Casano Annunziata
Ai nostri confini
- Borgo dell’Annunziata ( Casano – Ortonovo )Situata sul versante destro del torrente Parmignola, alle pendici del Monticello, la borgata dell’Annunciazione costituisce il sito più antico della località Casano, già nominata in un atto di locazione del 1186. Inizialmente fece parte della corte di Iliolo, ma si sviluppò principalmente nella prima mettà del secolo XVII, quando vi si trasferirono alcune famiglie di boscaioli e di coloni di Ortonovo. Nel 1653 il Console ed i Consiglieri di Ortonovo proposero di edificare una chiesa nella villa di Cassano, affinchè gli abitanti, ormai numerosi, non dovessero più recarsi fino al paese per partecipare alle funzioni religiose. Così tre anni dopo venne concessa la licenza per l’edificazione di un oratorio in onore della Santissima Annunziata, terminato nel 1658. Nel 1665 gli abitanti di Casano chiesero invano una maggiore autonomia amministrativa alla Repubblica di Genova, ma all’interno del territorio comunale l’importanza della borgata andava crescendo. Nei primi anni del secolo XIX fu costruito un cimitero indipendente e nel 1812 il vescovo autorizzava la celebrazione dei funerali nella chiesa stessa. In seguito si pensò di trasferire la sede comunale, lasciando ad Ortonovo soltanto l’ archivio. Il trasferimento del Comune fu decretato nel 1857 e per la costruzione del nuovo palazzo, venne scelta una terra situata a Casano nella località chiamata “Al Castagno”. L’edificio venne ultimato nel 1878. Con lo spostamento della sede a Casano, motivata anche dalle vertenze tra i consiglieri di Nicola e di Ortonovo, si riconobbe la posizione emergente che la pianura e la fascia pedemontana andavano acquisendo rispetto al territorio collinare interno, dove per secoli si erano svolte le principali vicende della comunità.
- Il borgo rurale
L’abitato dell’Annunziata ha caratteristiche prettamente rurali, lo si riconosce dall’edilizia che affaccia sul percorso principale, ricca di portali di un certo pregio datati ai secoli XVII e XVIII. Sulla strada principale, piuttosto angusta si notano i grandi arconi che immettono nei cortili interni e separano lo spazio pubblico da quello privato. Nei cortili interni ben conservati possiamo ritrovare alcuni aspetti dell’edilizia rurale, che pur nella semplicità del materiale, tramanda un costume ed una civiltà di notevole valore. La pietra, generalmente poco lavorata è la grande protagonista della borgata. La sua notevole duttilità consentiva la costruzione dei muretti delle abitazioni e delle recinzioni. I sentieri e una parte della via interna sono in acciottolato. Sia pure con elementi semplici nell’architettura rurale si avverte una testimonianza di una grande unità di gusto e civiltà.
- Chiesa della Santissima Annunziata
L’edificio è situato ad un estremità del nucleo abitativo inferiore e risale al 1698. La facciata di epoca successiva è rivolta verso la via principale. Il fastigio del portale reca una cartiglio contenente la scritta “Angelus Domini Nunciavit Marie 1698”, mentre nel timpano, una piccola lapide marmorea riporta un'altra datazione “A.P.R.M. 1738”. L’edificio in parte fu costruito con marmi provenienti dall’antico sito di Luni. Sul lato sinistro si trova il campanile ultimato nel XVII secolo. Nella cella campanaria ubicata al terzo livello si trovano due campane antiche ed una di più recente istallazione. L’interno ad unica navata contiene un altare centrale in marmi policromi e un’ancona dipinta su tela raffigura la scena dell’Annunciazione eseguita da un pittore fiorentino ignoto.
Località Casano
Sul finire del secolo VI d.C e durante il secolo successivo all’epoca della dominazione longobarda, la tradizione vuole che le terre della Valle del Parmignola fossero incluse nei beni pubblici della città di Luni e tali terre avessero poi costituito una vasta area staccata dal territorio cittadino chiamato “Sopraluna” facente capo alla corte di “Iliolo” o, “ Illiaulo” ed alla cappella di San Martino eretta in quegli stessi anni sulla sponda sinistra del Parmignola. La generale scarsità delle fonti documentarie non consente ulteriori ipotesi fino al 19 maggio del 963, quando Ottone I° di Sassonia confermò la corte di Iliolo quale propietà del Vescovo Alberto di Luni. L’importanza di Iliolo, che estendeva la sua giurisdizione fino a comprendere anche il castrum di Sarzana era dovuta, in gran parte, alla sua collocazione territoriale, trovandosi presso una strada che da Luni risaliva le propaggini del M. Bastione e discendendo verso i centri abitati della Lunigiana interna, si collegava con le vie dirette a Parma, Modena e Lucca. La chiesa di San Martino ebbe grande importanza nell’ambito della diocesi di Luni, in quanto chiesa subalterna nella quale il Capitolo officiava le funzioni religiose. In circostanze particolari, quali assedi, epidemi, saccheggi, essa divenne sede vescovile. Nel 1185, come si evince dal Diploma di Federico Barbarossa in favore del vescovo Pietro, la corte di Iliolo aveva un distretto che abbracciava le ville di Ortonovo e Nicola ed era amministrata in modo autonomo tramite un gastaldo vescovile. Nel 1226 le due ville vennero sciolte dal gastaldo vescovile e la chiesa di San Martino venne scelta come centro curtense. In questo periodo di notevole importanza il territorio subì scorrerie di soldati da parte dei Signori Malaspina e di Comuni e Principati quali Milano , Piacenza, Modena, Lucca e Pisa. Nel trecento la malaria che aveva già spopolato la piana di Luni costrinse gli abitanti di Iliolo a trasferirsi a Ortonovo, divenuta sede comunale. Ritroviamo notizie della chiesa di San Martino nelle Visite Pastorali della Diocesi di Sarzana a partire dalla seconda metà del secolo XVI. Nella più antica, quella del Cardinale Lomellini del 1568 la chiesa, che un tempo era parrocchia, aveva un solo altare ed era bella ed antica. Nonostante la diminuita funzionalità della chiesa di San Martino, il sito continuò a rivestire un ruolo di importate per comunità ortonovese, per la presenza di due dei quattro torchi del Comune dai quali si ricavavano le maggiori entrate del bilancio della comunità.
