Chiesa del Carmine
Storia dell’edificio
Il 30 dicembre 1587, il principe Alberto I° Cybo-Malaspina donava ai RR.PP. carmelitani (mitigati) provenienti dal convento di Fivizzano, un convento posto davanti alla “porta a mare” e a ridosso del nuovo tratto di mura che da li snodava fino a “porta Alberica”. Nel 1588 i confratelli della “Rosa” che avevano un piccolo oratorio vicino al Duomo si unirono ai carmelitani nell’edificio della chiesa e del convento. Nel 1605 la Chiesa del Carmine viene ufficialmente consacrata dal vescovo di Luni Giovanni Selvaggio. Dai “Libri delle Reformagioni” sappiamo che la chiesa venne munita del pavimento solo nel 1621 (quest’ultimo distrutto durante la II guerra mondiale). Anche il convento, eretto da Paolo V° con bolla del 9 maggio 1609, fu terminato nel 1610. Nel 1651 i confratelli della Rosa, che avevano convissuto con i frati per circa 50 anni, lasciarono il Carmine per trasferirsi nella nuovissima chiesa della Madonna delle Lacrime in via Carriona, costruita in un solo anno su un terreno che apparteneva al C.mte Andrea Monzoni. Durante l’occupazione francese (1799-1814) il convento carmelitano divenne sede del distretto militare e successivamente i suoi locali ospitarono il laboratorio si scultura della famiglia Lazzarini (poi Lazzerini). Anche la chiesa, ormai chiusa da anni, divenne una sorta di galleria d’arte degli affermati scultori carraresi. Nel XIX° l’ex convento divenne sede della caserma dei dragoni e dell’ufficio postale. Agli inzi del XX° sec.nei locali ricavati dalla suddivisione del chiostro, si stabilirono attività commerciali. Nel 1946 la chiesa divenne sede del canonicato della “B.V del Carmelo”, quindi affidata al clero secolare e sottoposta alla giurisdizione parrocchiale della Abbazia Mitrata Collegiata di S.Andrea Ap. Tra i vari officianti della chiesa ricordiamo: d. Giuseppe Rosini, d. Pietro Ambrosiani, d. Giuseppe Benassi e d. Ugo Barbieri. Dal 1961 al 1999 la Chiesa venne affidata ai RR.PP. Gesuiti che dal 1964 vissero nell’attigua “Casa del fanciullo”. Ricordiamo tra coloro che furono rettori del Carmine: P. Emilio Biancolini S.I., P. Antonio Tore S.I., P. Giovanni Zanca S.I., e la preziosa opera che svolse f. Salvatore Mario Lai S.I. Dal gennaio del 200 il santuario è retto dai RR.PP Missionari di Maria.
Storia chiesa del Carmine
La chiesa del Carmine, cuore di un’antica e ancor viva devozione popolare
Dopo il Duoomo, la chiesa dedicata a “Nostro Signore del monte Carmelo”, e popolarmente detta “al Carmine”, fu la prima chiesa a sorgere nel centro urbano. Come il Duomo era il fulcro spirituale della Carrara medioevale, il Carmine diventò quello della Carrara “nuova” che nasceva nel XVI secolo, alla fine del quale sorge la chiesa. Il culto per la Madonna del Carmine aveva radici antiche in tutto il territorio comunale, tant’è che un monte tra la città e le cave, sopra il paese di Miseglia, denominato ufficialmente il “Crocifisso, o monte Croce” per la sua forma a Calvario, Già alla fine del XIV secolo viene citato anche come “CARMULIN” in omaggio al Carmelo. La nuova chiesa cittadina, quindi, con la sua dedicazione recepiva e onorava una tradizione devozionale già diffusa nel popolo. Ubicato nel punto di congiunzione e di obbligato transito tra i vecchi quartieri e i nuovi; a fianco di una delle sei porte cittadine, quella che dava verso il mare; alla confluenza fra due vie principali del centro (via Alberica e via Santa Maria così chiamate dopo la consacrazione della chiesa avvenuta nel 1606), e proprio in fronte alla “Rocca”, simbolo del potere civile, il Carmine assunse subito un duplice significato nella coscienza popolare. Perpetuava degnamente il culto della Madonna, e in particolare la Vergine del Carmelo, e ribadiva una radicata spiritualità dei