 1960 viene costruito un immobile destinato a quaranta appartamenti e negozi addossato alla torre scenica, più alcuni altri manufatti edili che ne ostruiscono le uscite. Inoltre nel 1964 viene effettuata una seconda costruzione aggiuntiva sui giardini interni, una palazzina sul lato di Via Roma. Il teatro venne inaugurato nel 1892 con l’opera “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, con un complesso internazionale di cantanti: Elena Terziane, il tenore Enriquez Bertran, il baritono Massimo Scaramella e il basso Vittorio Arimoni.
Con tutto ciò, dopo l'ultima consistente ristrutturazione avvenuta negli anni '60, e prima ancora, ecco il crollo che ha portato alla situazione attuale (2013), e non so quanto ancora durerà.
Alcuni miei ricordi: ho partecipato anche alla prima rivista di Luciano Pennucci (ero semplice “boy”, benché molti si sforzarono per farmi recitare). Questo perché alla Mobili Eterni IMEA lavorava il fratello di Luciano, il quale mi presentò all'organizzazione di teatranti autodidatti. Si provava lo spettacolo in una taverna all’inizio di via Grazzano, dopo il ponte Baroncino (non ricordo il titolo della rivista, ma fu la prima che Luciano Pennucci scrisse ed organizzò).
Il primo spettacolo che vidi al Politeama fu l’incontro pugilistico, con ring al centro della sala, e combatteva il nostro pugile Bertola, che vinse: non ricordo l’avversario né la data, ma ricordo che molte persone invitavano colui che era al gong a suonarlo per terminare l’incontro vittorioso di Bertola : anche allora gli intrallazzi erano presenti.
Lucio BENASSI
Carrara, 18 Marzo 2013
Bibliografia:
Prima parte del documentario "Storia d'Amore e d'Anarchia" (ovvero cent'anni d'abusi in piazza Farini nella nota casa di tolleranza), prodotto da "La Gora Production". Altri documenti sul web:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=47n5-R-S064#t=397s
Oggi i mezzi pubblici hanno come capolinea un' altra sede.
Di fronte alla piazza si trova il palazzo del Politeama, sede al primo piano del teatro Verdi inaugurato nel 1901, che vide illustri come il maestro Giacomo Puccini con la "Tosca" e "Madama Butterfly".
Storia del Politeama
Il Politeama Giuseppe Verdi di CARRARA
a cura di Lucio BENASSI
Carrara, 18 Marzo 2014
La costruzione del Politeama sorge sopra un precedente cimitero di Carrara, che si estendeva da largo Tenderini sino a via Cavour, poi trasferito a Marcognano, vicino a Torano, sulla strada di Potrignano.
Questo Teatro Politeama, che occupa tutto il lato nord dell'ottocentesca Piazza Farini (ora Piazza G. Matteotti), fu uno degli ultimi progetti fatti per Carrara dall' ingegnere capo del comune cittadino Leandro Caselli, nato nel 1854 a Fubine (AL), ed autore anche degli edifici di quel mezzo secolo più significativi della città e lavorò a Carrara dal 1884 fino al 1892, quando si trasferì a Messina dove morirà nel 1906.
Tali lavori iniziarono il 12 luglio 1889. Il Politeama Giuseppe Verdi (fu il primo teatro italiano a cui fu dato il nome di Verdi, (in quanto allora ancora vivente, e per poterlo fare fu chiesta al famoso compositore l'autorizzazione, ed esiste tale documento), e fa parte di un blocco quadrangolare con la facciata rivolta su piazza Matteotti: tale facciata è costituita da due ordini di arcate sovrapposte (il più basso è un portico a pilastri) e l'interno è decorato con motivi sobri ed eleganti. Il Teatro Politeama "Giuseppe Verdi", (ma anche Cinema Guglielmo Marconi), chiuso da alcuni anni ha subito numerosi crolli (1989,1994, 2008, 2011, 2013) a causa di alcuni abusi edilizi e dell'incuria, operati dalla società proprietaria, che ristrutturò l'immobile ed in seguito, questi abusi, condonati dall'Amministrazione Comunale.
Ero impiegato alla Mobili Eterni IMEA di Carlo Vacchelli, nel Palazzo omonimo in piazza allora Farini (oggi Matteotti), proprio di fronte al Politeama, ed in questa piazza c’era una sola edicola tonda in legno, dove oggi c’e l’attuale moderna rivendita giornali (e non c’era alcun posteggio) e di fronte al Politeama aveva il capolinea il tram con i suoi binari che percorrevano il perimetro della piazza, poi questo capolinea spostato, varie volte, di fronte al palazzo Vacchelli fino a quando è stato eliminato e sostituito con filo-autobus e quindi, al tempo d’oggi, con gli attuali autobus.