Il territorio
La chiesa di San Martino si colloca nel tratto mediano della valle del Parmignola ai piedi del colle del Miteto dove i depositi alluvionali del Parmignola si arrestano contro il pendio collinare. Il colle di Nicola, verso occidente, separa il territorio della piana di Luni aperta verso il mare da quello della valle interna che poco sopra L’annunziata diventa stretta ed angusta. Il torrente che scorre nel suo alveolo incassato; è fiancheggiato dalle strade che risalendo verso Castelpoggio o il monte Bastione conducono in Lunigiana o in Lucchesia. La chiesa, collocandosi proprio dove la valle si restringe, controlla questa viabilità antica, proveniente dalla piana sia lungo il Parmignola sia attraverso la sella che separa il colle di Nicola dalle pendici del monte Boscaccio. Questa viabilità fu ancora importante per tutto l'Alto Medioevo, fino a quando Sarzana non controllò anche le direzioni traversali di collegamento con la valle interna. Allora il Parmignola diventò il confine della Liguria e la chiesa di S. Martino perse gradualmente importanza, anche se non completamente.
Sviluppi del piano.
Agli inizi dell’Ottocento la piazza di S. Martino tornò ad essere un punto di convergenza dei due borghi comunali, Nicola ed Ortonovo, in seguito all’istituzione di un mercato settimanale. Verso la metà del secolo si verificò un progressivo spostamento della popolazione verso l’area pianeggiante di Casano suggellato dal trasferimento della sede comunale , nel 1878. L’area dell’ alta pianura, progressivamente abbandonata dopo la caduta di Luni, subì il processo inverso che si accentuò nella seconda metà del secolo XIX. Nelle aree pianeggianti furono investiti capitali per bonifiche ed opere irrigue come il Canale Lunense, costruito proprio in quel periodo. Dopo numerose richieste , soltanto nel 1937 la chiesa di S. Martino tornò ad essere parrocchia. Ma nel secondo dopoguerra aumentarono gli sviluppi urbani della piana attorno all’Aurelia ed alla Ferrovia e S. Martino si trovò nuovamente isolata, al margine superiore della grande conurbazione lunense ai piedi del territorio collinare.
La chiesa di San Martino
Costruita in posizione un poco elevata rispetto al fondovalle ed alla strada che collega i due castelli di Ortonovo e Nicola, la chiesa di San Martino, fiancheggiata dal cimitero, mostra il suo impianto in stile romanico. L’ edificio, ad un'unica navata è stato costruito con bozze di arenaria squadrata, e si distinguono nettamente dalla facciata. Sui lati si aprono due monofore a strombo archivoltate quelle rivolte a sud sono costruite con conci speciali in marmo. Il materiale proveniente da Luni è stato utilizzato anche in altre parti della facciata, soprattutto nei nodi strutturali dell’edificio. All’interno troviamo una fonte battesimale donata dalla famiglia Fabbricotti. Nel pavimento subito all’ingresso si trova ( forse ) un ossario in marmo dove incisioni lasciano dubbia interpretazione ( raffigurazione ),
Il campanile ( sec XII ) conserva quasi per intero la struttura originaria. È interessante l ‘uso del capitello a stampella, nella bifora più alta che richiama la torre dell’abbazia di San Venanzio di Ceparana.
- La Dogana di Ortonovo
L’edificio si trovava nell’angolo dove oggi c’è il semaforo tra la via Aurelia e la via che conduce a Ortonovo, detta appunto via Dogana ( SP 24 ). Sotto il porticato dell’antico caseggiato avvenivano le operazioni doganali, mentre i mezzi da ispezionare attendevano nel piazzale. Al piano terra c’erano gli uffici delle imposte mentre i piani superiori si trovavano gli alloggi delle guardie.
Questo segnale marmoreo chiamato Termine o casotto di San Giorgio segnava i confine tra la Repubblica di Genova e il Gran Ducato di Toscana, è posizionato a pochi passi dalla ex Dogana del Parmignola e oggi segna il confine tra la Liguria e la Toscana.
07 Giugno 2018
CarraraOnline - In collaborazione con ChatNoir
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