tempi nuovi, sempre più segnati da tendenze “laiciste” anche a Carrara. Se la Madonna del Popolo, venerata in Duomo, incarnò ed incarna il culto per la Vergine delle Grazie eccezionali (salvò Carrara dalla peste e da eventi bellici), la Vergine del Carmelo incarnò ed incarna il culto per la Vergine delle Grazie quotidiane (la Madonna donna fertile), mediatrice perpetua. Il popolo e specialmente le donne, che affluiva e affluivano alla “Piazzeta”, il mercato; a piazza Alberica, verso piazza Duomo, alla Rocca, al Comune, verso il mare e verso Massa per “lo Stradone” che iniziava proprio al Carmine, cercava in questa chiesa ascolto e grazie. Così come li cercavano, spesso, gli arrestati e condannati uscendo dalla caserma dei Dragoni e dal carcere attiguo, ubicati a fianco della chiesa, nell’ex convento carmelitano, a partire dal periodo napoleonico in poi (periodo nel quale il popolo difese il Carmine dalla furia iconoclasta che lasciò i suoi tristi segni in altre chiese cittadine). Tradizione popolare e documenti ufficiali attestano che i condannati a morte, la cui esecuzione avveniva fuori della Porta presso la chiesa, benché non ammessi entro le sacre mura neppure se comunicati “in extremis”, chiedevano il sostare in preghiera e pentimento davanti alla Madonna “Sopra ‘I Portàl”, esposta sopra il portale. “In questa luttuosa circostanza si legge in una cronaca del 1835 (un’esecuzione) furono fatte molte preghiere con l’esposizione del Venerabile (il Santissimo) prima del Duomo, da dove nel passare del detenuto che andava a morte, gli venne impartita la benedizione, senza però entrare in chiesa”. Nel “passare” davanti al Carmine al condannato era concessa l’ultima sosta e l’estrema preghiera di contrizione. Fra gli altri motivi, e le altre prove, del diffuso e mai spento culto popolare per questa e in questa chiesa, se ne deve ricordare uno “umanamente” più “particolare”.
Santa Maria Maddalene Dei Pazzi, cui è dedicato un bellissimo altare con l’immagine della Santa proprio all’ ingresso del tempio, era (“la santa pù prgàta a Carara”), la Santa più pregata a Carrara, come dicevano molte donne.
Perché? Ragione anche triste: a Carrara l’alcolismo era diffuso e causava, tra l’altro soventi malattie mentali ereditarie: le statistiche attestano che la nostra terra aveva una percentuale di “ricoverati in manicomi” tra le più alte d’Italia. Madri, mogli,figli,figlie, congiunti e conoscenti di ricoverati o malati “in casa”, avevano nella (“Santa di pazi”), nella Santa dei Pazzi, la loro consolatrice quotidiana.
Descrizione artistica
La facciata venne restaurata nel 1853 dall’architetto carrarese Giovanni Ugolini. La parte superiore è formata da quattro pilastri con capitelli corinzi sopra i quali corre un cornicione che fa base ad un grande timpano. Ai lati della grande finestra centrale si aprono due nicchie con le statue di S. Francesco (a destra) e di S. Domenico (a sinistra). Le due opere in gesso sono tratte dai modelli eseguiti per una chiesa romana dal carrarese Carlo Chelli. La loro ubicazione originaria era all’interno della chiesa, sopra a i due piedistalli marmorei a lato del presbiterio. Nella parte inferiore spicca il pregiato portale attribuito alla scuola di Bartolomeo Ordonez ( Burgos 1450 Carrara 1520) scultore spagnolo che dal 1519 lavorò a Carrara fondando una bottega frequentata da Giovanbattista Del Maestro, Domenico Del Sarto e Battista da Carona. Ai lati del portale si trovano due grandi lapidi dettate dal letterato carrarese Com.te Andrea Micheli Pellegrini, segretario della Duchessa Maria Beatrice D’Este. L’interno restaurato nel 1845 da Andrea Lazzoni è a navata unica, con i sei pilastri dorici al muro, tre per parte,che sostengono gli archi della grande volta a botte. Sopra l’ingresso, sorretta da