Verso la fine degli anni quaranta del secolo scorso, era un teatro sempre attivo con spettacoli di cinema, lirica, riviste musicali, circo, prosa e varie manifestazioni, anche se l’acustica lasciava a desiderare, con biglietti vari: palchi, riservati, platea, galleria del loggione o piccionaia. Io frequentavo quest’ultima per il minimo costo, mentre alcune volte acquistavo il biglietto d’ingresso ed avevo accesso al fondo della platea, in piedi e divisi dalla platea da una staccionata di legno. Spesso facevo parte della “claque” per risparmiare. In tempo di guerra, con tedeschi in divisa da SS e da Wehrmacht, eseguivano anche feste danzanti (sempre attenti che in sala non ci fossero spie: infatti in una di queste feste danzanti, ero appartato tenendo in mano la borsetta di Emmina, un’amica di mia sorella che ballava. Una donna giovane, certa Anna Sanna, sarda conosciuta anche come Ida, mi venne decisa a togliermi di mano la borsetta, la aprì, guardò dentro e me la restituì, lasciandomi di stucco! (Probabilmente credeva che ci fosse una macchina fotografica, oppure un’arma). In seguito, quando il partigiano Padovan la freddò in pieno centro della città e portata via su di un carretto, i giornali ne parlarono con foto e dati anagrafici, ed io la riconobbi senza errore: era una spia nazista al servizio dei germanici (così chiamavano i tedeschi, per volere dei gerarchi fascisti).
Quando andavo in piccionaia (anni 40 sino agli anni 60), l’ingresso era in via Roma, dopo il negozio di Caramatti e di fronte alla pasticceria-caffè Salza: c’era una biglietteria proprio sulla via Roma e scala metà esterna e metà interna al palazzo del Politeama, per arrivare al loggione con file di posti per chi giungeva prima, altrimenti rimanevi in piedi a vederti lo spettacolo tanto di cinema che d’altro. Era inevitabile che circa 800 metri quadri, che comprendevano un giardino interno di verde a cielo aperto, con uscita in via Cavour, rimanessero tali: infatti dove c'era l'erba ora c'è il cemento. Le scale del teatro che portavano alla piccionaia ed erano scale d'uscita di emergenza, ora sono scale condominiali con ingresso da via Mazzini, per cui tali scale, non più del Politeama, rendevano il teatro senza via d'uscita d'emergenza e di sicurezza: cose che sanno benissimo anche i Vigili del Fuoco e gli addetti all'urbanizzazione del comune cittadino. Tutti questi spazi di sicurezza ora fanno parte di strutture condominiali.
L’edificio comprendeva 1500 posti a sedere. Il grande vano destinato agli spettatori era suddiviso in due ordini di palchi, (ed ogni ordine presentava dodici palchi), più posti riservati e un loggione. Il sipario è stato dipinto da A. Bosio e riproduce il paesaggio di Carrara. Il palcoscenico doveva essere destinato a spettacoli lirici; questo per il dimensionamento della buca d’orchestra, che può ospitare formazioni musicali consistenti, ed in secondo luogo per le misure principali del palco. Ma le qualità progettuali del teatro non si fermano solo agli elementi principali, ma anche quelli secondari ed erano particolarmente curati. Il teatro era dotato di otto uscite di sicurezza che davano su spazi aperti e quattro torri di scale che ne garantivano l’accesso senza causare disordini agli ingressi privati dei palazzi. Nel 1960 viene costruito un immobile destinato a quaranta appartamenti e negozi addossato alla torre scenica, più alcuni altri manufatti edili che ne ostruiscono le uscite. Inoltre nel 1964 viene effettuata una seconda costruzione aggiuntiva sui giardini interni, una palazzina sul lato di Via Roma. Il teatro venne inaugurato nel 1892 con l’opera “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, con un complesso internazionale di cantanti: Elena Terziane, il tenore Enriquez Bertran, il baritono Massimo Scaramella e il basso Vittorio Arimoni.
Con tutto ciò, dopo l'ultima consistente ristrutturazione avvenuta negli anni '60, e prima ancora, ecco il crollo che ha portato alla situazione attuale (2013), e non so quanto ancora durerà.
Alcuni miei ricordi: ho partecipato anche alla prima rivista di Luciano Pennucci (ero semplice “boy”, benché molti si sforzarono per farmi recitare). Questo perché alla Mobili Eterni IMEA lavorava il fratello di Luciano, il quale mi presentò all'organizzazione di teatranti autodidatti. Si provava lo spettacolo in una taverna all’inizio di via Grazzano, dopo il ponte Baroncino (non ricordo il titolo della rivista, ma fu la prima che Luciano Pennucci scrisse ed organizzò).
Il primo spettacolo che vidi al Politeama fu l’incontro pugilistico, con ring al centro della sala, e combatteva il nostro pugile Bertola, che vinse: non ricordo l’avversario né la data, ma ricordo che molte persone invitavano colui che era al gong a suonarlo per terminare l’incontro vittorioso di Bertola : anche allora gli intrallazzi erano presenti.
Lucio BENASSI
Carrara, 18 Marzo 2013
Bibliografia:
Prima parte del documentario "Storia d'Amore e d'Anarchia" (ovvero cent'anni d'abusi in piazza Farini nella nota casa di tolleranza), prodotto da "La Gora Production". Altri documenti sul web:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=47n5-R-S064#t=397s
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