Colli Apuani e vino del Candia
Vini e cibi da Oscar
“ VINI E MANGIARI DELLA NOSTRA TERRA … E NON SOLO”
E’ ARRIVATA LA VENDEMMIA DEL VINO CANDIA DEI COLLI APUANI
Il vino pagadebiti
Siamo nel periodo della vendemmia, uno dei piu’ bei periodi dell’anno, di cui molti di noi portano un ricordo bellissimo. Tanti amici, fatica ed allegria, mangiare in comune, canti. Lo sbocciare, forse, durate la raccolta, anche di qualche amore.Quest’anno, al contrario di quello scorso, le previsioni sono indirizzate verso una grande vendemmia. L’uva verra’ raccolta con qualche giorno o forse settimane in anticipo. Gli esperti ed i vignaioli concordano: il vino di Candia sara’ eccezionale, per la gioia di appassionati della qualita’ ma anche della … quantita’. Non vedo l’ora di poterlo assaggiare …
Il nome Candia, a molti, richiama immediatamente alla memoria il ricordo dell’Isola di Creta, nell’azzurro del Mar Egeo.Candia è la più popolosa citta’ dell’isola di Creta: l’antica Heraclion, culla della Civilta’ Minoica (età del bronzo circa 3000 a.C.) che porta con se’ le sue leggende. Il re Minosse, il Minotauro (metà uomo e metà toro), il famoso Labirinto, costruito da grande architetto Dedalo, suo figlio Icaro, autore del suo tragico volo, nonche’ il mito di Teseo con Arianna ed il suo filo.I veneziani ne fecero una fiorente citta’, centro di grandi commerci ed estesero il nome di Candia a tutta l’isola. Candia, invece, è nel nostro caso, una piccola ma importantissima area di una zona collinare, posta tra Carrara e Massa, cara all’antico popolo dei Liguri Apuani, che vi abitavano in tempi remoti, attratti dal clima, dalla posizione geografica, (il caldo mare di fronte, le montagne di marmo alle spalle che proteggono dai venti gelidi del nord) e che condensano tutti i fattori per produrre ottima uva e vini squisiti. La collina di Candia era sacra, dunque, al popolo dei liguri Apuani, uomini liberi, guerrieri forti e fieri, dediti alla pastorizia e all’agricoltura, destinati, però , come si dice, a fare una brutta fine. Anche le donne sono ricordate come lavoratrici infaticabili, che sicuramente avranno coltivato la vite e l’olivo. I Liguri Apuani avevano organizzato molteplici attacchi militari alla base romana di Pisa, infliggendo, altresi’, una grave sconfitta al Console romano Quinto Marcio Filippo ed alle sue legioni. Tra il 180 ed il 179 a C. furono sconfitti dall’esercito di Roma : ben 50.000 di loro (quasi l’intero popolo, con donne e bambini) furono deportati nel Sannio. I romani, dal canto loro, chiamarono la collina di Candia (nome utilizzato, peraltro, stabilmente, circa un secolo fa), Monte Libero od Oliviero (da Liber Pater). Liber Pater, appunto, dio pagano, protettore della vite e del vino, adorato in quel luogo. Il Liber Pater corrisponde al dio Dioniso dei Greci, ed al dio Bacco dei Romani, che abbondantemente ne beveva, in compagnia delle Baccanti, durante in riti orgiastici. Il dio Bacco, Giove ed Ercole avranno sicuramente protetto, ed ancora proteggeranno quelle strane, candide, meravigliose montagne di marmo e quegli uomini, che, per guadagnarsi da vivere, sfidavano e ancora oggi sfidano le insidie, i mille rischi e pericoli, che il mestiere del cavatore porta con sé. Ne e’ testimone l’ultima gravissima disgrazia.
Infatti, esiste ancora una edicola, proveniente dalle Cave di Fantiscritti e risalente al III secolo, custodita nella sale della nostra bellissima e famosa Accademia di Belle Arti di Carrara, che a rilievo raffigura Giove tra Ercole e Bacco.Il vino Candia, sarà stato per essi, sicuramente, una panacea per le loro fatiche. Il giornalista Alberto Sacchetti nel suo bel volume “ Dalle Colline del Candia ai ghiacci dell’Antartide (sottotitolo Viaggio di un vino attraverso i secoli) racconta che “secondo una leggenda tramandata oralmente, il nome Candia sarebbe stato imposto dall’imperatore Pertinace, che avrebbe paragonato il vitigno apuano al malvasia dell’omonima isola greca, vino molto apprezzato nell’antichità”.