quattro colonne, s’innalza la tribuna marmorea costruita da Giuseppe Pertugi nel 1877. A destra per chi entra, una nicchia ospita la statua della B.V del Carmelo in atto di consegnare lo scapolare a S.Simone Stock. Poco oltre è ubicato l’altare dedicato alla Madonna della Misericordia risalente al 1742. La mensa reca al centro uno stemma con la scritta: SI CORPUS LANGUET, SI MENS GEMIT AEGRA DOLORE HUC PROPERA VOTIS EN MEDICINA SALUS MDCCXXXII (se il corpo langue,se la mente geme afflitta dal dolore, affrettati qui con ardenti voti. Ecco il conforto, la salvezza). In alto del timpano di marmo si trova un busto marmoreo raffigurante Cristo secondo la tipologia della “pietas”, ricorrente nella scena della Passione. Al centro dell’altare è custodito un olio su tela dedicata alla Madonna della Misericordia e ai Santi Lorenzo e Tommaso Ap. La sua ubicazione sembra essere originaria. L’opera ricorda l’apparizione della Vergine avvenuta 1l 18 marzo 1536 a Savona al buon contadino Antonio Botta, che è raffigurato inginocchiato in preghiera. Il culto della Madonna della Misericordia si era già affermato a Massa, dove nel 1637 venne consacrata l’omonima Chiesa (detta appunto della Misericordia). A lato della Vergine sono presenti : San Tommaso Ap. E San Lorenzo martire. Nella tela l’Apostolo è rappresentato genuflesso e in adorazione; sulla sua veste candida spicca la cintola simbolo principale del Santo. Davanti a lui sono difficilmente visibili gli arnesi del muratore, attributo iconografico secondario. In piedi dietro San Tommaso, è raffigurato San Lorenzo. Il martire appare come un diacono, di aspetto giovanile, con la barba e rivestito dalla dalmatica. Suo attributo principale è la graticola, strumento del martirio che subì il 10 agosto 258 d.C (come attestano il Liber Pontificalis e la Dedositio Martyrum). In passato la festa di San Lorenzo, veniva in ordine di importanza dopo quella degli Apostoli Pietro e Paolo, essendo considerato come principale artefice della vittoria della chiesa sull’idolatria. Il secondo altare della parete è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Al centro della mensa campeggia uno stemma sormontato da piumati elmi gentilizi e recante la seguente iscrizione:“VULNERA QUAE SALVATORIS/DIC VULNERA AMORIS/DIC VITAE CLAMOR/ VULNERA FECIT AMOR”. (queste ferite del salvatore, benediciamo,ferite dell’amore, benediciamo, acclamazione alla vita : l’amore ha provocato queste ferite). Il tabernacolo è sormontato da una corona con palme, simboli del martirio. L’altare era dedicato originariamente a S. Alberto patriarca di Gerusalemme, che nel XIII° sec scrisse la prima regola dei Carmelitani. Dal 1960 l’altare è dedicato al Sacro Cuore di Gesù che in origine era rappresentato da una scultura lignea e dal 1975 nell’attuale tela ad olio del pittore carrarese Romeo Bondi. Il presbiterio venne trasformato nel 1971 su richiesta dei RR.PP. Gesuiti. Così si eliminò la balaustra, si costruì una mensa marmorea e i due piedistalli laterali vennero trasformati in amboni. L’altare maggiore è dedicato alla Madonna del Carmine e risale al 1599. La struttura è costruita da due colonne in marmo rosso che reggono un timpano dal quale si eleva l’emblema della croce. Sui basamenti delle colonne sono incise queste iscrizioni: DD.IOSEPHS AUGUSTINUS D.S MDXCVIIII. Sopra la mensa si può ammirare la tela seicentesca di Domenico Fiasella detto il “Sarzana” (1589-1669), raffigurante la Madonna ed il bambino in atto di offrire lo scapolare a S.Simone Stock. In primo piano, ai piedi della Vergine si trovano partendo da sinistra: S.Alberto degli abati da Trapani, carmelitano morto nel 1307; S.Simone Stock, priore generale de carmelitani vissuto nel XIII° sec; i committenti dell’opera appartenenti alla famiglia Cybo-Malapina; S. Carlo Barromeo (1538-1584), canonizzato nel 1610, nell’atto di presentare i committenti alla Madonna; S. Angelo da Gerusalemme, martire carmelitano morto nel 1225. Sullo sfondo, all’estrema destra, la tradizione sostiene che il volto barbuto sia quello Domenico Fiasella, autore dell’opera. La tela viene restaurata nel 1974. L’ubicazione dell’opera non è originaria. Durante l’ultimo restauro della chiesa (1993) è riemerso l’antico affresco di Maria collocato nel medaglione sopra l’altare maggiore. Sulle pareti a lato del presbiterio si trovano due lapidi che riportano le seguenti iscrizioni:
a destra IOAN.BAPT.SALAGUS. EPISCOPUS.SARZAN.HOC.TEMPL UM D.MARIE . CARMELITARUM. DICATUM. SOLEM CONSACRAVIT. XI IUN.1605 . ( Giovanni Battista Salvagus Vescovo di Sarzana consacrò solennemente questo tempio dedicato a Maria Madonna del Carmelo) iscrizione che ricorda la consacrazione della Chiesa nel 22 maggio 1605
a sinistra IN COMUNE EVANGELI: ANDREA DEL MEDICO LASCIO’ A QUESTO CONVENTO CINQUANTA SCUDI DA LIRE OTTO PER CIASCUNO CON OBBLIGO AI REVERENDI PADRI DI CELEBRARE PER LA DI LUI ANIMA L’ANNIVERSARIO DI UNA MESSA CANTATA E SEI BASSE IN PERPETUO OGNI ANNI LI’ 13 NOVEMBRE 170.. CHE PER IL GIORNO LI DIEDERO SEPOLTURA.FATTO FARE DA FRA. DEL MEDICO SUO PRIMO FIGLIO.
Nella di sinistra sotto il presbiterio si trova l’Altare del Crocifisso. La mensa poggia su due putti marmorei e al suo centro presenta l’emblema dell’ordine carmelitano avvolto da un nastro con l’iscrizione : FIDELIUM PIO THEOTSCON CARMELIQUE FOEDERE.
L’altare è costruito in portoro e marmo bianco. Lo spazio d’ancona è occupato da un crocifisso in cartapesta dipinta, su legno. L’ubicazione dell’opera non è originaria. Proseguendo, il secondo altare sulla sinistra è dedicato a S.Maria Maddalena dè Pazzi (sec XVII°). L’altare fu commissionato dal Com.te Giovan Battista Diana, massese. Santa Maria Maddalena dè Pazzi, canonizzata da Clemente IX° nel 1669, divenne modello di sanità della Controriforma; possedeva tutti i requisiti necessari per diventare esemplare: austerità, preghiera continua, povertà, umiltà, obbedienza, verginità e penitenza. Le colonne di marmo che sorreggono un ricco timpano sormontato da due angeli, racchiudono la scultura della Santa mentre adora il crocifisso. Altri attributi iconografici della santa: la corona di spine, spine simbolo del dolore che ella provava nelle estasi; il cuore, immagine dell’amore offerto a Cristo; l’abito carmelitano, che indicava la sua par tenenza all’ordine. Nei piedistalli delle colonne sono scolpiti 2 stemmi recanti la scritta ALTIORRA (le cose più alte) e sormontabili da una mano con l’indice rivolto verso l’alto. Sulla cartella, presente in alto al centro dell’altare l’iscrizione: ALTARE PRIVILEGIATUM QUOTIDIANUM PERPETUUM (a questo altare in perpetuo sono annessi privilegi fruibili quotidianamente).Accanto alla bussola in legno, si può ammirare la pregiata acquasantiera in marmo, di forma ovale, risalente al secolo XVII°. La pila, finemente lavorata a tutto tondo, ha la vasca decorata con due teste d’angelo e nel basamento l’effige della Rosa, simbolo dell’omonima Confraternità. Nella sacrestia, un tempo collegata al convento, è conservato un crocefisso ligneo, dipinto, risalente al XVII° sec. Di notevole pregio artistico è anche la croce astile in argento, oggi esposta sul presbiterio, risalente al XVIII° sec. Nelle sue tabelle sono raffigurati: S. Ceccardo (in alto), S. Pietro (a destra), S. Andrea (a sinistra), S.Paolo (in basso). Sul verso delle tabelle sono raffigurati quattro cherubini.
Queste informazioni sono state riportate testualmente su autorizzazione della Chiesa stessa.
Si ringrazia personalmente il Rettore della Chiesa
Per informazioni rivolgersi ai Padri Missionari di Maria
Tel 0585 - 70166