Il culto del dio Liber Pater, in epoca successiva venne sostituito dagli abitanti delle Colline del Candia, con quello di San Lorenzo, martire cristiano ucciso nel 258 , durante la persecuzione di Valerio uando, nel 313 d.C., l’imperatore Costantino rese libera la loro religione. Sul Monte Libero fu edificata, infatti, la prima pieve dedicata al martire, sul tempio pagano offerto al dio dell’uva e del vino. E Candia fu, appunto, il nome indicato dai promotori della richiesta della Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) all’organismo proposto dell’allora Ministero dell’Agricoltura, per un vino bianco, la cui produzione avveniva nelle zone collinari dei di Carrara, Massa e Montignoso. Vino di grandi qualità complessive – colore, profumo, sapore - frutto di un’agricoltura “eroica”, che qualcuno definisce “di montagna”, testimoniata dalle secolari terrazze esposte al mare, sulle quali la meccanizzazione è assai difficile, se non un tempo impossibile, da introdurre nei vigneti. Il vino Candia è nato, infatti, per l’impegno ed i sacrifici di vignaioli, costretti a lavorare solo con la forza delle loro braccia piccole “pianelle “ di terra. Ma, dopo la richiesta la concessione ministeriale del Decreto della D.O.C. tardava ad arrivare: colpa delle omonimie, poiché già ben cinque vini italiana portavano lo stesso nome di Candia. Si racconta allora che Andrea Della Tommasina, già mitico ed infaticabile Presidente del Consorzio fra Produttori di vino dei Colli Apuani, che ci ha lasciato appena qualche mese fa, per sbloccare velocemente lo stallo intervenuto, fece cambiare il nome primitivo in Candia dei Colli Apuani a Denominazione di Origine Controllata. Il Decreto fu emanato del 27/01/1981 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Il vino doveva essere con prodotto con la base di uve Vermentino 70 – 80%; Albarola 10% - 20%; Trebbiano Toscano; Malvasia bianca lunga: massimo 2%. Curiosamente Vermentino e Albarola sono vitigni a bacca bianca di chiara provenienza ligure, mentre il Trebbiano Toscano e Malvasia vengono vitigni assai diffusi in Toscana. Il mercato rispose molto bene all’introduzione della D.O.C., a tal punto che i produttori, da un iniziale sparuto numero, divennero numerosi e la produzione migliorò in qualità e quantità. Per conformarsi alle richieste sempre più pressanti della domanda di vino Candia, passato da locale a nazionale ed internazionale, il Consorzio del Candia dei Colli Apuani, che raggruppa molti bravi ed appassionati vignaioli, chiese al Ministero dell’Agricoltura una nuova Doc Candia dei Colli Apuani con l’aumento della tipologia dei vini. E con Decreto del 17 settembre 2009 i produttori furono accontentati attraverso la pubblicazione di un nuovo Disciplinare di produzione del Candia dei Colli Apuani DOC, con le uve provenienti dalle zone vinicole dei Comuni di Carrara Massa e Montignoso. Per rendersi conto della rivoluzione copernicana effettuata, basta verificare quante tipologie di vino si posso produrre: (non lo dico in senso spregiativo) praticamente tutte, Candia dei Colli Apuani: bianco secco o amabile; Vin Santo; bianco vendemmia tardiva; Vermentino Bianco; Candia dei Colli Apuani: rosso; rosato; Vermentino nero; rosato Vermentino nero; Candia dei Colli Apuani: Barsaglina o Massaretta. Come gia’ detto vi e’ la possibilita’ di produrre anche un vino da uve Vermentino, vitigno meraviglioso, antico, originario della Spagna, che dopo aver fatto il giro delle isole mediterranee, si fermato con grandi performance, in Liguria, in Toscana, in Sardegna, nel Sud Italia. Ma di questo ne riparleremo in futuro La zona di produzione si estende per circa 800 ettari nei territori dei Comuni di Carrara, Massa e Montignoso: di questi 800 ettari 300 sono coltivati a vigneto. La resa è pari a 90 quintali di uva per ettaro, mentre la resa dell’uva in vino, non deve superare al 70%, che tradotti in vino significano non piu’ di 630 litri di vino DOC per ettaro. Il vino Candia dei Colli Apuani DOC è tutelato da un Consorzio di Produttori. Esso è stato costituito il 25/05/1974, ma reso esecutivo dall’annata 1997/98, ed è formato da una quarantina di soci produttori, il cui Presidente è Aurelio Cima . A supporto del Consorzio e’ stata costituita La Strada del vino dei Colli di Candia e Lunigiana; essa come e’ riportato dal sito “internet “ e’ composta da 110 soci a cui si aggiungono la Provincia di Massa Carrara, la Federazione Provinciale di Coltivatori Diretti la Confederazione Italiana Agricoltori e l’Unione Provinciale Agricoltori. Ne e’ presidente Fernanda Poletti. Ma di questo parleremo piu’ dettagliatamente in altra occasione.
Il Vino di Candia ebbe anche degli illustri estimatori. A tale proposito l’amico giornalista e sommelier Alberto Sacchetti scrive: “ Ad apprezzare i vini di Candia e cantarne le lodi, fra gli altri possiamo citare il Pascoli, quando insegnava al Liceo Classico Pellegrino Rossi di Massa, il poeta Roccatagliata e Paolo Ferrari, (personaggio politico del ducato di Modena da cui Massa dipendeva) … e tanti altri che non stiamo a ricordare”.
A me piace ricordare con gioia, ammirazione e gratitudine, tutta la miriade di cavatori, marmisti, muratori, operai … e non solo, che nei secoli hanno bevuto “un mare” di vino di Candia, provvedendo a svuotare le botti e le damigiane del prezioso nettare, al fine di potersi ristorare e far loro accogliere la nuova produzione dell’anno.
Infine, un non piu’ giovane, ma pur sempre bravissimo cuoco, che prepara molti gustosi piatti caratteristici della gastronomia di queste terre, raccontava che le uve bianche da vermentino la facevano da padrone nella vigna, tant’e’ che i vini rossi erano chiaretti, cerasuoli e non rossi, contenendo essi una buona quantità di uve bianche.
E, in qualche modo, il vino nuovo bianco di Candia, veniva filtrato per lasciarlo abboccato ed era venduto prima di Natale per pagare i debiti della famiglia.
Si potrebbe dire Candia vino pagadebiti.
Oscar Bernardini Sommelier … di lungo sorso.
Carrara 4 Settembre 2015
Lascia un commento
Nessun commento